Davide Lantermoz – Between (A)lbenga and (B)orghetto
“Between (A)lbenga and (B)orghetto” è un progetto fotografico ambizioso composto da immagini che vogliono rivendicare la propria libertà e apertura di senso, fuggendo allo stereotipo cartolinesco dei luoghi balneari tout-court.
Comunicato stampa
"Nemmeno provandoci si riuscirebbe a determinare il numero delle immagini che vediamo ogni giorno nell’ arco di una sola giornata tipo”.
Siamo talmente abituati a certi sfondi e a certe inquadrature che nemmeno ci facciamo più caso.
La seconda personale di Davide Lantermoz che si inaugura il 31 ottobre a Venezia nel suggestivo spazio dell’ ex Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice nel cuore della Biennale di Architettura sembra, dunque, una buona occasione per riscattarci da questa condizione di “osservatori sbrigativi”, restituendoci la possibilità dell’irruzione di una sorpresa all’interno del quotidiano.
I 20 scatti presenti alla mostra sono, infatti, potenti e diretti, come è solito essere il linguaggio di questo giovane fotografo e sono il frutto del lavoro di un anno passato a fotografare cose a cui nessuno bada, a cui nessuno fa caso.
“Between (A)lbenga and (B)orghetto” è un progetto fotografico ambizioso composto da immagini che vogliono rivendicare la propria libertà e apertura di senso, fuggendo allo stereotipo cartolinesco dei luoghi balneari tout-court. Nel mezzo di due luoghi fisici affacciati sul Mar Ligure, in uno spazio di indeterminatezza e quindi in una situazione propensa all’ apertura massima di senso, queste fotografie amplificano la dimensione esperienziale dello spazio, ricostruiscono l’immagine dello sguardo di sfuggita, non ortogonale, non finito, quindi in-finito e in pieno movimento. Più che di un paesaggio accademico e tradizionale quello che ne risulta può quasi essere considerato un comportamentismo ambientale allo stesso tempo privato e universale. I tagli e i colori surreali ci restituiscono la possibilità di ricomporre nel nostro intimo sensazioni primordiali, lontani da facili rimandi romantici ai quali spesso, in una società di massa dominata da immagini stereotipo, ci troviamo davanti.
Non si può che rimanere molto attratti dagli aspetti minimi e insieme surreali delle fotografie di Davide Lantermoz, quelle in cui non si sa esattamente cosa si sta guardando, in cui si instaura con l’immagine un garbato gioco di provocazione su ciò che è reale e ciò che non lo è ed è solo evocato.”