Patrick Angus – First Sight
La vita di Angus, breve e travolgente, è stata interamente dedicata all’indagine delle relazioni umane attraverso la pittura e il disegno, come strumenti per restituire la realtà osservata tra la Los Angeles degli anni settanta e l’ ambiente gay newyorchese del decennio successivo.
Comunicato stampa
Loom Gallery è lieta di presentare First Sight, prima mostra in Italia dedicata alle opere di Patrick Angus, artista americano morto il 13 maggio del 1992 a soli 39 anni.
La vita di Angus, breve e travolgente, è stata interamente dedicata all’indagine delle relazioni umane attraverso la pittura e il disegno, come strumenti per restituire la realtà osservata tra la Los Angeles degli anni settanta e l’ ambiente gay newyorchese del decennio successivo.
La mostra presenta una selezione di tele a olio, disegni, acquerelli e inchiostri risalenti al periodo californiano; un corpo di lavoro che rappresenta solo una piccola parte della vastissima produzione di Angus. La selezione proposta, in particolare, è il frutto di un lungo e accurato lavoro di riscoperta dell’artista, sviluppato a partire dal 2012 da Fabio Cherstich, affiancato poi da Anna Siccardi nel 2014.
La volontà di strappare Angus a un oblio ventennale ha portato Cherstich a intraprendere molteplici viaggi tra l’Arkansas, in visita alla madre Betty Angus e New York, dove grazie alla testimonianza del collezionista e mentore Douglas B. Turnbaugh, è stato possibile ricostruire la vita e la produzione di Angus nella sua interezza ed eccezionalità.
Fist Sight permette di dare, appunto, un primo sguardo su questa straordinaria esistenza e produzione. Nelle grandi tele a olio il fulcro del lavoro è il ritratto: il tema omoerotico che esploderà successivamente nei lavori newyorkesi è qui ancora compresso, addomesticato, ma vibrante nei boys di Angus, nella potenza dei corpi e dei colori materici che immobilizzano la solitudine dei soggetti e dell’artista stesso.
I disegni losangelini, ai quali Douglas Blair Turnbaugh ha dedicato il libro “L.A. Drawings”, ritraggono scene quotidiane venate di humour e alienazione, strade affollate di personaggi grotteschi, dove elementi decorativi e interazioni umane si trovano spesso accostati in modo surreale.
Entrare oggi nell’opera di Patrick Angus significa non solo conoscere un grande esponente del realismo americano, ma anche fare luce su una stagione oscura e poco esplorata dell’arte contemporanea americana: il percorso interrotto di un’intera generazione di artisti falcidiata dall’Aids, in quello che viene chiamato il “silent holocaust”.
Il 2015 è l’anno della riscoperta di Patrick Angus. Una personale é stata organizzata a febbraio a Stoccarda dalla Galleria Thomas Fuchs, la serie degli “L.A. Drawings” sarà in mostra a giugno da Edward Cella a Los Angeles e in settembre il Regional Art Museum di Fort Smith ospiterà una grande retrospettiva dell’artista.
Anche il mercato sta rispondendo con entusiasmo crescente, e il suo lavoro, finora solo marginalmente conosciuto negli Stati Uniti, sta entrando velocemente in importanti collezioni europee.