Il regime dell’immagine – Luca De Angelis / Lorenzo Di Lucido
scatolabianca propone un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti rappresentano e si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo fortemente concettuale, da una temperatura personale, uno stile ad alto tasso di poesia e di chirurgia, da una capacità allestitiva che entra nel codice stesso dell’opera e del progetto espositivo.
Comunicato stampa
scatolabianca propone un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti rappresentano e si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo fortemente concettuale, da una temperatura personale, uno stile ad alto tasso di poesia e di chirurgia, da una capacità allestitiva che entra nel codice stesso dell’opera e del progetto espositivo.
I temi proposti si riferiscono ad alcune fasi di criticità che nel Novecento hanno tenuto sotto scacco la società, la cultura e la coscienza antropologica della collettività: il tema dell’Assurdo affrontato da Albert Camus, il sovraccarico d’Immagini denunciato da Jean Baudrillard, il concetto di Paesaggio inteso come sguardo interiore, antropologico, psicologico, culturale, l’Antropologia delle Immagini teorizzata da Hans Belting.
Il Regime dell’Immagine. Luca De Angelis - Lorenzo Di Lucido
[...] Negli anni Settanta come nella seconda decade del Duemila i problemi e le risorse sembrano essere sempre a un punto di partenza sebbene siano trascorsi i decenni e con loro si siano moltiplicate le reazioni, gli ozi, gli errori, le ritrosie, i pentimenti e gli infervoramenti. Pasolini si sofferma anche a indagare l’origine dell’apatia che risale al sovraccarico d’immagini, all’inquinamento patologico provocato da città bulimiche e dalla standardizzazione. Jean Baudrillard nel suo testo scelto La sparizione dell’arte sottolinea che “il processo di aggregazione di ricordi produce un effetto di rimozione più che di creatività, portando noi stessi – come l’arte – a una condizione di riciclo, più che di fioritura. Non siamo più interessati al segreto o alla seduzione ma al processo di mummificazione, in cui le immagini diventano parte di una ciclicità senza fine”. “Quando tutto è estetico, niente è più bello né brutto, e l’arte stessa sparisce. I media, l’informatica e i video, in tutto questo, hanno contributo a trasformare lo status dell’arte, rendendo ognuno di noi capace di diventare maestro, e autorizzandolo a poter dire o fare qualcosa con il solo uso di uno strumento senza una base opportuna, pronta realmente all’edificazione di un’efficace innovazione linguistica e visiva. L’arte, per contro, ha reagito minimizzandosi, simulando la sparizione”.
Luca De Angelis, sopralluogo, 2014, olio su tela, 18x24cm.
Marshall McLuhan, massmediologo d’eccezione, definisce la televisione un “medium freddo”, anzi il suo massimo rappresentante. Attraverso di essa tutto diventa più che reale, diffuso e sospeso. E quello che Jean Baudrillard intende è che l’immaginazione è morta per overdose d’immagini. Walter Benjamin parlando, nel saggio Il Narratore, dell’impoverimento in senso mentale, dei soldati di ritorno dalla prima Guerra Mondiale, sostiene che alla radice del problema ci sia lo Chockerlebnis ovvero la riduzione dell’esperienza alla mera notizia attraverso la quale i media mettono in atto lo shock. Il particolare ficcante e forte di un’immagine riportata riduce la nostra esperienza allo shock di un dettaglio.
Lorenzo Di Lucido, Erased, 2014, 45x44 cm, olio su tela.
T.J. Clark nel suo libro del 2006, The Sight of Death, parla del suo allontanamento nei confronti dei media affrontando un’estesa e accurata ricognizione e rivisitazione di alcuni dipinti di Poussin che egli cerca di esplorare angolandoli in tutta la laboriosa evidenza della loro mesomeria compositiva.
©Martina Cavallarin