Emotions
La collettiva, che punta ad attirare l’attenzione dello spettatore sull’arte come momento di condivisione delle emozioni, a prescindere da tematiche e stili, vuole essere un omaggio a sei artisti contemporanei.
Comunicato stampa
Roma, 21 febbraio 2015 – Un prezioso confronto artistico costruito attraverso un’attenta selezione di tecniche, percorsi e linguaggi, differenti fra di loro eppur ugualmente capaci di suscitare emozioni intense che diventano un momento di condivisione fra autori e pubblico. E’ questo, in sintesi, il punto di partenza e il risultato della collettiva “Emotions”, organizzata dalla Galleria “Il Mondo dell’Arte” e in programma nella storica sede di Palazzo Margutta (Via Margutta, 55) da sabato 21 a sabato 28 febbraio, con orario 10.00-13.00 e 16.00-20.00 (ingresso gratuito, domenica 22 aperto).
L’esposizione, che è uno degli appuntamenti più attesi nel calendario della nota galleria romana, punta a far sì che lo spettatore, entrando in contatto con artisti caratterizzati da percorsi formativi, patrimoni conoscitivi e produzioni diversi, possa migliorare la propria capacità critica, riuscendo così a distaccarsi dai condizionamenti imposti dalle mode e dalle omologazioni volute dal mercato per lasciarsi andare alla ricerca del senso più profondo dell’opera d’arte e farsi travolgere dalle emozioni che la stessa genera.
Così, una accanto all’altra e perfettamente amalgamate tra di loro, trovano il proprio spazio tele di enorme impatto visivo, caratterizzate da un linguaggio forte e indirizzate verso la ricerca e la valorizzazione di ogni singolo potenziale espressivo e comunicativo di chi decide di mettere in gioco la propria identità artistica. Tutti questi lavori sono il segno incisivo e fiero del mondo interiore che anima e ispira i pittori in mostra, un intreccio estremamente variegato di fili differenti tra di loro ma assolutamente capaci di spingere lo spettatore in un interminabile viaggio all’interno dell’animo umano.
Diversi tra loro i generi in esposizione: si passa dal figurativo, anche di ispirazione metafisica, all’astrattismo geometrico, dal surrealismo all’action painting.Tante anche le tecniche utilizzate: da quelle tradizionali dell’olio e dell’acrilico a quelle miste, dagli smalti all’acquerello, dalla matita alle chine, dalla tempera all’uovo, invenzione tutta italiana ideata del ‘400 con la quale si sono espressi i più grandi pittori, al dripping, una tecnica veloce che in passato è stata usata anche da artisti del calibro di Pollock.
Sei i pittori, di provenienza, non soltanto culturale, assolutamente diversa: Ermanno Bartoli, Pina Buonocore, Rita Delle Noci, Maria Sole Sollazzi, Sabatino Tarquini ed Elio Tosti.
A selezionarli il Maestro Elvino Echeoni, direttore artistico di Palazzo Margutta e Presidente dell’Associazione Margutta Arte, e il gallerista Remo Panacchia, entrambi soci fondatori de “Il Mondo dell’Arte”, che, da sempre, propone in questo prestigioso luogo espositivo artisti professionisti e pittori che hanno portato l’arte italiana nel mondo.
“In quest’esposizione – ha detto il Maestro Elvino Echeoni – abbiamo messo insieme autori che presentano tecniche originali e affrontano temi diversi, accentuandone le differenze stilistiche e tematiche. Così facendo siamo riusciti, a mio avviso, a presentare visioni differenti della realtà da cui prendono forma lavori eterogenei ma ugualmente coinvolgenti, capaci di far vibrare l’animo di chi li osserva”.
L’appuntamento per il vernissage è fissato per sabato 21 febbraio 2015 dalle 18.00 alle 21.30.
Ermanno Bartoli: romano di nascita, dopo la maturità classica si laurea in matematica. Ancora giovanissimo, si interessa all’arte contemporanea, con particolare attenzione alla metafisica, all’astrattismo e al surreale. Dopo aver insegnato nei licei prima e nelle università di stato poi, tra la fine del secolo scorso e il primo decennio del presente, riprende a dipingere, producendo una consistente mole di opere negli ambiti a lui congeniali del figurativo di ispirazione metafisica, del surreale e dell’astrattismo geometrico. E’ capace di interpretare l’astrattismo in forma prevalentemente geometrica e di esprimere il surrealismo in forma di pura fantasia con riferimento a elementi spaziali utilizzando le tecniche tradizionali dell’olio, dell’acrilico e quelle miste.
Pina Buonocore: romana, classe 1953, amante dell’arte a tutto tondo, ha fatto da sempre della pittura, alla quale si è avvicinata da autodidatta nel ’68, parte integrante di sé, dei suoi interessi e del suo tempo. Costretta a rinunciare alla scuola artistica, la Buonocore ha saputo sperimentare ogni forma pittorica: dall’acquerello all’olio, dalla matita alle chine, dagli acrilici alle tempere fino all’attuale tempera all’uovo, tecnica utilizzata per riuscire a realizzare lavori eseguiti proprio come nel ‘400 e nel ‘500. Diverse le esposizioni, personali e collettive, alle quali ha preso parte e che le hanno consentito di ricevere apprezzamenti positivi da pubblico e critica. Da qualche anno risiede in Abruzzo.
