Meteoriti. Quando lo spazio comunica
Un’esposizione straordinaria della collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia della Sapienza, una delle più importanti al mondo. Una mostra di scienza, di bellezza, di emozioni.
Comunicato stampa
La mostra "Meteoriti. Quando lo spazio comunica", che si terrà al Palazzo delle Esposizioni dal 30 settembre al 2 novembre 2014, è un'esposizione straordinaria della collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia della Sapienza, una delle più importanti al mondo. Una mostra di scienza, di bellezza, di emozioni.
I meteoriti sono rocce extraterrestri arrivate sul nostro pianeta dallo spazio. Rappresentano oggetti di grande interesse per ottenere informazioni sull'universo che ci circonda e – può sembrare strano – sulla stessa nostra Terra. L'esposizione offre al visitatore un panorama completo su queste rocce e sulla loro importanza: un’occasione unica per apprendere molto sui meteoriti, approfondire il significato delle informazioni di cui sono portatori e vedere da vicino oggetti preziosi che si sono formati in luoghi dove, forse, non potremo mai arrivare. Ideata dal Polo Museale Sapienza, in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, la mostra è stata realizzata grazie alle competenze dei ricercatori e ai materiali conservati nel Dipartimento di Scienze della Terra dello stesso ateneo.
L’intero percorso espositivo presenta al pubblico, accanto ai meteoriti esposti, numerosi pannelli e materiali video, realizzati dai ricercatori della Sapienza, con l’obiettivo di fornire informazioni scientifiche chiare e di facile comprensione, senza trascurare il rigore e gli approfondimenti pensati per soddisfare le curiosità di chi già conosce la materia.
Lo spazio espositivo dedicato ai meteoriti trova una sorta di contrappunto, all’interno dello stesso Palazzo delle Esposizioni, nelle sale di un’altra mostra, “Il mio Pianeta dallo spazio: Fragilità e Bellezza”, curata dall’Agenzia Spaziale Europea: il pianeta Terra che, attraverso i meteoriti, raccoglie informazioni sullo spazio e lo spazio stesso che ospita il nostro sguardo per osservarci da lontano.
Il percorso della mostra
L'esposizione "Meteoriti. Quando lo spazio comunica" si articola in tre sezioni principali.
La prima inizia molto lontano nel tempo – 13,8 miliardi di anni fa – nel momento i cui l’universo prese a trasformarsi da qualcosa di piccolo e incandescente in qualcosa di grande, sempre più grande e freddo. Qui, pannelli ricchi di immagini, illustrazioni e informazioni conducono il visitatore attraverso lo spazio e i tempi della storia dell’universo. Occorre aspettare di arrivare a 4,56 miliardi di anni fa, quando si forma il nostro Sistema Solare, perché la sua storia e quella seguente della formazione del nostro pianeta ci possano venir raccontate proprio dai meteoriti. Come si è formato il Sistema Solare? Qual è la storia del nostro pianeta?
Nella seconda sezione, si apre una “stanza delle meraviglie”: finalmente alcuni spettacolari meteoriti. Al visitatore viene subito spiegato come si riconosce un meteorite e come occorra comportarsi nel caso, fortunatissimo, di “incontrarne” uno. Possiamo ammirare qui meteoriti “italiane” e non, meteoriti provenienti da Marte, dalla Luna, da Vesta e da vari corpi che ruotano nella fascia asteroidea: condriti, pallasiti, eucriti, diogeniti. Concludono questa sezione 58 frammenti meteoritici dell’eccezionale pioggia di Bur-Gheluai (Somalia, 1919), spettacolare esempio di una storica caduta frammentata di meteoriti e ciò che non potremo mai trovare in un meteorite: spettacolari campioni mineralogici con cristalli di grosse dimensioni. Sarà questa l’occasione per spiegare come mai è possibile trovare alcuni minerali solo sulla Terra e non nel resto del Sistema Solare.
La mostra si conclude, nella terza sezione, con un'area dedicata ai miti, ai racconti, ai grandi enigmi, alle curiosità che più di altre fanno parte del mondo dei meteoriti: estinzione dei dinosauri, incidenti misteriosi, crateri da impatto, meteoriti famose; e alla fine, "c’è vita su Marte?". Anche in questo caso, la risposta sarà affidata a una serie di pannelli informativi e all’esposizione di alcuni meteoriti particolarmente pregevoli per importanza estetica e storica (Canyon Diablo, Ensisheim, L’Aigle, Chelyabinsk, Casas Grande e Chassigny): la chiusura ideale di un’esposizione, nella quale scenografia, meraviglia e informazioni scientifiche compongono un percorso dedicato alle rocce che, formatesi in qualche parte dell’universo, sono giunte a pochi centimetri dai nostri occhi portando con sé il fascino di una storia lunga miliardi di anni.
