Paint!
Un excursus sulle diverse modalità espressive nell’utilizzo della pittura attraverso il lavoro di dodici artisti nati fra gli anni ’60 e ’70.
Comunicato stampa
Secondo appuntamento con le collettive di Guidi&Schoen: dopo “SHOOT!”, percorso espositivo interamente dedicato ai diversi linguaggi della fotografia contemporanea, s’inaugura il 6 marzo 2015 “PAINT!”, un excursus sulle diverse modalità espressive nell'utilizzo della pittura attraverso il lavoro di dodici artisti nati fra gli anni '60 e '70. Gli artisti, 8 italiani e 4 stranieri, sono: Kristin Baker (1975 Stamford | Stati Uniti), Andrea Chiesi (1966 Modena), Roberto Coda Zabetta (1975 Biella), Fulvio Di Piazza (1969 Siracusa), Davide La Rocca (1970 Catania), Davide Nido (1966 Senago MI – 2014 Pavia), Hans Op de Beeck (1969 Turnhout | Belgio), Paul P. (1977 Hamilton – Canada), Robert Pan (1969 Bolzano), Alessandro Papetti (1958 Alba), Cristof Yvoré (1967 Tours | Francia – 2013), Corrado Zeni (1967 Genova).
La mostra mette a confronto alcune delle personalità più interessanti in campo internazionale e italiano, offrendo una panoramica sui diversi modi di dipingere nel senso più allargato del termine, dal tradizionale olio su tela fino alle tecniche più sperimentali. Come nel caso degli italiani Robert Pan, che utilizza innumerevoli strati sovrapposti e cromaticamente variegati di resina, e Davide Nido, i cui “pilloli”, sono invece formati da gocce di colla di dimensione decrescente sparate a caldo sulla tela.
Anche il lavoro di Kristin Baker mescola supporti e tecniche per creare composizioni fatte di sovrapposizioni cromatiche in bilico fra astrazione e figurazione. Pittura a olio su tela invece quella di Davide La Rocca, che guardando al divisionismo dialoga con le tecniche dell’immagine fotografica, elettronica e digitale, trasferendo nei suoi lavori fermo-immagine di film e video.
Forte e interessante è il contrasto tra l’avvolgente horror vacui del siciliano Fulvio Di Piazza che utilizza un’estetica quasi surrealista per dare forma alle inquietudini contemporanee sul tema dello sfruttamento delle risorse naturali e la metafisica del quotidiano di Cristof Yvoré, nella quale elementi presi dalla quotidianità vengono trasferiti su tela attraverso strati sovrapposti di colore dalle tonalità neutrali.
Risalgono agli anni ’90 le prime ricerche sul paesaggio contemporaneo degli italiani Andrea Chiesi e Alessandro Papetti, entrambi affascinati dai temi dell’archeologia industriale, dalle periferie, dalle fabbriche abbandonate. Papetti approfondisce la sua ricerca attraverso pennellate frenetiche e pastose, Chiesi traccia la testimonianza della trasformazione del paesaggio come riflesso della nostra esistenza e di una memoria storica con risvolti sociali attraverso una pittura quasi fotografica, spingendo la prospettiva oltre una soglia che pare infinita. Per Hans Op de Beeck la pittura è uno dei molti strumenti utilizzati. I suoi paesaggi, resi quasi impenetrabili da una coloritura innaturale e neutra, indagano e ricreano una realtà malinconica e indefinita.
La figura umana diventa invece protagonista nei dipinti di Corrado Zeni, Paul P. e Roberto Coda Zabetta. Zeni affolla le sue composizioni di persone che disperse su uno sfondo bianco sembrano cercare un’identità perduta nel continuo scorrere della quotidianità. Nelle piccole e delicate tele di Paul P. i profili di giovani figure maschili sembrano parlare di sogni, attese e speranze. Ritratti sono anche quelli di Roberto Coda Zabetta ma, sfigurati dal colore materico e dalla pennellata gestuale, raccontano storie di rabbia e inquietudine