Paolo Baratella – sarà una risata che Vi / Ci seppellirà…
Organizzata in collaborazione con l’associazione culturale Carico Massimo, la retrospettiva dedicata a Paolo Baratella ripercorre i due decenni fondamentali della carriera di uno tra i più eversivi ed eterodossi artisti italiani del dopoguerra, capace di trasformare la pittura cosiddetta “di impegno”, reagendo alla pop art con una critica caustica della politica e della società dei consumi: un lavoro innovativo, ironico, sarcastico, ma anche profondamente drammatico e profetico
Comunicato stampa
Organizzata in collaborazione con l'associazione culturale Carico Massimo, la retrospettiva dedicata a Paolo Baratella ripercorre i due decenni fondamentali della carriera di uno tra i più eversivi ed eterodossi artisti italiani del dopoguerra, capace di trasformare la pittura cosiddetta "di impegno", reagendo alla pop art con una critica caustica della politica e della società dei consumi: un lavoro innovativo, ironico, sarcastico, ma anche profondamente drammatico e profetico; una terza via che bypassa Guttuso e Schifano, pensando a Pasolini, e si pone in bilico tra il grande schermo cinematografico e la grande pittura d'affresco, ma che soprattutto anticipa il cinema degli anni Settanta/Ottanta ed il Trash.
Paolo Baratella inizia la sua attività espositiva nei primissimi anni Sessanta a Milano, per girovagare poi tra Bonn, Parigi, Berlino, Barcellona, Basilea, Helsinki, Bruxelles, Mosca, New York, San Francisco, Toronto e Montreal. Negli anni Settanta lavora in stretto contatto con Giangiacomo Spadari, Fernando De Filippi e Umberto Mariani, formando un gruppo che, senza intenti di convergenze formali, rappresenta una delle più interessanti esperienze artistiche e culturali di quel tempo. Nel 1973 espone al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e nel 1974 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, mentre nel 1976 gli viene assegnata dal senato di Berlino la borsa del D.A.A.D. che darà luogo a una serie di importanti mostre nelle principali città tedesche. Baratella sviluppa la sua arte componendo vasti cicli pittorici ispirati al soggetto contemporaneo: vengono così realizzate serie di opere riunite sotto titoli significativi quali Cronaca di un mal di testa (1968), Come se mi alzassi e prendessi coscienza (1971), Vita morte e miracoli di Joe Ditale (1974), Toccata e fuga da/per il potere (1977), Bach Hotel (1980), Il 1984 & l‘officina ferrarese (1983), Oh specchio delle mie brame! (1985), Nel fertile abisso del buco nero (1986), Orfeo/Euridice (1987), Zarathustra: il viaggio di ritorno (1988), La parte mancante (1989/90), Fuga della scuola di Atene (1992), Achille e la tartaruga (1999), Nemici (2000/2003). Numerose sono le mostre in Italia, tra le quali meritano menzione le partecipazioni alla Biennale di Venezia del 1972, alla Biennale di Milano del 1974 e del 1994, alla Quadriennale di Roma nel 1986 e nel 1999 e alla Triennale di Milano del 1992. Tra le mostre antologiche si ricordano quelle alla Mudima di Milano e alle Gallerie Civiche di Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara nel 1995, a Palazzo Reale di Milano nel 1998, all’area esposizione Zona Servizi Territoriali di Castelfranco Veneto, alla Galleria Soave di Alessandria nel 2002 e a Palazzo Guasco di Alessandria nel 2003. Dopo aver insegnato per dieci anni alla Accademia di Brera di Milano, oggi Baratella vive e lavora a Lucca.