Carpaccio Vittore e Benedetto. Da Venezia all’Istria

Informazioni Evento

Luogo
PINACOTECA COMUNALE - PALAZZO SARCINELLI
via XX Settembre, 132 , Conegliano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì, mercoledì e giovedì 9.00 - 18.00
venerdì 9.00 - 21.00
sabato e domenica 9.00 – 19.00
chiuso il lunedì

Vernissage
06/03/2015

ore 18 su invito

Contatti
Email: valeria.regazzoni@gmail.com
Sito web: http://www.mostracarpaccio.it
Biglietti

Intero € 10,00 Ridotto € 8,00: studenti, adulti over 60 anni, convenzioni, Ridotto € 7,00 euro: gruppi da 10 a 25 persone Ridotto scuole € 4,00

Artisti
Vittore Carpaccio, Benedetto Carpaccio
Curatori
Giandomenico Romanelli
Uffici stampa
CIVITA TRE VENEZIE
Generi
arte antica

Dopo la grande mostra del 1963 a Palazzo Ducale a Venezia, il felice ritorno dell’ultimo sorprendente Carpaccio e la scoperta del figlio Benedetto.

Comunicato stampa

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dal Comune di Conegliano e da Civita Tre Venezie, con la partecipazione della Regione Veneto, e con il patrocinio della Provincia di Treviso, la mostra è il secondo appuntamento del ciclo progettato da Giandomenico Romanelli a Palazzo Sarcinelli. La volontà del curatore e del comitato scientifico di cui fanno parte Luca Caburlotto, Giovanna Damiani, Augusto Gentili e Marica Mercalli, è quella di indagare e illustrare gli ultimi dieci anni di attività di Vittòre Carpaccio (dal 1515 al 1525 ca.), considerato il più grande narratore, ‘teatralizzatore’ e vedutista ante-litteram della pittura veneziana, anni che sono segnati da una importante svolta nella sua poetica.
In mostra capolavori di grandissima qualità e originalità, dipinti celebri da ritrovare come il San Giorgio che lotta con il drago di San Giorgio Maggiore, la Pala di Pirano, il Polittico da Pozzale del Cadore, o la particolarissima Entrata del podestà Contarini a Capodistria che, nella prospettiva adottata, consente allo spettatore un insolito e realistico sguardo sulla città; opere da riscoprire come le clamorose Portelle d’organo dal Duomo di Capodistria o il bellissimo Trittico di Santa Fosca ricomposto per la prima volta dopo cinquant’anni, in collaborazione con Permasteelisa Group, da Zagabria, Venezia e Bergamo in occasione della mostra; e ancora dipinti da scoprire, di fatto mai visti, come la novità assoluta del Padre eterno tra i cherubini da Sirtori, (Lecco). Circa cinquanta opere tra dipinti, pale d’altare, disegni, documenti, stampe.
Carpaccio era stato l’interprete (con Gentile Bellini, Basaiti e altri colleghi) di un gusto e di una sensibilità che nascevano e rispondevano alle esigenze di auto-rappresentazione e auto-celebrazione del considerevole ceto dei professionisti, mercanti, artigiani, pubblici funzionari e le Scuole (grandi e piccole) erano il luogo in cui tale ceto trovava la sua esplicitazione più compiuta e fortunata. Qui Carpaccio idealizzava il mondo veneziano in una visione e in una rappresentazione sospese tra realismo e utopia, tra documentazione e seducente favola letteraria. E’ il mondo elegante e sognante delle storie di Sant’Orsola, dei successi di san Giorgio sul drago, della vita cenobitica del grande saggio Girolamo. La rottura di un equilibrio che appariva perfetto si gioca a cavallo tra XV e XVI secolo: le guerre, le crisi politiche, i contrasti religiosi fan sì che tramonti una stagione e se ne affermi un’altra, più dolorosa e concitata, più laica e spregiudicata, più spericolata e libera nella stessa ricerca e trasformazione dei linguaggi dell’arte. Compaiono sulla scena artistica nuovi protagonisti: da Giorgione a Tiziano, dal Lotto a Pordenone a Sebastiano del Piombo. Carpaccio affronta il secolo nuovo sottoponendo anche il proprio linguaggio ad una sorta di prova, di affinamento, di verifica. La nostra mostra insegue Vittore in questa ricerca che appare talvolta drammatica, in questo viaggio interiore tormentato ma anche liricamente poetico. Un viaggio che segue il pittore nello spostamento del suo centro d’interesse dalla capitale al territorio, quindi verso il confine orientale della Repubblica, verso quell’Istria amatissima e luminosa che sarà per altro presto investita dal vivificante ciclone della Riforma.

Questa mostra è il risultato di una feconda collaborazione tra il pubblico e il privato, enti, istituzioni, aziende, associazioni che credendo nella cultura l’hanno sostenuta, come la Camera di Commercio di Treviso, Treviso Glocal, Ascom, Permasteelisa, Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG, Ascotrade e il Gruppo SAVE.
Accompagnerà la mostra un catalogo edito da Marsilio Editori.

Itinerario d’arte nel territorio al tempo di Carpaccio

Palazzo Sarcinelli è nel cuore di Conegliano e Conegliano è nel cuore di un territorio ricchissimo di arte e di storia. La mostra di Carpaccio può essere l'occasione per scoprirne i tesori nascosti e per apprezzare l'unicità di quello che a ragione è stato definito un grande museo a cielo aperto.
I visitatori sono quindi invitati, a corredo e completamento del percorso dentro la mostra, a intraprendere un breve viaggio affascinante nella cultura artistica al tempo di Carpaccio su una terra che conserva e svela testimonianze ineguagliabili di quell'arte e di quella cultura, crocevia di correnti culturali, letterarie, artistiche; luoghi d'incontro tra pietà popolare e dottrina 'alta', di pensiero filosofico e sapienza contadina; di tradizioni e di accoglienza, di curiosità per lo straniero e di ospitalità per il pellegrino.
Un itinerario che può essere come un girovagare tra i gioielli di famiglia, un curiosare tra capolavori celeberrimi e i segni sommessi di piccoli maestri.
Da Conegliano, che dispiega le sue eccellenze d'arte nel Duomo, nella Scuola dei Battuti e nelle sue varie chiese, si può passare a Susegana e scegliere la strada per Treviso inseguendo le tracce di Tiziano, Lorenzo Lotto, Pordenone, Savoldo; oppure dirigersi verso Vittorio Veneto (le antiche Ceneda e Serravalle) per ritrovarsi ancora con Tiziano, dopo essere transitati accanto al lago di Revine e all'appartata Cison di Valmarino località tutte che celano maestri del calibro di Cima, di Francesco da Milano, di Andrea Previtali.
Rivolgersi poi alla volta di Asolo e Castelfranco per restare rapiti dalla grandezza di Giorgione e, ancora, di Lorenzo Lotto. Ma non minori sorprese riserverà la strada verso Feltre e Belluno, con l'austerità dei loro meno noti ma non meno interessanti maestri per ritrovarsi a Pieve di Cadore, culla dell'immenso Tiziano.