Dalla fotografia all’oggetto
Nel corso di una profonda ricerca, a sua volta supportata da importanti esperienze sul tema del
collezionismo nella fotografia contemporanea, la selezione delle opere a cura di Denis Curti per Pic – Photography Italian culture capital -ˇ porta avanti l’idea di un collezionismo inteso come
fenomeno culturale, predisposto alla lettura dei nostri tempi, per offrire e condividere un punto di
vista sul mondo.
Comunicato stampa
Nel corso di una profonda ricerca, a sua volta supportata da importanti esperienze sul tema del
collezionismo nella fotografia contemporanea, la selezione delle opere a cura di Denis Curti per Pic – Photography Italian culture capital -ˇ porta avanti l’idea di un collezionismo inteso come
fenomeno culturale, predisposto alla lettura dei nostri tempi, per offrire e condividere un punto di
vista sul mondo.
Come presupposto vi è, senza dubbio, il concetto di collezionismo all’epoca della comunicazione
moderna, che dalle avanguardie in poi contempla i più svariati contesti, dalla città, ai luoghi
pubblici e alle abitazioni private, come ambiti di fruizione delle collezioni d’arte. Da qui, la libertà
del collezionista nella scelta delle location espositive, degli autori e delle loro immagini, tutte
realizzate senza il vincolo di una funzione o di una committenza. In questo senso, la selezione delle opere esposte può essere considerata un input alla reinvenzione degli ambienti, delle abitazioni e dei modi di vita che si riflettono sugli arredi e le abitudini sociali. Mentre la fotografia è subito rivalutata come prodotto artistico che, aldilà della versatilità digitale, si riappropria dell’aspetto fisico e materico che le appartiene, in quanto oggetto d’arte.
In questa visione del collezionismo l’idea della fotografia considerata specchio della realtà,
ingenuamente adibita al racconto fedele di ciò che appare ai nostri occhi, è del tutto accantonata.
Ciò che invece è sostenuta è la considerazione della fotografia come strumento di espressione
artistica che facendo tesoro della specificità meccanica che le appartiene, sviluppa un linguaggio
autonomo, che nulla ha a che fare con la documentazione della realtà. Su quest’ultima, piuttosto, la fotografia agisce con la selezione del visibile che si compie attraverso lo sguardo, prima, e con
l’inquadratura poi, verso la definizione del punto di vista. Il principio della selezione è, dunque, lo
stesso che si sviluppa nell’ambito del collezionismo, per il quale la scelta delle opere e degli autori
diventa l’espressione di una personalissima visione del mondo.
La considerazione della fotografia in quanto oggetto, alla stregua di un artigianato tutto
contemporaneo, riporta il collezionismo ad una dimensione che, seppur settoriale e specializzata, si estende ad un ampia e democratica fruizione, rivolta non più solo ai musei e alle istituzioni culturali ma anche ai luoghi e agli ambienti in cui viviamo.