Sergio Zanni – Custodi di un tempo
Sergio Zanni (Ferrara, 1942), presenta al Magi’900 un’ampia selezione di sculture dell’ultimo periodo realizzate in terracotta colorata, in una intensa personale curata da Valeria Tassinari.
Comunicato stampa
Sergio Zanni (Ferrara, 1942), presenta al Magi'900 un'ampia selezione di sculture dell'ultimo periodo realizzate in terracotta colorata, in una intensa personale curata da Valeria Tassinari. Opere fuori dal tempo, improntate ad una figurazione evocativa, che richiama e rilegge la tradizione dell’arte classica, e insegue una sapienza arcaica e perduta, tra mito e filosofia, Oriente e Occidente, archetipo e modernità. Viaggiatori, naufraghi, divinità perdute che invitano al silenzio e all'immersione nel profondo, accompagnano il visitatore in un percorso di contemplazione e riflessione sospeso sul ciglio della storia.
Sculture volutamente anacronistiche, lontane dal fragore del contemporaneo, per riflettere sul passato e su ciò che è eternamente attuale: inseguendo la vocazione dell’arte a farsi guida del pensiero, Zanni propone una selezione dei suoi personaggi ricorrenti, viaggiatori inquieti ed eternamente inattuali.
Con questa ampia esposizione, che raccoglie oltre trenta opere tra le quali alcune di grande formato e diverse opere inedite, lo scultore ferrarese costruisce un itinerario che attraversa tutta la sua poetica, passando per i temi chiave della sua ricerca. Una riflessione intensa sull’arte e sul ruolo dell’artista, espressa attraverso una modellazione elegante e personale della terracotta, tecnica d’elezione dell’autore.
Nota biografica:
Sergio Zanni nasce a Ferrara il 22 maggio 1942. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna studiando pittura e approfondendo la ricerca sul modellato.
All’attività artistica affianca fino al 1995 l’insegnamento all’Istituto d’arte “Dosso Dossi” di Ferrara. Vive e lavora a Ferrara.
La difficile battaglia per la sopravvivenza sembra essere il tema dominante nel lavoro di Zanni eppure le sue opere, tutt’altro che angoscianti, invitano al sorriso per via di una ricerca condotta da sempre sul filo dell’ironia e costantemente pervasa di poesia: dai titanici Kamikaze alle piccole e misteriose figure dall’ampio cappotto, dai fragili equilibristi agli imponenti “Giganti di sabbia”, tutti sembrano evocare la precarietà dell’esistenza mitigata da un candido stupore che riconduce all’infanzia.
Il tema dei viandanti, ampliamente esplorato dall’autore nel corso di quarant’anni dedicati alla scultura, è rappresentato da arcani condottieri paradossalmente solitari, viaggiatori e avventurieri senza meta, artisti erranti ed imperscrutabili personaggi con grandi zaini, tutti rigorosamente con le mani in tasca, il volto coperto da grandi cappelli e l’alone di mistero che immancabilmente li avvolge.
Diversi materiali hanno assecondato le esigenze formali di un cammino artistico continuamente in divenire. Dai primi “mostri meccanici”, così definiti dall’artista, realizzati in scagliola e filo di ferro, all’adozione della terra creta, da sempre il materiale prediletto dell’autore. Numerose sono anche le fusioni in bronzo nonché l’utilizzo di polistirolo coperto di iron-ball, materiale sintetico adoperato abitualmente in scenografia.