The Pitiless Gaze of Hysterical Realism
Questa è una mostra sul ritratto contemporaneo. Diciotto artisti provenienti da otto diversi paesi che hanno tre cose in comune: tutti usano la street art come modalità espressiva, sono tutti pittori e tutti (più o meno) rappresentano persone.
Comunicato stampa
Questa è una mostra sul ritratto contemporaneo. Diciotto artisti provenienti da otto diversi paesi che hanno tre cose in comune: tutti usano la street art come modalità espressiva, sono tutti pittori e tutti (più o meno) rappresentano persone. Fanno parte di quell’esercito di giovani creativi che da una decina d’anni si sono messi a dipingere su muri, facciate, piloni, cassonetti, cassette delle lettere, marciapiedi, tetti, segnali stradali, case, argini, cisterne, silos, gabbiotti, porte, sportelli, fermate dell’autobus, ponti, serrande, sottopassi, tombini, finestre, colonne, trasformando questi manufatti in cellule di una nuova pelle con cui rivestire la città.
Il ritratto è un riferimento essenziale e una via concreta per misurare l’esercizio della rappresentazione, è uno strumento in grado di interpretare la complessità della sua realtà. L’atto di osservare e il conseguente processo di trasformazione del soggetto in immagine ci danno la possibilità di maneggiare la questione tra identità soggettiva e immagine pubblica. La storia del ritratto è il racconto infinito dell’umanità, da sempre gli artisti ritraggono l’umanità che incrocia le loro strade attraverso un rappresentazione visiva che è contemporanea solo se è in grado di rappresentare lo spirito del proprio tempo.
Lo sguardo di questi artisti racconterà di noi alle generazioni future, la loro visione sarà il riflesso sul futuro del nostro mondo basato sui paradigmi dell’alta definizione e del flusso continuo di informazioni. Dopo il nichilismo degli anni novanta il loro lavoro potrebbe provare a spiegare che c’è qualcosa per cui vale la pena vivere e lottare, qualcosa che forse si trova nei dettagli di questa nuova rappresentazione. Ma questa rappresentazione è realistica? Sì, lo è, da quando il concetto di realismo ha iniziato a trascendere dal suo significato originario e viene continuamente rimodellato per meglio definire l’idea contemporanea di realismo.
Chi sono e da dove vengono questi giovani artisti che dipingono in strada? Nel periodo il cui le arti urbane fiorivano in mezza Europa e Stati Uniti (tardo XX, inizio XXI secolo) tutta una generazione di scrittori, perlopiù americani, ha preso a raccontarci il nostro mondo. Dave Eggers, David Foster Wallace, Thomas Pynchon, Don De Lillo, Chuck Palahniuk e altri “novelists” si sono messi tutti a parlare di “persone sole che cercano in tutti i modi di entrare in contatto con altre persone. Ragazzi il cui sogno è solo costruire il proprio nido dove poter invitare tutti gli amici che vuoi. Un ambiente che puoi controllare, libero da conflitti e dolore dove sei tu a fare le regole” (C. Palahniuk, Non Fiction n.d.c). Questi autori ci stavano raccontando lo smarrimento di una generazione, quella che avrebbe risposto mettendo in moto questa inarrestabile macchina creativa che sta cambiando il panorama visivo delle nostre città. In questo lavoro di rappresentazione letteraria le convenzioni del realismo non sono state abolite, al contrario, sono state ricaricate, a pallettoni. Dov’é adesso L’opera struggente di un formidabile genio evocata da Dave Eggers? E l’Infinite jest descritto da David Foster Wallace? E l’Underworld esplorato da De Lillo? Il lavoro di questi artisti è una popolata e multiforme rappresentazione di questa visione del mondo tutta occidentale chiamata da James Wood: realismo isterico. Se il lavoro di questi scrittori è una rappresentazione isterica della realtà, il lavoro di questi artisti è lo sguardo impietoso di questo realismo isterico.
THE POPPING CLUB
E’ la nuova tappa del progetto curatoriale 999, uno nuovo spazio di immaginazione culturale indipendente voluto da 999Contemporary in collaborazione con Cultrise, focalizzato sulle arti urbane e urbanizzate e sfacciatamente idealista collocato nel cuore del rione Monti di Roma per fornire un ambiente partecipato di stimolo e libero pensiero sia al pubblico che agli artisti invitati a sperimentare e coltivare le pratiche di arte urbana. Cinquecento metri quadri che comprendono spazio espositivo e di ricerca musicale, laboratori, uffici di produzione e area conferenze per sperimentare un modello di produzione culturale no profit e autosostenibile in grado di far partecipare la città al dibattito culturale internazionale e avventurarsi lì dove si immagina il futuro.