Elio Ciol – Gli adoratori della croce

Informazioni Evento

Luogo
MUSEC - MUSEO DELLE CULTURE
Riva Antonio Caccia 5, 6900 , Lugano, Switzerland
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Il Museo è aperto tutti i giorni dell'anno a eccezione dei Lunedì e di due festività natalizie.
Durante il periodo natalizio il museo ha orari di apertura particolari:
31 dicembre 2014 10.00 - 16.00
1 gennaio 2015 14.00 - 18.00

Giorni di chiusura annuali
24 e 25 dicembre 2014

Vernissage
03/03/2015

ore 18,30

Biglietti

Tariffa intera Chf 12.- Tariffa ridotta Chf 8.- (AVS, AI, Lugano card, Tessera Agip Plus, Tessera di soggiorno, Touring Club Italiano, giovani 17-25 anni)

Artisti
Elio Ciol
Generi
fotografia, personale

La mostra racconta l’affascinante cultura degli Armeni attraverso le croci che essi hanno scolpito nella pietra per secoli, in un’ossessione del dettaglio e della ripetizione che mira all’eternità, e che le foto di Ciol restituiscono a meraviglia.

Comunicato stampa

L'esposizione, che sarà allestita al secondo piano dell'Heleneum, presenta oltre 76 raffinate fotografie in bianco e nero realizzate da Elio Ciol che da sessant'anni indaga con passione paesaggi e architetture. La mostra racconta l'affascinante cultura degli Armeni attraverso le croci che essi hanno scolpito nella pietra per secoli, in un'ossessione del dettaglio e della ripetizione che mira all'eternità, e che le foto di Ciol restituiscono a meraviglia.

Indiscusso maestro della fotografia italiana, Elio Ciol ha compiuto nell'autunno del 2005 un viaggio per molti versi raro.
Un intenso, meditato, viaggio spirituale attraverso i segni di un paesaggio e di una civiltà architettonica, quella tradizionale armena, che hanno trovato un legame profondo con la sua cultura visiva e con la sua esperienza umana.
Gli Adoratori della Croce sono i testimoni dispari e invisibili della storia millenaria di una comunità che, isolata tra Oriente e Occidente, ha radicato la propria identità nel Cristianesimo, nella pietra grigia scolpita, più che dalle mani degli scalpellini, dall'inesausta ricerca di una religiosità collettiva capace di ricondurre a un'unitarietà le aspettative spesso disattese della Storia.
Un ritratto lirico, giocato nell'esaltazione del contrasto fra luce e ombra, a raggiungere una pienezza espressiva che sintetizza nell’«assenza» dell'umano l'amore per il Creato e la forza della Fede.