La collezione di meteoriti del
Museo di Mineralogia della Sapienza
La collezione di meteoriti conservata nel Museo di Mineralogia della Sapienza è una delle più importanti nel suo genere presenti in Europa. Fortemente voluta da G. Strüver nella seconda metà dell’800, la collezione fu esaminata e organizzata da F. Millosevich che ne pubblicò nel 1928 il primo catalogo.
Da allora molti nuovi esemplari sono giunti al museo grazie a donazioni, acquisti e cambi. Un catalogo aggiornato, con il peso e il tipo di ciascun meteorite, fu stampato nel 1975 da A. Maras. Negli ultimi 40 anni, ulteriori reperti sono andati ad arricchire questa importante collezione, includendo di recente l'acquisizione di un meteorite lunare e una marziana. La collezione è attualmente costituita da 360 campioni provenienti da 211 meteoriti differenti: 112 cadute e 99 trovate. Include 35 esemplari da 19 differenti meteoriti italiani (tra cui le due celebri Renazzo e Vigarano e l'ultimo meteorite vista cadere e recuperata in Italia, la San Michele), e numerose porzioni di meteoriti storiche tra le quali Allende, Chassigny, Ensisheim, L'Aigle, Mighei, Murchison, Novo-Urei, Orgueil e Sikhote-alin. La collezione è impreziosita anche da tre masse principali di importanti meteoriti quali: Bur-gheluai, Monte Milone e Uegit (un eccezionale “frammento” di 252 Kg).
Uegit
Il meteorite di Uegit (Somalia), del peso di 252 kg in origine, è la più grande conservata in Italia e rappresenta quindi uno dei gioielli della collezione del Museo di Mineralogia della Sapienza.
Esso presenta le tipiche caratteristiche di una ottaedrite, la cui struttura interna a lamelle è ben messa in evidenza sulla superficie ottenuta artificialmente con taglio, levigatura e successivo attacco chimico. La superficie naturale presenta una bella crosta di fusione, con le caratteristiche fossette e convessità, dovute al passaggio nell'atmosfera. Nella parte metallica interna vicina alla superficie la lega metallica ha subito deformazioni dovute all'impatto sulla Terra: le figure di Widmannstatten sono piegate, spostate e in parte modificate.
Orvinio
La pioggia meteoritica di Orvinio in provincia di Rieti, cadde il 31 agosto 1872. Solo 6 frammenti di questo sciame (che fu visto passare sopra tutto il Lazio provenendo da Sud) furono recuperati. Essi sono oggi conservati in varie collezioni , ma i campioni più significativi si trovano a Roma nel Museo di Mineralogia e a Castelgandolfo presso la Specola Vaticana. Orvinio è una particolare varietà di condrite estremamente rara, tanto che alcune classificazioni ne fanno un tipo a sé stante (orvinite). Contiene: le due tipiche leghe ferro-nichelio (camacite e tenite), solfuri di ferro (troilite e pirrotina) e silicati (olivina, ortopirosseno).
L’Aigle
La collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia, costituita in oltre 200 anni di acquisizioni e donazioni, è una delle più importanti a livello internazionale.
Tra i reperti di maggiore importanza storica spicca questo meteorite di 52 g, caduta alle ore 13 del 26 aprile 1803 presso L’Aigle (Orne, Francia), acquisita dal museo nel 1852.
L’eccezionalità di questo esemplare è dovuta al fatto che è considerata uno spartiacque nella storia dei meteoriti: prima di questa caduta vi erano le più disparate teorie sull’origine deo meteoriti (prodotti derivanti da lontane eruzioni vulcaniche, rocce del deserto trasportate dal vento etc.); fu lo studioso E. Chladni, considerato il padre fondatore della meteoritica che, osservando la caduta di L’Aigle, formulò la teoria corretta che i meteoriti provenissero da corpi extraterrestri, principalmente in base alle dichiarazioni di molti testimoni che osservarono “una pioggia di pietre gettate da una meteora”.
I frammenti di questo meteorite, una condrite ordinaria di tipo L6, appartengono tutti a collezioni storiche o ad importanti collezioni private; è praticamente impossibile al giorno d’oggi incontrare qualcuno disposto a privarsene, sia con cambi che con vendite, sono dunque molto poche le istituzioni che possono vantare il possesso di un meteorite di tale importanza e l’onore di poterla esporre a beneficio dei visitatori. Per gli appassionati di meteoriti osservare un frammento di L’Aigle è come trovarsi di fronte alla Gioconda di Leonardo Da Vinci.
Renazzo
Un vanto della collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia è senz’altro questo frammento di 38,1 g del meteorite Renazzo.
