Brac’s Art on Table – Luca Matti
Un grande artista questo mese alla Brac, per la mostra “orizzontale” della libreria. Sui tavoli per un mese le opere in bianco e nero di Luca Matti in cui i vari linguaggi si condizionano e si contaminano tra loro, dando vita a un universo fatto di storie, suggestioni, sogni.
Comunicato stampa
Un grande artista questo mese alla Brac, per la mostra “orizzontale” della libreria. Sui tavoli per un mese le opere in bianco e nero di Luca Matti in cui i vari linguaggi si condizionano e si contaminano tra loro, dando vita a un universo fatto di storie, suggestioni, sogni.
Luca Matti, fiorentino classe 1964, ha esposto in numerose personali e collettive in Italia e all’estero. Nel 2013 una sua scultura, Nidomondo, viene installata a Firenze nel giardino di Via Val di Marina. Hanno scritto della sua opera i più importanti critici e curatori: da Lorand Hegyi a Sergio Risaliti.
Luca Matti, nato a Firenze nel 1964, è pittore e scultore con la grande passione per l'animazione. Si occupa per lungo tempo di fumetto, illustrazione e grafica, collaborando con riviste e case editrici. Dal 1988 si dedica alla pittura e alla creazione di opere scultoree in camera d’aria sviluppando un personalissimo stile che lo colloca tra i giovani artisti di spicco della scena italiana. Dal '94 il suo lavoro si concentra su tematiche legate al rapporto dell’uomo con la città, utilizzando esclusivamente due colori: il bianco e il nero.
Con gli anni ha composto un’iconografia di oggetti e interni domestici, di panorami urbani e di figure a metà tra l’uomo e l’insetto.
Nel suo lavoro non ci sono confini tra disegno, incisione, pittura, video animazione e scultura in camera d’aria. I vari linguaggi si condizionano e si contaminano tra loro, dando vita a un universo fatto di storie, suggestioni, sogni; una fiction in bianco e nero.
"Le opere di Luca Matti dimostrano con insistenza che oggigiorno - e, per la verità, già da parecchio tempo - l'ingenuità del quadro non può più esistere, non può esserci segno visivo libero dall'esperienza storica. Quel che vediamo nei suoi lavori lo abbiamo già visto mille volte e in esso si riflette il nostro vissuto visivo. ....Che un artista abbia il coraggio di rifarsi a un linguaggio narrativo semplice è stupefacente anche perché lo fa senza remore, senza prudenza, senza atteggiamenti sofisticati. L'originalità toccante di questi quadri si dissolve in un labirinto di connotati dejà vu e chi li guarda si sente disorientato, irritato e allo stesso tempo anche tranquillo perché gli sembra di ritrovarci qualcosa di narrativo, di immediata e facile comprensione. Le ripetizioni ossessive, però, le riformulazioni monotone nelle nature morte ad effetto ombra/luce, le figure umane inserite in un ambiente urbano impersonale, motorizzato e straniato, tutto ciò smaschera l'apparente ingenuità e semplicità, quell'innocua vicinanza alla realtà, e fa sì che queste storie visive si inseriscano perfettamente nella pittura moderna sul mito metropolitano e nel suo tipico impianto narratologico." (Lorand Hegyi in Luca Matti. La poesia latente degli oggetti, catalogo della mostra alla Fondazione Mudima di Milano 2004).
Le geometrie, la gomma e l'assenza del colore sono i suoi segni distintivi. Tempo e spazio le sue ossessioni. Movimento e tensione dell'uomo al dominio dello spazio attraverso l'urbanizzazione e i suoi tormenti, come ad esempio le opere presentate nella mostra Babele (Frittelli Arte Contemporanea, a cura di Sergio Risaliti, Firenze 2007), testimonianza di un mondo fatto di edifici che si moltiplicano quasi a sopraffare l'uomo, una cementificazione che ne riduce la libertà. La mostra dichiara emozione e vertigine ma anche e soprattutto critica nei confronti della città diffusa e della figura dell’architetto come deus ex machina.
