Umberto Chiodi – Crossage
Nella serie Crossage, il disegno, punto di partenza della ricerca espressiva di Chiodi, si fonde con altre tecniche (collage-intarsio-intaglio) dando vita a un linguaggio ibrido, collassato e dinamico allo stesso tempo.
Comunicato stampa
La Galleria Studio d'Arte Cannaviello presenta la mostra personale Crossage di Umberto Chiodi (nato a Bentivoglio – BO, 1981 – vive e lavora a Milano).
Le opere in mostra fanno parte di un ciclo di lavori dal medesimo titolo che l'artista ha realizzato fra il 2013 e il 2014. La prima parte del progetto è stata presentata in anteprima al Museo d'Arte Contemporanea di Lissone nel settembre 2013.
Nella serie Crossage, il disegno, punto di partenza della ricerca espressiva di Chiodi, si fonde con altre tecniche (collage-intarsio-intaglio) dando vita a un linguaggio ibrido, collassato e dinamico allo stesso tempo.
Gli elementi di recupero usati per il collage sono immagini tratte da riviste d'epoca, album di famiglia, carte geografiche o tappezzerie. Questi frammenti vengono impiegati alla maniera di campiture pittoriche che non si limitano ad accordare al soggetto dell'opera le sue cromie, ma contengono dati visivi in grado di conferirgli precisazioni semantiche.
Ogni elemento, ossessivamente, ha una sua funzione nel discorso e, attraverso la tecnica dell'intarsio, viene fatto collimare in modo da alludere ad una serie di “incidenti” letterali e figurati.
Così che il mondo naturale, citato attraverso fotografie di recupero o carte marmorizzate che lo stesso artista realizza, è oppresso da elementi meccanici che lo blandiscono a guisa d'ornamento.
Anche nel modo in cui viene trattato il disegno traspare la stessa ambiguità del collage: la forma racchiude contorsioni segniche simili a schiere di piccole croci o a cancellature usate per obliare un testo scritto.
Il fondo di ogni opera viene intagliato per diventare segno, simile a un sistema arterioso di un corpo specchiante attraverso cui l'osservatore può confrontarsi.
Come scrive Alberto Zanchetta, in queste opere si evince lo sforzo di lottare con(tro) il flusso delle immagini, nella speranza di emanciparsi dalla bulimia visiva prodotta dalla nostra società.