Wilmer Herrison – Ut omnes unum sint
Wilmer Herrison, artista venezuelano, vive tra Parigi e l’Italia, ha scelto di esporre a Roma a seguito di un percorso di studio e approfondimento che lo ha portato nella capitale.
Comunicato stampa
Wilmer Herrison, artista venezuelano, vive tra Parigi e l'Italia, ha scelto di esporre a Roma a seguito di un percorso di studio e approfondimento che lo ha portato nella capitale.
L'artista sviluppa una tecnica del tutto particolare con la quale trasferisce sulla tela la sua spiritualità e la sua ricerca di chi e che cosa muove il mondo che ci circonda. Edgar Gonzales suggerisce “nei quadri recenti la linea separa, incornicia, configura, costeggia tutto sulla tela, frammentandosi in strutture formali e cromatiche sequenziali, le quali, in funzione della prospettiva dello spettatore, danno vita a una profondità di piani infiniti”. Il forte credo cattolico spinge Wilmer Herrison a trasferire nei suoi dipinti una visione spirituale dove gli effetti ottici ci restituiscono infiniti piani prospettici.
La scelta del luogo dell'esposizione è legata al desiderio di “incontro” che Wilmer Herrison sviluppa lungo tutto il suo percorso, di uomo e artista, incontrando e confrontandosi con culture diverse.
inaugurazione: 14 marzo, ore 17
orari: 10 - 13 e 14 - 18 giorni di apertura: Lunedì – Venerdì
luogo: Pilgerzentrum
via del Banco di S. Spirito, 56 - Roma
www.pilgerzentrum.net
Wilmer Herrison
testo a cura di Gérard Xuriguera
Se il dipingere richiama solo l'artista stesso, più precisamente, la sua vita e il suo percorso, si procede lungo una realtà nascosta nell'intimo di ognuno, che deriva dalle esperienze che ha l'artista durante l'infanzia, l'adolescenza fino alla maturità.
L'inconscio riflette il passato, una memoria, una cultura, un'identità, che forgiano lo spirito di un'opera.
Nato a Maracaibo, Venezuela, e trasferitosi da dieci anni in Europa, Wilmer Herrison prima ha sperimentato la prosperità di una terra ospitale, e poi la difficoltà agonizzante di essere in un paese lacerato e martoriato. Nata da uno slancio precoce in un contesto familiare illuminato, la sua pittura incarna un'avventura personale, accompagnata dai suoi incontri con le culture amerindie e europee che hanno alimentato il suo vocabolario e rafforzato il proprio senso di appartenenza, senza alterare le radici. Vocabolario pittorico risolutamente rivolto verso una gamma infinita di sfumature di geometrie a volte allusivo, che al di là di ogni naturalismo interseca l'esuberanza della vegetazione tropicale, le configurazioni di architettura coloniale o i riflessi del lago di Maracaibo, Wilmer Herrison reinterpreta con la sua cifra stilistica una sintassi materiale in senso platonico di orientamento ideale ad una bellezza indipendente.
Utilizza la trama della tela inventando e costruendo una maglia regolare: quadrata, rettangolare, a triangoli, costruendo nuove prospettive. Con questo approccio a volte volubile a volte misurato con moderazione e senso del limite quasi impalpabile, non delinea nessun profilo, nessun soggetto riconoscibile. Lascia intravedere, se non immaginare i resti fuori dalla città industriale, le tracce sparse di attività petrolifere, come le reti interconnesse e interstiziali lineari che la struttura, assorbe ed integra nell'organizzazione in compartimenti stagni.
Dalla forma al simbolo o viceversa qui ingegnosamente accoppiato, questi lavori popolati da linee verticali, orizzontali o oblique, sono generalmente divise da una linea mediana che sembra definire il piano del cielo, oppure sono arterie recise gli strati della superficie, o suggeriscono altre ipotesi, come ad esempio l'acqua e i suoi riflessi, o luci lampeggianti di una città immaginaria, ma nel complesso il nostro campo visivo mantiene queste possibili equivalenze, prendendo in considerazione i codici pittorici.
Pertanto, l'approccio dell'artista venezuelano rivendica legittimamente forme regolari, e concepisce la trasgressione all'ortodossia. Rifugge la siccità formale della scrittura costruttivista, tanto per l'unicità delle sue strutture, che, grazie all'uso del colore mediato dalla luce. L'illusione retinica, le modificazioni ottiche da vertigine, usate anche da molti suoi connazionali che l'hanno issato a bandiera. La stabilità prevale in queste aree, nonostante la confusione di linee e di cromatismo. Secondo i principi della Gestalt Wilmer Herrison lavora tra il sensibile e l'intelligibile.
Ora tra la moltiplicazione delle vibrazioni e i contrappunti delle geometrie stabilizzatrici sta emergendo un equilibrio più tonico che grave misurato nelle infrastrutture dipinte con sovrapposizioni nervate.
Incredibile meticolosità come un sogno ad occhi aperti dove l'orafo rivela qualcosa di ossessivo sul telaio, dove i ritmi ovattati sono giustapposti a tensioni differenziali e colori contrastanti in una espansione discreta.
Wilmer Herrison lavora con il bordo del coltello quasi tessendo la tela, tali composizioni accuratamente tessute a mano, senza l'uso di strumenti tradizionali come il pennello, richiedono un'attenta disciplina, calma interiore, per togliere dal troppo pieno e giocare con le proporzioni, dando alla tela nuova vita.
Infine, ricordiamo che l'arte è essenzialmente una proiezione. Il cammino del giovane Wilmer Herrison esprimere la sua intimità e pensiero. La sua affermazione "Il mio paese è la mia casa", è anche la storia del suo lavoro.