Rita Delle Noci: nasce a Melfi (PZ), ma vive e lavora a Formia. Ha partecipato a diverse esposizioni di pittura e grafica in Italia e all’estero e lavorato come illustratrice di libri presso case editrici italiane, inglesi e spagnole e per riviste di cultura. Ha insegnato grafica pubblicitaria e diretto un Centro di Programmazione culturale della Regione Puglia. Figlia della lezione novecentesca, realizza opere di enorme forza lirica. Osservare le sue composizioni significa innanzitutto porsi di fronte al lavoro di un’artista che ha piena coscienza di sé, plasmata attraverso una rigorosa ricerca che dura da quasi cinquanta anni e che non lascia il minimo margine di dubbio sulla profonda riflessione poetica che accompagna il suo percorso. Sue opere sono presenti presso enti, strutture pubbliche e religiose. La sua tecnica grafica - realizzata a china su cartoncino, con inserti di colore a tempera o acquarello, e creata alla fine degli anni '60 - si basa su una 'trama' di linee in cui si svolge una decorazione modulare che si plasma sul soggetto prescelto.
Maria Sole Sollazzi: nasce a Roma, dove tuttora vive e lavora. Laureata in sociologia, si nutre di pittura sin dalla più tenera età. E’ “figlia d’Arte” e diversi componenti della sua famiglia sono pittori affermati. Capace di raccontare sulla tela il mondo attraverso l’universo dei colori, opera utilizzando pennellate forti che entrano nella mente dell’osservatore. Molti i riconoscimenti a lei assegnati. Tra questi: il premio “Arte in Divisa” (2011), il “Premio Europa” (1999) e il primo premio Campidoglio d’Oro (1987). Tantissime anche le esposizioni, personali e collettive, alle quali l’artista, nel tempo, ha preso parte, sia nella Capitale che in Italia. Di lei Mara Ferloni, giornalista e critico d’arte, scrive: “Sono molto eloquenti i suoi paesaggi che, immersi nel silenzio, creano nell’osservatore un particolare stato d’animo che inevitabilmente porta a pensare alle città di oggi, a fare certi confronti e a subire il fascino della dolce, silente armonia che emana dalle sue tele dense di note nostalgiche di poesia in colore”.
Sabatino Tarquini: nato a Prata D’Ansidonia nel 1889 e morto a Roma nel 1981, inizia a frequentare a 12 anni, a L’Aquila, la Scuola d’Arte e Mestieri, diretta da Teofilo Patini. Fu proprio quest’ultimo, stimandolo per le sue qualità, che lo aiutò a entrare in uno dei più noti e prestigiosi istituti d’arte della Capitale, la Scuola preparatoria alle arti ornamentali. Poco interessato agli studi tradizionali, Tarquini amava applicarsi nel disegno, nel lavoro d’intaglio, nella decorazione sul legno. Dopo una breve esperienza parigina, che influì profondamente nella maturazione della sua personalità artistica, rientrò a Roma, dove si trasferì definitivamente nel dicembre del 1930, richiamato dalla possibilità di esercitare la professione di decoratore. Oltre 250 le opere pittoriche realizzate, ma anche sculture in bronzo e marmo, lavori di intaglio e di ornato a stucco, bozzetti, studi preparatori e diversi monumenti ai caduti che gli furono affidati da vari comuni subito dopo il conflitto mondiale. Scultore, pittore di qualità e notevole intagliatore, affascinato dai grandi temi della classicità, dall’arte ellenica e da quella rinascimentale, coltivò molteplici interessi e seppe nutrirsi delle espressioni migliori della cultura nazionale e internazionale del suo tempo.
Elio Tosti: romano, classe 1962, dopo gli studi classici, si diploma in pittura all'Accademia di Belle Arti (1988). Presente in diverse mostre collettive, partecipa, nel 1993, alla Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea di Calcata, curata da Paolo Portoghesi. Intanto organizza personali presso il Teatro La Scaletta di Roma, l'associazione culturale Metafora verde, nei locali dell'Azzurro Scipioni di Silvano Agosti. Segue un periodo di pura ricerca, nel quale Tosti preferisce dedicarsi esclusivamente all'individuazione di un percorso artistico sempre più personale. La pittura ad olio è la tecnica che predilige, all'inizio, per esplorare i confini del figurativo, declinandolo via via in forme sempre più oniriche. Poi, attraverso l'aggiunta di tecniche miste, tra le quali l'acrilico, gli smalti e l'uso del dripping, abbandona i canoni del formale per individuare luoghi pittorici sempre più difficilmente definibili, paesaggi interiori nei quali la figura diviene puro segno quasi primitivo, e i colori delineano codici mobili quasi a suggerire linguaggi segreti capaci di movimento e ritmo. Di lui hanno detto: “Elio Tosti cerca di trovare l’invisibile che scorre fra quegli stessi atomi, come fossero i corsi d’acqua che separano le case di Amsterdam, o ancora i fiumi di cioccolata che si muovono dentro “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton. Come se la sua più recente pittura fosse una ricerca “liquida” di ciò che l’occhio vede senza avere il coraggio di guardare per davvero”. (Marco Lombardi)