Patrizio Travagli – Passaggio Curvo
La raffinatezza del lavoro di Patrizio Travagli si presenta sotto forma di installazioni di sculture luminose che nella mente dello spettatore creano paesaggi di luce intuitivi invocando un senso di puro piacere estetico.
Comunicato stampa
La raffinatezza del lavoro di Patrizio Travagli si presenta sotto forma di installazioni di sculture luminose che nella mente dello spettatore creano paesaggi di luce intuitivi invocando un senso di puro piacere estetico.
Tuttavia la sua ricerca artistica ha origine dallo studio meticoloso di fenomeni scientifici nel campo della fisica. Il suo lavoro artistico si sviluppa in stretta collaborazione con scienziati e ricercatori in vari settori, per poi prendere forma con il contributo di architetti e designers.
Come si può vedere nelle opere in mostra a MOO di Prato, il campo di maggior interesse è quello della luce che per l’artista rappresenta la genesi di ogni possibile percezione, mentale o spaziale.
Questa ricerca è presente nelle sette sculture della serie Aleph presentate in questa mostra e ispirata all’omonimo racconto di Borges. Aleph è un punto nello spazio, una sfera racchiusa dentro un cubo, che si auto trasporta, grazie alla riflessione, in diverse parti entro quello spazio, mostrandosi in infinite possibilità. Queste possono essere rivelate grazie a un raggio di luce che attraversa lo spazio, che può essere riflesso della sua stessa immagine, oppure può rimanere nascosto dalle immagini riflesse di se stesso.
Aleph no. 1 è la sfera di luce, che rivela il suo ambiente rimanendo però l’emblema illuminante dell’informazione posta al centro.
Aleph no. 2 è la sfera specchio. Riflettendo se stessa e il suo ambiente, essa passa i concetti conosciuti allo spettatore: una realtà trasparente di ovvie costruzioni.
Aleph no. 3 è la sfera oscura, non riflettente, che decide di rimanere nascosta entro i confini della sua esistenza cubiforme. La materia esiste solo grazie all’antimateria, così come il passaggio dei dati può essere annullato dall’assenza di informazione.
Tuttavia la ricerca non si esaurisce nella singola opera, ma anche sul modo in cui è concepita l’installazione. La linea retta formata dalle sette sculture luminose termina con uno specchio, penetrando virtualmente il muro dello spazio espositivo, e aggiungendo dimensioni alternative creando un passaggio infinito, o come definito dalla fisica Lisa Randall, un Passaggio Curvo (Warped Passage). Con questa definizione la Randall desidera rivelare i misteri delle dimensioni nascoste dell’universo e rendere pubblica l’esistenza di profondità ulteriori, che vanno oltre l’usuale percezione del mondo che ci circonda.
Il numero sette non è casuale e riaffiora spesso nel lavoro di Travagli. Numero magico, usato in passato per definire l’unione perfetta tra maschio e femmina, per definire anche l’abbondanza o una misura enorme. Probabilmente la sua importanza storica viene dall'osservazione del corpo umano (sette orifizi) o da fenomeni naturali come le fasi lunari. Nell’istallazione di MOO emerge più di una volta: il volume della singola sfera è in rapporto con il volume del cubo che la contiene in multipli di sette; sia la lunghezza dello spigolo dei cubi che la distanza tra le singole sculture sono sempre un multiplo di sette centimetri.
La mostra così concepita mette davanti allo spettatore la semplicità della percezione estetica, anche se questa comprende concetti razionali e scientifici. L’artista elimina completamente la distinzione tra l’esterno e l’interno e induce lo spettatore a dubitare della possibilità umana di percezione reale e completa, sia razionale che intuitiva, dello spazio.
Partendo da un ambiente e scientifico, l’intenzione dell’artista è quella di accompagnare le persone in un viaggio in cui la loro conoscenza dello spazio viene messa alla prova, di svelare l'impercettibile, mostrando altre dimensioni, tendendo all'infinito.
Špela Zidar
CV
Patrizio Travagli si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1993. Nel 1999 gli è stato consegnato il premio “Torino incontra l’arte”, nel 2000 e nel 2001 ha ricevuto l’importante “Targetti Light Art Award”. Un’attenzione particolare va data ai luoghi delle seguenti mostre collettive in cui l’artista ha partecipato: Il Chelsea Art Museum, New York, il MAK Museo di Arte Applicata/Arte Contemporanea di Vienna, Il Centro di Arte Contemporanea Ujazdowski Castle a Varsavia e il MUAV Museo di Architettura di Mosca. É direttore dell’Accademia d’Arte AD’A di Firenze dal 2003.
Mettendo insieme le storiche arti e scienze con le proprie ricerche contemporanee ha esposto in gallerie, musei, palazzi e fiere d’arte, spazi pubblici e commissioni private a Berna, Zurigo, Mosca e recentemente anche alle Biennali di Venezia, Parigi e del Cairo.
Mostre personali selezionate: 2013 Catottrica_Diottrica, Palazzo Ducale, Urbino (Italy); 2012 Edward Cutler Gallery, Milan (Italy); Doppelganger, White8 Gallery, Vienna (Austria) Doppelganger (lecture), Kunsthalle, Vienna (Austria); 2011 Aleph – Figli d'Italia, MUDI – Spedale Degli Innocenti, Florence (Italy); 2010 Bulk, White8 Gallery, Vienna (Austria); 2008 Gedankenexperiment, Galleria Madonna#Fust, Bern (Switzerland); Doppelganger, CRAC, Cremona (Italy); 2007 Warped passages, AAM Privatbank, Zurich (Switzerland); 2006 Afetico/Aneretico, Teatro Anatomico dell’Ospedale del Ceppo, Pistoia (Italy); 2005 299.792.458, Fontanar gallery, Riaza (Spain); 2003 Trans-morphé, Zoological Museum “La Specola”, Florence (Italy); 2001 Universalia, Espacio del Arte – Televisa, Guadalajara (Mexico).