Fabio Fonda – Palindromi
Un titolo sibillino, attinente la parola, la scrittura, il segno dunque nella sua potenziale reversibilità, nei cui termini secondo Fabio Fonda si può leggere il suo lavoro.
Comunicato stampa
Venerdì 10 aprile s'inaugura, alle ore 18.30, alla Lux Art Gallery, in via Rittmeyer 7/A, a Trieste, la mostra "PALINDROMI"di FABIO FONDA, presentata da Maria Campitelli.
Un titolo sibillino, attinente la parola, la scrittura, il segno dunque nella sua potenziale reversibilità, nei cui termini secondo Fabio Fonda si può leggere il suo lavoro.
Un lavoro incentrato sull'arte digitale ; il personal computer è per lui lo strumento fondante che genera le opere: lo schermo è la tela, o la carta, programmi speciali forniscono pennelli, in variatissime possibilità, e colorazioni in altrettante infinite sfumature. Una pittura cioè con mezzi elettronici. Ma il discorso non si ferma qui. Se la virtualità è il nodo essenziale della sua ricerca, ad esso si aggiungono altri pensieri che espandono il fondamento concettuale quanto meno a due integrazioni : la considerazione della storia, del passato da una parte e, per contro, la materialità, il gusto della confezione concreta in cui si traduce l'imput virtuale, contraddicendolo nella sua immaterialità.
Fonda infatti ama racchiudere i suoi lavori entro cornici precise e sofisticate, e prima delle cornici entro particolari pastpartout. E ama spingere l'immagine, ottenuta attraverso il P.C., in fondo, suggerendo una dimensione prospettica, staccandola dalla cornice secondo il procedimento della cosiddetta "cassetta americana". Un altro punto saliente nella produzione di Fabio Fonda, che diviene una costante culturale, è il riferimento alla gestualità. L'ispirazione gli viene da Hartung soprattutto, e da Scanvino, Licata... maestri del gesto, dell'impulso creativo che si sostituisce alla rappresentazione. Lo slancio, carico di energia percorre tutte le immagini da lui concepite. I lavori nascono da diverse modalità. Spesso da una fotografia, stravolta poi dal computer, su cui alla fine si depositano segni di pittura autentica in acrilico, rigorosamente stesi a spatola. Un percorso composito che richiama ed unifica realtà diverse. Oppure l'immagine può scaturire da un oggetto depositato sullo scanner o ancora dal semplice gioco di tavolozza e pennelli elettronici, senza alcun riferimento esterno. Il tutto si traduce poi su carta o su tessuto. Per quest'ultimo interviene a volte la tecnica quilt che è un completamento di cuciture, ben concreta e artigianale dunque, e che avviene con una diversa collaborazione. In questo modo le opere divengono "arazzi".
La mostra comprende tutte queste possibilità disegnando un quadro a tutto tondo delle molteplici, sorprendenti abilità tecniche che Fabio Fonda mette in gioco per ottenere risultati raffinati, sempre accattivanti nelle loro esplosive qualità cromatiche.