Cacciatori di pietre fra Torino e Berlino
In mostra lo sviluppo degli studi classici in Piemonte attraverso l’analisi del rapporto fra il berlinese Theodor Mommsen, massimo storico dell’antichità del XIX secolo, e l’architetto e archeologo torinese Carlo Promis.
Comunicato stampa
Nell’anno dedicato alla cultura tedesca – l’offerta culturale torinese per l’EXPO è impreziosita dalla ricca agenda di iniziative ed eventi promossi all’interno del programma Torino incontra BERLINO – la Biblioteca Reale ospita ‘Cacciatori di pietre fra Torino e Berlino’.
In mostra lo sviluppo degli studi classici in Piemonte attraverso l’analisi del rapporto fra il berlinese Theodor Mommsen, massimo storico dell’antichità del XIX secolo, e l’architetto e archeologo torinese Carlo Promis
INAUGURAZIONE: LUNEDI’ 30 MARZO ORE 17 – PIAZZA CASTELLO 191 - TO
COMUNICATO
Perché l’illustre Theodor Mommsen, accademico delle scienze di Berlino, padre del diritto romano e politico di punta nella Germania di Bismarck, quasi ogni anno in primavera scendeva a Torino e si sistemava in casa di Carlo Promis, professore di architettura? Che cosa lo spingeva a compiere faticose gite nelle campagne cuneesi con il treno, il calesse, a piedi, da solo o in compagnia di oscuri parroci di campagna e di studiosi di antichità locali?
La passione per l’epigrafia, per quel patrimonio di iscrizioni lasciate dagli antichi romani anche sul territorio piemontese, così importanti per conoscere le abitudini, i costumi, la politica, l’economia, la devozione del mondo romano. Per questo, negli anni Sessanta-Ottanta del XIX secolo, Mommsen aveva bisogno di vedere di persona i monumenti antichi, dispersi nelle campagne e nelle collezioni private, nei salotti e nelle stalle, e aveva soprattutto bisogno di un sostegno logistico per muoversi in una regione sconosciuta.
Una storia raccontata dalla mostra “Carlo Promis e Theodor Mommsen, Cacciatori di pietre fra Torino e Berlino”, curata da Silvia Giorcelli Bersani dell’Università di Torino e aperta alla Biblioteca Reale dal 31 marzo al 26 giugno 2015. Un’occasione per rivivere la storia della nascita in Piemonte delle collezioni di epigrafi romane attraverso un’eccezionale raccolta di opere manoscritte e a stampa che testimoniano l’evoluzione degli studi sull’antichità in Piemonte fra il XVI e il XIX secolo. Protagoniste anche le lettere tra Mommsen e Promis che consentono di ricostruire la metodologia di ricerca di questi ‘cacciatori di pietre’ del XIX secolo.
Tra le testimonianza più preziose, inoltre, una notevole, e pressoché inedita, collezione di epigrafi cristiane, la splendida iscrizione di un soldato britanno, per la prima volta esposta a Torino, e altre lapidi del Museo di Antichità che furono al centro dell’attenzione di Mommsen e di Promis.
Mommsen – al quale si deve la più grande raccolta di epigrafi romane mai realizzata, il Corpus Inscriptionum Latinarum il cui volume V,2 (1877) è dedicato alle epigrafi romane piemontesi - aveva una grande ammirazione per Torino: la definiva “la capitale degli studi seri” e ne lodava le biblioteche, gli archivi, i musei, l’Accademia delle Scienze. Grazie a Mommsen, Torino fu proiettata in una dimensione europea che ne fece davvero una capitale culturale capace di confrontarsi con altre; la cultura intesa come riscoperta della proprie origini antiche e ricostruzione di un passato lontano fu uno strumento per acquisire e rafforzare anche un percorso di unificazione politica. Da allora molto è cambiato: la tecnologia consente operazioni un tempo impensabili (il rilievo con laser scanner, l’elaborazione digitale delle immagini, le banche date). Ma, ora come allora, la ricerca delle epigrafi mantiene un suo tratto ‘militante’: nonostante i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia, occorre ancora andare alla ricerca delle epigrafi nascoste.L’esposizione è realizzata con il sostegno di Città di Torino, Compagnia di San Paolo, Accademia delle Scienze di Torino, Università di Torino, Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Archivio di Stato di Torino, Museo Civico di Cuneo, Biblioteca del Seminario di Asti e Ospizio del Gran San Bernardo.