War
Ricorrono cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale. Liberarti -seguendo la propria linea di ricerca nell’arte contemporanea, intesa come arte nell’attualità- coglie l’occasione per indagare cosa sia la guerra oggi, ma anche per fare una “critica della violenza” che ci circonda.
Comunicato stampa
Ricorrono cento anni dall'inizio della Prima Guerra Mondiale. Liberarti -seguendo la propria linea di ricerca nell'arte contemporanea, intesa come arte nell'attualità- coglie l'occasione per indagare cosa sia la guerra oggi, ma anche per fare una “critica della violenza” che ci circonda.
Dopo La Grande Guerra (come se le altre fossero state o dovessero rimanere piccole?), il rapporto tra cittadino e Stato è sistematicamente cambiato. Con il riassetto geo-politico dell'Europa -e la successiva nascita del fascismo, del nazismo e dello stalinismo- “la nuda vita” (il suo controllo e, al limite, la sua uccidibilità) diventa il nuovo soggetto del potere sovrano e della democrazia moderna. La politica si trasforma in Biopolitica.
Da quel momento, si moltiplicano le dichiarazioni dei diritti e diventa necessario dare un valore alla vita, dire quale sia “degna di essere vissuta” e quale no. Entra in crisi il concetto di stato-nazione e aumenta il numero di rifugiati. Proliferano le organizzazioni internazionali e cresce la necessità di legiferare su tutto ciò che riguarda “la nuda vita”: lavoro, eutanasia, maternità, migrazione.
Subito dopo, un'altra guerra, ancora più mostruosa e più meccanica, ridimensiona quella Grande al semplice ruolo di Prima, e ciononostante da allora l'umanità non ha conosciuto un solo giorno di pace.
Poco più di dieci anni fa, crollano davanti ai nostri occhi le Torri Gemelle.
Da allora è diventato esplicito il fatto che, ogni volta che prendiamo un aereo, il corpo di tutti noi è uccidibile, non tanto dai “terroristi”, quanto dallo stesso terrorismo di Stato. Penso al ragazzo col suo zainetto nell'aeroporto di Londra. La ragione espressa dal potere è la sicurezza della nazione; quella non espressa è che “nell'esercizio del potere di vita e di morte il diritto si conferma più che in ogni altro atto giuridico”.
Dopo la prima guerra mondiale, la violenza esce dal campo di battaglia e dilaga ovunque: nei campi di concentramento, per strada, nello schermo del salotto di casa, su youtube. La guerra è in diretta streaming. Una parte minoritaria delle sue vittime sbarca sulle nostre coste -se non naufraga prima-, o arriva nascosta, stipata nei camion che valicano le frontiere.
La guerra è diventata una questione di immagine. Il nemico prende un ostaggio, lo mette davanti ad una telecamera, invia un ammonimento o poi lo decapita. Il video ci fa vedere il prima e il dopo, e qualche giornale solleva il dubbio che sia tutto una bufala. Invece no, il morto è vero.
Nel frattempo, gli Stati ritirano gli eserciti e provano a giocare la partita a distanza. La guerra diventa un videogioco. La stessa caduta delle Torri Gemelle, in un primo momento avrebbe potuto essere scambiata per un film con tanto di fumo e di fuoco, ma quel corpo buttatosi dalla finestra, quel tuffo nel nulla non poteva essere finto, e allora, siamo in guerra? Come sarebbe l'inizio di una guerra mondiale oggi?
La confusione è un arma potente. Già Achille, per ingannare i nemici, fece indossare la sua armatura all'amico Patroclo. Nell'attualità, si dice che gli Stati si avvalgono dello stesso trucco per scatenare la guerra o semplicemente per portarla avanti, ma il fatto è che siamo noi, tra le mura di casa, a rimanere incerti su cosa stia davvero succedendo.
Quello che stiamo vivendo, chiamasi pace o altro, affonda le sue radici in quella Grande Guerra, e, forse, da là non è mai uscita. Bisognerebbe non dimenticarlo.
María Sánchez Puyade
Artisti: Marco Bevilacqua (scultura, Trieste), Vincenzo Floramo (fotografia, Trieste, residente in Tailandia), Paola Gariboldi (scultura, Milano, residente a Novate Mezzola), Elisabetta Porro (installazione, Trieste), Banafsheh Rahmani (pittura, Iran, residente a Trieste), María Sánchez Puyade (art intervention e video, Argentina, residente a Trieste).