Silvia Gatti – Soggetto Oggetto
Tele spesse, decise che sanno dare nuova vita ai semplici oggetti della vita quotidiana. Bottoni, cerniere, lettere, cerini. Accumulazioni dove l’artista riempie, aggiunge, aggrega, dove l’elemento reale rovescia la prospettiva e la verità diventa quella soggettiva dello spettatore capace di rivedere, leggere e ritrovare il suo personale ed intimo punto di vista.
Comunicato stampa
Un inizio casuale, un ufficio nuovo, pareti da arredare. Nasce così l’estro creativo di Silvia Gatti, che presenta nel nuovo spazio di Gallarate 96 METRICUBI D’ARTE la mostra Soggetto Oggetto dal 27 settembre al 16 ottobre 2014.
Tele spesse, decise che sanno dare nuova vita ai semplici oggetti della vita quotidiana. Bottoni, cerniere, lettere, cerini. Accumulazioni dove l’artista riempie, aggiunge, aggrega, dove l’elemento reale rovescia la prospettiva e la verità diventa quella soggettiva dello spettatore capace di rivedere, leggere e ritrovare il suo personale ed intimo punto di vista.
Silvia Gatti preferisce lavorare con opere monocromatiche per semplicità ed estetica. I colori cantano sulla tela mostrando il proprio carattere. Ciascuno a suo modo è capace di raccontare la propria verità ma quelli prediletti dall’artista sono il nero, il bianco di titanio ed il rosso carminio.
Realizzare un’opera è anche per l’artista mischiare con le mani, sporcarsi, appiccicare, lasciare impronte. Il quadro diventa il film di un percorso creativo che nasce, si sviluppa e si compie entro la cornice ma è capace di raccontarsi negli occhi attenti dei visitatori.
SOGGETTO. OGGETTO
MOSTRA DI SILVIA GATTI
Dal 27 settembre al 16 ottobre 2014
Inaugurazione sabato 27 settembre 2014 ore 18.00
96 METRICUBI D’ARTE
Via Parini 8, 21013 Gallarate
T 0331.780350 [email protected]
da martedì a sabato 9-12.30/15.30-19. Domenica e lunedì chiuso
press METAMUSA Servizi per l’Arte T 0331.777472 www.metamusa.it
Il percorso artistico, dalle parole di Silvia Gatti
Duemilaesette...
Un inizio casuale, un ufficio nuovo, pareti da arredare, queste tele spesse, decise, che mi hanno sempre affascinato.
L’anima che, forse, da tempo premeva per uscire, ha trovato una fenditura ed è scappata.
Si è persa fra gli interminabili corridoi delle ferramenta e delle mercerie all’ingrosso.
E’ uscita a comprare pennelli, acrilici, paste volume e materiche, spatole, trasparenti, smalti, spray.
Bianco di titanio, rosso carminio, nero assoluto, giallo girasole…
Come non avesse fatto altro nella vita sin d’ora.
Le accumulazioni: accumulare riempire aggiungere, aggregare.
Mischiare con le mani, sporcarsi, appiccicare, lasciare impronte.
Prevalentemente monocromi: il movimento della tela dettato non dal colore ma dalle cose, le forme che si muovono sotto la spessa coltre del colore come oggetti nascosti sotto un lenzuolo di seta.
La scelta dell’oggetto: oggetti esteticamente belli, misteriosi.
Lisci o porosi o lucidi.
Dare nuovo scopo, nuovo fine ad un oggetto che nella vita ha sempre “ fatto altro”.
Bottoni, cerniere, chiavi, lucchetti: aprire e chiudere, unire e dividere.
Tutti uguali, solo uno diverso a rappresentare la bellezza e la difficoltà di una vita contromano in autostrada.
O forse la follia della massificazione: come l’essere tutti uguali annulli la singola forma, come siano tutti fungibili, succedanei al punto che l’occhio non si prenda neppure la briga di distinguerne uno, ma ne colga solo la visione d’insieme…
Così bottoni, ma anche soldatini che ricordano ancor di più l’infinita idiozia umana.
Lettere: mischiate, unite senza senso, come nel discorso farneticante che ci ostiniamo a ripetere e ripeterci, fra sprazzi di liscio e sensato silenzio.
Cerniere che divengono spighe in un tributo e in ricordo subliminale alle due opere che ho sempre adorato: “Campo di grano con corvi” e i vari Campi di Pane di Schifano.
L’aspetto ludico….. palline da ping pong sette e incollate sulla tela a formare un enorme “Lego” che ricorda i giorni del gioco e dell’immaginazione: quelli della saggezza innata, della creatività, della felicità con poche condizioni….