A tavola con gli Etruschi di Marzabotto
Quando Fufluns vegliava sui banchetti. Dal prezioso vasellame d’importazione greca usato nei simposi alle stoviglie d’ogni giorno, dalle risorse alimentari alla lavorazione delle materie prime, un viaggio tra usi, costumi e rituali degli abitanti di Marzabotto di 2500 anni fa.
Comunicato stampa
Su tutto vegliava Fufluns, divinità degli alberi e della fecondità, signore del vino e del delirio mistico. Il suo regno, il simposio; la sua icona, una coppa da vino (kantharos).
Dionysos per i Greci, Bacco per i Romani, il più gaudente degli Dei testimonia quanto da sempre il cibo, al di là della sua funzione nutritiva, abbia espresso altri valori, simbolici e sociali.
Collegata al tema di Expo Milano, la mostra “A tavola con gli Etruschi di Marzabotto” illustra con reperti corredati da pannelli, didascalie e schede di sala, alcuni aspetti specifici dell'alimentazione degli etruschi: le risorse dell’ambiente, le modalità del consumo del cibo e i suoi aspetti simbolici collegati ai banchetti in onore dei defunti.
Lo straordinario bronzetto raffigurante Fufluns è il testimonial di un viaggio alla scoperta di un popolo raffinato descritto dagli antichi come godereccio e mondano, perennemente a tavola mentre stuoli di schiavi servono cibi succulenti versando vino in grandi coppe.
Il viaggio parte dalla terra, non a caso generosa come attesta la sezione dedicata alle risorse alimentari integrata da recenti studi paleobotanici. A Marzabotto si coltivavano orzo, farro e grano in quantità, si producevano fichi e legumi, si allevavano maiali e ovini, si cacciavano cervi e selvaggina, si importavano olio e vino.
Sulle tavole dei ricchi regnava l’abbondanza. I cuochi preparavano carne arrostita o bollita condita con salse a base di cereali, verdure e spezie. La carne, cibo di lusso il cui consumo era legato e precisi rituali, si mangiava con focacce, uova e verdure e il pasto era chiuso da frutta e dolciumi. Il vino era miscelato con acqua e insaporito con spezie, miele o formaggio grattugiato.
Il tutto servito in raffinato vasellame da mensa, piatti, vassoi e stoviglie addobbavano la tavola, il vino era attinto da grandi crateri e versato nei calici e nelle tazze dei singoli commensali.
Accanto ai vasi etruschi, la mostra concentra l’attenzione sui preziosi vasi attici decorati e sui servizi in bronzo poi deposti nelle tombe per consentire al defunto di banchettare nella sua nuova vita nell’aldilà. Vengono dalle necropoli di Kainua le ceramiche attiche e a vernice nera di VI-IV sec. a. C. tra cui spiccano crateri, kylikes (coppe) e uno straordinario kantharos bifronte con teste di menade e satiro.
Cuore della sezione dedicata al simposio sono le due sepolture di V secolo a.C. rinvenute nel 1969 a Sasso Marconi. Arricchite per l’occasione di pannelli che illustrano gli aspetti simbolici della complessa ideologia del banchetto dell'aldilà, le due tombe presentano corredi dotati di tutti gli elementi più significativi del servizio da vino, dalla ceramica attica ai grandi recipienti e utensili in bronzo.
Mutuato integralmente dalla pratica greca -salvo che per la presenza delle donne- l’adesione all’ideologia del banchetto è ampiamente attestata a Marzabotto nel suo valore simbolico, legato in particolare al culto di Dioniso, che si esprimeva nella ritualità della preparazione e del consumo del vino, e in intermezzi di musica, danza, poesia e giochi.
Oltre alle testimonianze della fine ceramica d’importazione, restano i contenitori come tazze e brocche in ceramica comune prodotte in abbondanza nei laboratori della città, usati nel quotidiano specie per il consumo del più tipico dei loro piatti a base di fava, piselli o ghiande.
Il percorso tra le varie sale del museo evidenzia l’uso dei diversi recipienti fittili di produzione locale, di forma chiusa o aperta, utilizzati per contenere o consumare alimenti liquidi e solidi. Alcune anfore commerciali venute da oltremare e una macina per il grano consentono di approfondire i temi dei prodotti d'importazione e della lavorazione delle materie prime mentre la presenza di pozzi e bacili (louteria) introducono alle modalità di sfruttamento domestico delle risorse idriche.
Al vino e alla sua divinità emblematica, Dionysos, è dedicata la vetrina della sala III contenente la statuetta in bronzo raffigurante Fufluns (il Dionysos etrusco) nudo e con il kantharos in mano, rinvenuta nell’Ottocento a Sasso Marconi, e alcuni vasi attici dalle necropoli della città etrusca di argomento dionisiaco
La mostra è inserita nel progetto Semi che l’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna dedica ai temi di Expo Milano 2015 mettendo in rete più di 100 musei e luoghi d’arte per dare vita a un racconto collettivo fatto di itinerari ed eventi speciali distribuiti su tutto il territorio regionale