Happy birthday Salone
Il Salone Internazionale del Mobile compie cinquant’anni, ma è ancora un giovanotto. 50 years young è difatti il titolo che Cosmit dedica a questa edizione. Un’edizione che vista la ricorrenza (e viste tante altre cosettine) non si può proprio permettere di deludere.
Erano i fervidi anni ‘60 del design, oggi ricordati come gli anni dei grandi maestri, da Bruno Munari a Ettore Sottsass, da Enzo Mari a Vico Magistretti, ma anche gli anni in cui le aziende, guidate da imprenditori illuminati, iniziavano a scommettere sul design. Erano anni ideali per la fioritura del design made in Italy.
L’intuizione di realizzare una grande esposizione di oggetti di arredo venne a mobilieri che volevano semplicemente sostenere l’esportazione dei loro prodotti all’estero. Sicuramente non immaginavano quali proporzioni avrebbe assunto l’evento in metà secolo. Il Salone del Mobile milanese, che da pochi anni si è spostato nella nuova zona fieristica di Rho-Pero, occupa una superficie espositiva di 142.586 mq con più di mille espositori italiani di cui quasi trecento provenienti dall’estero (dati forniti da Cosmit per il 2010). I visitatori sono in costante aumento e, nonostante la crisi che ha travolto tutto e tutti, mondo dell’arredo non escluso, la macchina del Salone non si è fermata mai.
Il padiglione più atteso della fiera rimane il Satellite, l’area delle nuove promesse del design, che si giocano quasi tutto con questo costoso debutto in società. Tra gli esordienti troviamo con piacere i Resign, che già da un po’ seguiamo con occhio critico.
Ma il vero e proprio attrattore delle grandi masse rimane il figlio del salone, ovvero il Fuorisalone che, per l’intero periodo di svolgimento della fiera, invade e stravolge la città di Milano. È un fenomeno, quello dell’evento di design, più recente, che da una ventina d’anni è finito sotto i riflettori anche grazie a Gilda Bojardi, direttore di Interni, che realizza la guida più ambita per districarsi fra gli eventi. Per sapersi orientare tra i più di 400 eventi, che si incrociano a ogni angolo di Milano, forse occorre più di una guida e anche un po’ di preparazione (atletica!). In questo senso la divisione della città per distretti ha semplificato in parte l’impresa.
Zona Tortona non è più, da un paio d’anni, la regina indiscussa del Fuorisalone, nonostante sia quella che mantiene il maggior afflusso di pubblico e un elevato standard qualitativo grazie alla presenza di Superstudio. Zona Lambrate, vincitrice dello scorso anno secondo la critica, è quella più attesa quest’anno e si prepara con un ricco carnet. Zona Brera conferma il sodalizio con Fuorisalone e la rete dei maggiori showroom di design. Il distretto Isola, partito un po’ in sordina gli anni scorsi, è pronto a conquistare la visibilità che gli spetta anche grazie alla presenza di Interni sul Cavalcavia Bussa.
E poi? Naturalmente il Fuorisalone non finisce qui, ci sono altri centri nevralgici in città che costituiscono tappe obbligate, poli imperdibili come l’hub della Triennale, che ha appena rinnovato l’allestimento del Design Museum grazie ad Alessi e Martì Guixé; la Statale che raduna sempre un variegato mix o la Fabbrica del Vapore con progetti più laterali. E questo non è ancora tutto, perché la città è letteralmente spruzzata da piccoli eventi indipendenti. Un esempio? Tutte le gallerie d’arte, che conosciamo per gli eventi che organizzano tutto l’anno, per l’occasione si trasformano in location ‘consegnandosi’ al design.
Oltre che seguire gli aggiornamenti su Artribune (avrete notato il nostro ‘rullo’ quassù in alto) non rimane che avventurarsi e scoprirli, uscire per andare a un’inaugurazione e ritrovarsi, quasi per caso, a un altro evento dalla parte opposta della città. Durante il Salone funziona così.
Valia Barriello
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