Alle 20.30 del 15 gennaio 1824 frammenti di un meteorite, del peso di circa 10 Kg, caddero nei pressi della cittadina di Renazzo, in provincia di Ferrara. Si dice che tale meteorite si sia rotto in 3-4 frammenti principali, perché una donna all'epoca della caduta, disse di aver udito un triplice rumore. La gente di Renazzo fu impaurita da rumori, tipo spari di un cannone, e si chiedeva da dove potessero provenire visto che quella sera il cielo era sereno.
Pochi anni più tardi alcuni esemplari di questo meteorite furono donati, all’interno della collezione Spada, al Museo di Mineralogia che tuttora li custodisce ed espone al pubblico. L’importanza di questa caduta è che tale meteorite, al momento in cui fu scoperto, rappresentava un unicum nel panorama dei meteoriti, a tal punto che divenne il capostipite di un gruppo di meteoriti carboniose (scoperte successivamente) denominate appunto CR (la R sta per Renazzo). Renazzo è dunque uno dei meteoriti di maggiore rilevanza storica e significativa per la meteoritica. Per la sua importanza è uno dei meteoriti più desiderati da collezionisti ed appassionati che, vista la rarità e l’inalienabilità da molte collezioni, è spesso destinata a rimanere oggetto del desiderio e ad essere osservata esclusivamente in raccolte di pubblico accesso.
Data la sua unicità, il meteorite di Renazzo ha ricevuto vari “riconoscimenti” internazionali. Nel 1962 Mason e Wiik pubblicano lo storico articolo “The Renazzo Meteorite” – dove rilevano l'unicità di questo meteorite italiano – in American Museum Novitates del dipartimento di Mineralogia dell’American Museum of Natural History di New York; nel 1964 appare l'articolo "Rare Gases in the Chondrite Renazzo" di Reynolds e Turner, della University of California; nel 2000 viene pubblicato sul prestigioso periodico New Scientist l'articolo "Star dust" (polvere di stelle), di Russell e Alexander, dedicato indirettamente a Renazzo, dove si parla di "diamanti forgiati all'interno di stelle estinte da lungo tempo (giganti rosse) che ci stanno fornendo importanti indicazioni sulle nostre origini", essendo stata scoperta in Renazzo un'insolita abbondanza di diamanti, individuata finora con analoghi valori elevati solamente nel meteorite Leoville.
Monte Milone
L’ 8 maggio del 1846, alle 9.15 del mattino, un meteorite cadde vicino Tolentino, un piccolo paese in provincia di Macerata. Fu il celebre mineralista Giovanni Strüver, che in seguito fu chiamato da Quintino Sella a dirigere il Museo di Mineralogia di Roma, a scoprire questo importante meteorite italiano.
La massa principale fu successivamente acquistata, nel 1846, ed impiegata per la descrizione, da Monsignor Lavinio de' Medici Spada. L’aver studiato questo meteorite, denominato in seguito Monte Milone in onore della località di ritrovamento (un piccolo paese di seimila abitanti oggi chiamato Pollenza), è stato un vanto nella vita di questo grande letterato e umanista. Il meteorite di Monte Milone, del peso di 2044 grammi, rappresenta uno degli esemplari più sensazionali della collezione di minerali che Spada riuscì a mettere insieme e che, acquistata nel 1851 dal governo pontificio per l'Università di Roma, forma ancor oggi un nucleo importante di questo Museo di Mineralogia.
Monte Milone è una condrite ordinaria di tipo L5 e la sua massa totale stimata è di circa 3 Kg; per questo motivo, l’esemplare illustrato in foto del peso di oltre 2 Kg, in esposizione permanente al Museo di Mineralogia, rappresenta la massa principale di uno dei più importanti meteoriti caduti in Italia. All’importanza storica e scientifica, questo campione unisce una bellezza estetica data dal perfetto stato di conservazione e dalla nitida crosta di fusione che testimonia il suo passaggio nell’atmosfera terrestre.
Bur – Gheluai
La pioggia meteoritica di Bur-Gheluai (Somalia) fu vista cadere il 16 ottobre 1919. Data la località desertica fu possibile recuperare quasi tutti i frammenti (caso più unico che raro). In totale si raccolsero più di 120 pezzi, per un peso complessivo di oltre 120 kg. Il Museo di Mineralogia della Sapienza ne conserva 58, cioè quelli più significativi per dimensione. Il meteorite di Bur-Gheluai è una condrite ordinaria che contiene questi minerali: - leghe di ferro-nichelio (camacite e tenite) - solfuri di ferro (troilite e pirrotina) - silicati (olivina e ortopirosseno). Sono inoltre presenti caratteristici aggregati tondeggianti costituiti ancora da olivina e ortopirosseno, chiamati condrule.