L’immaginazione al potere 1968-1978
Prima di una serie di mostre che vogliono ripercorrere la storia dell’Associazione attraverso le opere della collezione permanente del museo.
Comunicato stampa
OPERE DI: Carla Accardi, Getulio Alviani, Franco Angeli, Carmelo Bene, Joseph Beuys, Sylvano Bussotti, Pier Paolo Calzolari, Mario Ceroli, Giuseppe Chiari, Christo, Gino De Dominicis, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Mario Merz, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Santomaso, Mario Schifano, Ettore Spalletti, Giulio Turcato, Victor Vasarely, Gilberto Zorio.
In occasione della 10° Giornata del Contemporaneo, per festeggiare i trent’anni di attività, l’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” e il MU.SP.A.C. presentano sabato 11 ottobre, a partire dalle 18,30, “L’immaginazione al potere. 1968 – 1978”, prima di una serie di mostre che vogliono ripercorrere la storia dell’Associazione attraverso le opere della collezione permanente del museo.
Il 1968, anno legato alla contestazione studentesca, segnò l’avvio a una serie di movimenti artistici chiamati “Neo avanguardie” (arte povera, arte concettuale, fluxus, arte comportamentale, ecc. ) le quali, riferendosi principalmente a Marcel Duchamp e John Cage - e naturalmente alle principali avanguardie storiche come il Futurismo e il Dadaismo - si sono estese fino ai nostri giorni. Sono gli anni in cui si afferma anche il concetto di “Arte Totale” di wagneriana memoria, inteso come coesistenza di vari linguaggi che si compenetrano e si integrano tra loro, e in cui l’arte diventa il principale medium per capire la vita. Tra i principali artisti, Joseph Beuys ha giocato un ruolo importante. Sciamano dell’arte, ha posto al centro del suo lavoro l’elemento antropologico: l'uomo in rapporto con una società in crisi e alienato dalla coscienza di se stesso può salvarsi solo grazie al mondo naturale che lo circonda e alle sue energie creative. Principale esponente dell’Arte concettuale italiana, Giulio Paolini ha sviluppato una complessa ricerca incentrata tanto sugli strumenti del fare artistico, quanto sulla figura dell’autore come operatore del linguaggio e complice dello spettatore. Fondamentali caratteristiche del suo modo operativo sono la citazione, la duplicazione e la frammentazione, impiegati come espedienti per inscenare la distanza rispetto a un modello compiuto e per fare dell’opera un “teatro dell’evocazione”.
Jannis Kounellis ha invece contrapposto la sua passione rivoluzionaria al freddo minimalismo e all’industrialismo americano, praticando “l’arte come urto e come urlo […] come opposizione e critica al mostruoso universo del conformismo” (G.Celant).
Fabio Mauri ha impostato il proprio lavoro sull’analisi dei meccanismi che caratterizzano l’ideologia al potere durante il periodo delle dittature, facendone emergere la “manipolazione di cultura” e provocando una riflessione sul concetto di libertà e responsabilità.
Alla fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta il compito dell’artista all’interno della società era di produrre un rinnovamento culturale grazie allo sviluppo di ricerche e sperimentazioni che erano all’ordine del giorno: critici e artisti si scambiavano le opinioni ai tavolini dei caffè, durante l’inaugurazione delle mostre o tra le pagine delle riviste del settore. E’ proprio con questo spirito che il MU.SP.A.C. vuole festeggiare questo importante traguardo, tornando a respirare lo stesso clima culturale che aveva caratterizzato quegli anni.