Dan Graham – A new work with curves
Mostra personale di Dan Graham con una project room dedicata a Mieko Meguro.
Comunicato stampa
Per cinquant'anni, Dan Graham ha analizzato il rapporto tra gli ambienti architettonici e i loro abitanti con una pratica che abbraccia: curatela, scrittura, performance, installazione, video, fotografia e architettura. La sua ricerca artistica si è imposta all'attenzione del pubblico con Homes for America (1966-1967), una sequenza di foto di sviluppo suburbano in New Jersey, accompagnata da un testo che intreccia economia, architettura e arte.
I padiglioni riflettenti, che inizia a disegnare già alla fine del 1970, lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Tra le ultime realizzazioni Two Way Mirror/Hedge Arabesque, 2014 presso All’Aperto, Fondazione Zegna, Trivero e Hedge Two-Way Mirror Walkabout all’Art’s Iris and B. Gerald Cantor Roof Garden del Metropolitan Museum di New York.
I padiglioni sono strumenti di riflessione, visivi e cognitivi, in bilico tra scultura e architettura ed evidenziano gli elementi voyeuristici del design nel mondo costruito. Graham stesso ha descritto il suo lavoro e le sue diverse manifestazioni come: “Forme geometriche abitate e attivate dalla presenza dello spettatore, [che producono] un senso di disagio e di alienazione psicologica, attraverso un costante gioco tra sentimenti di inclusione ed esclusione”. Tali opere d’arte dunque richiamano l'attenzione sugli edifici come strumenti di espressione, roccaforti psicologiche, segnali di cambiamento sociale, in definitiva sono prismi attraverso i quali visualizzare gli altri e noi stessi.
Comunicato stampa
Ancora una mostra con Dan Graham, ed anche per lui sono quarant’anni dalla prima, nel 1976. È vero che manca un anno ai quaranta esatti, ma insomma, non vedevo l'ora di festeggiare anche per lui, come già fatto con Giulio Paolini e Daniel Buren il rotondo anniversario. Ci sarà un nuovo padiglione, vecchie e nuove fotografie, modelli di padiglioni e una novità: Mieko Meguro.
Chi é Mieko? Un'artista giapponese che vive a New York, da poco diventata moglie di Dan. Questi potrebbero essere loro fatti privati, ma Mieko, da qualche tempo, ha preso a ritrarre Dan nei suoi momenti più quotidianamente domestici: un mito dell'arte d'oggi si lava i denti, si fa la barba, beve il caffè, legge un libro sdraiato sul letto con calzini a strisce colorate... Insomma, il Mito viene ricondotto alla sua dimensione umana. Donna Rachele a chi gli parlava in termini esagerati di suo marito, Benito Mussolini rispondeva: «Mò chi? C'la màcia?». Traduzione: «Ma chi? Quella macchietta?». E cosi Mieko "smonta" Dan, lo riporta giù dai piani alti dove dimora il Mito e ce lo porge negli atteggiamenti intimi, dove lei lo ha fotografato senza farsi vedere (ancora Dan che dorme in aereo con un salvacollo a forma di Panda...).
Insomma, anche per me che lo conosco bene da quarant’anni, un Dan dal volto umano, sceso da un piedestallo sul quale, per la verità, non é mai salito.
Massimo Minini
Dan Graham vive e lavora a New York. Molti importanti musei lo hanno celebrato con retrospettive: Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2009), Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino (2006), Museu Serralves, Porto, (2001), Museum of Modern Art, Oxford (1997), Van Abbemuseum, Eindhoven, (1993), Kunsthalle Berne (1983) e Renaissance Society, University of Chicago (1981). Tra le varie manifestazioni che lo vedono partecipe, ricordiamo documenta 5, 6, 7, 9 and 10 (1972, 1977, 1982, 1992, 1997). Tra le ultime realizzazioni spiccano: Two Way Mirror/Hedge Arabesque, 2014 presso All’Aperto, Fondazione Zegna, Trivero e Hedge Two-Way Mirror Walkabout all’Art’s Iris and B. Gerald Cantor Roof Garden del Metropolitan Museum di New York. La sua ricca carriera annovera famosi premi, come: Coutts Contemporary Art Foundation Award, Zurich (1992), French Vermeil Medal, Paris (2001) e American Academy of Arts and Letters, New York nel 2010.