"Finora ho lavorato molto sul tema del movimento e della velocità. Adesso sono affascinato dallo spazio. Costruiamo in continuazione, diamo densità allo spazio che ci circonda rinchiudendolo in forme rigide. Mi sto dedicando molto alla rappresentazione di città fittissime fatte di parallelepipedi, nuove Babeli in estensione dove il paradosso è la densità della presenza che, portata al parossismo, diventa invece assenza. Dove la Città sterminata senza soluzione di continuità diventa deserto.”
Diversa è invece Gudea, l'opera che Luca Matti esegue per Détournement Venice 2009, evento collaterale della 53. Esposizione Internazionale d'Arte – La Biennale di Venezia.
L'opera si discosta dalla sua abituale produzione, adottando una cromia così particolare che ci dà l'impressione di essere di fronte non ad un elaborato pittorico ma ad una reale scultura, regalandoci un primo assaggio del suo nuovo lavoro.
Nel 2011 vince il Primo Premio "Settembre d'Arte" di La Spezia, con l'opera Nuovomondo 16,
a seguito del quale l'anno successivo gli viene dedicata una mostra dal titolo Luca Matti. Nuovimondi.
Nuovimondi è l'evoluzione naturale di un lavoro che Luca Matti ha sviluppato fin dall'inizio della sua carriera di artista, documentando con pervicace e acuto senso dell'ironia l'aspetto drammatico di una società nella quale ha prevalso il concetto di arricchimento attraverso la cementificazione dei nostri pensieri (vedi uomini con in testa i palazzi) e delle nostre terre, riducendo sempre di più gli spazi destinati all'ossigenazione dell'ambiente indispensabile alla vita. Oggi le compagnie petrolifere, gestite da potenti organizzazioni, si stanno adoperando nella ricerca più affannosa e distruttiva di questi ultimi cento anni perforando terre e mari, dividendo i Continenti e producendo un insensato inquinamento. In Nuovimondi l'artista usa il bitume, ricavato dal petrolio, per puntare il dito su ciò che potrebbe rappresentare l'estrema fine del mondo. Un po’ grafica, un po’ film, un po’ disegno, un po’ fumetto – rigorosamente in bianco e nero – l’opera di Luca Matti è una nuova interpretazione del mondo alla Blade Runner in cui l’uomo – inghiottito dalla ‘macchina città’ – è continuamente evocato senza mai comparire. Piccole finestre – che punteggiano fittamente l’agglomerato urbano – si sostituiscono a lui, moltitudine di un’umanità ormai grigia e spenta.
Il suo tratto nervoso, quasi espressionista, diventa una condizione esistenziale che senza un cambiamento dell'uomo, dai suoi obiettivi disastrosi, lascia presagire un apocalittico universo buio. Infine la mostra si conclude con una installazione di una ventina di disegni, dove il volto dell'uomo, ripetuto e inebetito dai suoi monotoni pensieri, è rappresentato ironicamente da Luca Matti in sequenza, tecnicamente realizzati attraverso un procedimento timbrico, che ne rende evidente il pensiero trasfigurato di un personaggio acefalo.
Nel 2013 la sua scultura Nidomondo viene installata nel giardino di via Val di Marina a Firenze.
Nidomondo, nomen omen, è un'immagine del paradosso del XXI secolo. L'intreccio di tubi di polietilene disegna la geografia fisica e politica del mondo in cui non esistono più confini e divisioni tra le nazioni, superati dal flusso continuo di impulsi e segnali che rimbalzano da un punto all'altro del pianeta. La comunicazione sempre e ovunque. L'unione dello spazio e del tempo. Una mitologia contemporanea che innesca il meccanismo opposto: la socialità diventa isolamento, la rete diventa nido.
I suoi quadri, sculture e animazioni sono visibili sul sito www.lucamatti.it