Ana Mazzei – Speech about the Sun
Prima personale in Italia dell’artista Ana Mazzei, dal titolo “Speech about the Sun”.
Comunicato stampa
Il giorno mercoledì 8 aprile, dalle 18 alle 21, la galleria Davide Gallo ha il piacere di presentare la prima personale in Italia dell’artista Ana Mazzei, dal titolo “Speech about the Sun”.
Nata a San Paolo del Brasile nel 1980, Ana Mazzei nel suo lavoro spazia attraverso media e materiali: installazioni audio, video, oggetti in cemento, legno, feltro, alla ricerca di forme che siano sempre più allusive, anziché rappresentare oggetti dall’identità apertamente dichiarata. Un rapporto con la percezione, che pone lo spettatore nella condizione di dover interpretare l’oggetto, più che leggerlo o decodificarlo. Ad Ana Mazzei interessa l’arte per l’arte… la combinazione degli elementi, lo spostamento quasi impercettibile di un oggetto rispetto ad un altro, l’ambiguità della forma, una certa combinazione cromatica, o l’assenza del cromatismo, nel nero, nel grigio, nella superficie della materia lasciata nuda, senza vernice. Però, al visitatore che deve necessariamente trovare un filo narrativo, possiamo eventualmente suggerire il seguente.
Prendendo spunto dal libro di Giulio Camillo sul teatro della memoria, Ana Mazzei individua forme che riescono a stimolare nell’osservatore l’immaginazione creativa, rendendo così meno incolmabile la distanza tra il pensiero umano, e il ricordo di quel mondo delle idee da cui tutto, secondo una certa tradizione, deriverebbe. “Io penso ad oggetti che possano raggiungere la storia in espansione del pensiero divino. La mente e la memoria dell’uomo ora è divina, avendo i poteri di cogliere la più alta realtà, attraverso un’immaginazione resa attiva.” Come l’artista dice. Seguendo una triplice disposizione: a terra, a parete, e su piedistalli, gli oggetti, a seconda della collocazione, dichiarano la loro appartenenza, se alla terra, al cielo, o se in quella dimensione intermedia che rende possibile la loro metamorfosi.
Da un punto di vista dello stile, le opere di Ana Mazzei sono di una pulizia formale estrema, quasi spiazzante, mentre, concettualmente parlando, nella loro natura allusiva si presentano come oggetti dal forte valore simbolico. Nello spazio della mostra, l’artista le dispone come attori sullo “stage” di un teatro. Indicano un percorso all’indietro, verso gli archetipi culturali che caratterizzano la civiltà del nuovo mondo, una civiltà nata dai viaggi e dalle esplorazioni dei “conquistadores”, e costruita sulla distruzione delle civiltà autoctone precedenti. “Il mio interesse nelle pratiche spirituali si è sviluppato in parallelo con la scoperta delle antiche culture indigene. Ciò contribuisce, in molti miei lavori, al loro senso di trasmutazione e metamorfosi.” Di nuovo, parole di Ana Mazzei.
Ecco che compaiono oggetti dai lineamenti precolombiani, strutture geometriche che alludono alle strumentazioni di quei naviganti che scoprirono e invasero il Sud America. Un viaggio all’indietro nella memoria dunque, attraverso stanze e luoghi, come un teatro rinascimentale, raccontato mai in modo descrittivo, sicché per Ana Mazzei mi sembra possa essere calzante quello che Alice Munro, in un suo racconto, dichiara di se stessa: “Pensai… al lavoro a cui volevo dedicarmi, più simile ad una mano che acciuffi qualcosa nell’aria che alla costruzione di storie.”
E in conclusione, non a raccontare storie, ambiscono gli oggetti di Ana Mazzei, e tutto quello che è stato qui scritto, può essere confutato dall’intimo disinteresse dell’artista al significato convenzionale dell’opera, a vantaggio di una sincera aspirazione a che l’arte parli solo ed esclusivamente di se stessa.
english version
On Wednesday, April 8, from 6:30 p.m. to 9 p.m., Davide Gallo is pleased to present the first solo exhibition in Italy of the artist Ana Mazzei, entitled "Speech about the Sun".
Ana Mazzei was born in Sao Paulo in 1980. Her artistic practice, ranges across media and materials: audio installations, videos, concrete, wood, and felt objects, looking for forms that are increasingly allusive, instead of representing objects with an openly declared identity. A relationship with the perception, that enables the viewer to interpret the object, rather than read it or decode it. Ana Mazzei is interested in art for art… the combination of elements, the almost imperceptible movement of an object in relation with another, the ambiguity of a shape, a certain chromatic combination, or rather the absence of chromatism, in black, in grey, in the surface of the material left bare, unpainted. However, to visitors who necessarily have to find a narrative thread, I shall suggest the following.
Taking inspiration from Giulio Camillo’s book about the theater of memory, Ana Mazzei identifies shapes that are able to stimulate the creative imagination of the observer, thus making less unbridgeable the distance between the human thought and the memory of that world of ideas from which everything derives, according to a certain tradition. “I think about objects that can reach the expanding history of divine thought. The mind and Memory of man is now divine, having powers of grasping the highest reality through an imagination made active”. As the artist says.
With a triple arrangement, floor, wall, and pedestals, according to their position, the objects reveal their belonging to the earth, to the sky, or to the intermediate dimension that makes their metamorphosis possible.
Stylistically, the works of Ana Mazzei have an extremely formal and clean design, almost surprising, while conceptually speaking, in their allusive nature, they appear as objects with a strong symbolic value. In the space of the exhibition, the artist arranges them as actors on the “stage” of a theatre; they indicate a backwards path towards cultural archetypes that characterize the civilization of the New World, a civilization founded on the travels and explorations of the “conquistadores”, and built on the destruction of the previous native civilizations. “My interest in spiritual practices, developed a parallel with discovery of ancient and indigenous cultures. This contribute to several works, concerning transmutation and metamorphoses.” Again, words by Ana Mazzei. As a consequence, objects with pre-Columbian features are shown, geometric structures that recall the instrumentation of those sailors who discovered and invaded South America. A memory-tour then, through rooms and places, like a Renaissance theatre, never recounted in a descriptive way, and for this reason Ana Mazzei is suitable for what Alice Munro declares about herself in one of her stories: “I thought…to the work I wanted to dedicate myself to, more similar to an hand that wants to catch something in the air, than to the construction of stories.”
Finally, the objects of Ana Mazzei do not aspire to tell stories, and all that was written above can be refuted by the intimate disinterest of the artist to a conventional meaning of the work, for the benefit of a sincere aspiration for art speaking only about itself.