Giuseppe Gabellone
Il progetto di Giuseppe Gabellone per BASE / Progetti per l’arte si concretizza nel gesto, semplice quanto pieno di significati, del voler spostare un elemento esterno dell’illuminazione pubblica all’interno dello spazio espositivo.
Comunicato stampa
BASE / Progetti per l'arte presenta mercoledì 20 maggio alle ore 18.30 il progetto da Giuseppe Gabellone ideato appositamente per l'occasione.
Il progetto di Giuseppe Gabellone per BASE / Progetti per l'arte si concretizza nel gesto, semplice quanto pieno di significati, del voler spostare un elemento esterno dell'illuminazione pubblica all'interno dello spazio espositivo. In questo modo Base, che è un luogo fondato da artisti che invitano altri artisti al fine di creare uno spazio di dibattito democratico sull'arte contemporanea e sul suo ruolo nell'attuale società del villaggio globale, sarà illuminato soltanto negli orari in cui sono attivi i lampioni comunali. Questo preciso atto progettuale – scultoreo, installativo, surrealista e duchampiano – è il mezzo che l'artista ha scelto per evidenziare la relazione intensa di contrasti tra l'arte contemporanea e la culla del rinascimento, ma anche e soprattutto il mezzo per far dialogare i due suoi disegni su carta - un intreccio di linee che compongono la scritta “Proteggi Giuseppe” – con l'opera del 1966 “Rosso, poema idroitinerante” di Maurizio Nannucci – una vaschetta di metallo smaltata di rosso riempita d’acqua su cui galleggiano dieci sfere, ognuna delle quali riporta una singola lettera, che compongono due volte la parola “rosso” – e l'intervento di Mario Airò dal titolo “Il mondo di rugiada è il mondo di rugiada, eppure, eppure...” del 1988, che consiste in un cappello di paglia sospeso al soffitto. “L'idea di inserire nella mostra queste due opere” afferma Gabellone nel descrivere il suo intervento per BASE “nasce da un’associazione poetica ai miei due disegni. Anche nell’opera di Nannucci, le lettere sono forme fluttuanti. La loro combinazione è legata al caso, al gioco, mentre il senso delle parole e della frase che compongono resta un’idea nello spettatore. Per il lavoro di Airò, invece, ho sempre associato quel cappello al soffitto e ad un colpo di vento. Adesso lo vedo anche come una specie di segno celeste in risposta al più terreno “Proteggi Giuseppe”, che suona invece come uno scongiuro.” Le due opere in questione scelte da Gabellone corrispondono per coincidenza alle opere di esordio di Airò, ma anche di Nannucci, e sempre per coincidenza questi due artisti fanno parte del collettivo di Base. Le coincidenze, naturalmente, sono sempre da cercare o da predisporre e in questo caso corrispondono all'esigenza di Gabellone di riflettere sull'idea di collaborazione e sul voler praticare un approccio artistico al di fuori di un soggetto/immagine specifico.
Giuseppe Gabellone (Brindisi, 1973, vive e lavora a Parigi) inizia i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna proseguendoli all’Accademia di Brera a Milano fino al 1995. La mostra collettiva “We are moving”, nel 1994, allo spazio Viafarini a Milano, raggruppa alcuni studenti che daranno vita al cosiddetto gruppo di Via Fiuggi. Gabellone è uno dei protagonisti di questo spazio di vita e lavoro che attirerà l’attenzione del mondo dell’arte milanese negli anni '90, rappresentando un importante cambiamento generazionale. Nel suo lavoro, Gabellone, esplora la relazione tra scultura e fotografia, tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio. Se negli anni dei suoi esordi il lavoro dell’artista ha instaurato una profonda relazione con l’eredità dell’Arte Povera e della scultura post-minimalista – soprattutto nel modo di concepire la scultura come campo di energia, di trasformazione e di temporalità – negli anni più recenti il suo lavoro si è caratterizzato per un sempre più spiccato sperimentalismo tanto sui materiali quanto sull’invenzione iconografica. Tra la fotografia e i materiali della scultura si stabiliscono altre forme di relazione basate sulla capacità di entrambi i media di registrare e conservare tracce dello scorrere del tempo, da una parte attraverso l’impressione della luce e, dall’altra, attraverso la sensibilità delle superfici. Nel suo lavoro Gabellone pone in dialogo astrazione e figurazione, tattile e visivo, naturale e artificiale, iper-realismo e decorazione, accrescendo la relazione tra le qualità tattili di un’immagine e il suo esistere in un altrove privo di fisicità. Giuseppe Gabellone ha preso parte a numerose mostre collettive internazionali come le Biennali di Venezia (1997 e 2003), di Lione (2003), di Sidney (1998) e di Santa Fe (1997) e alla Documenta di Kassel (2002). Sue mostre personali sono state organizzate da istituzioni come la GAMeC di Bergamo (2013), il Domaine de Kerguéhennec di Bignan (2008), il Museum of Contemporary Art di Chicago (2002) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (2000). Le sue opere sono state esposte in istituzioni come il Kunstmuseum Lichtenstein, il Centre Pompidou di Parigi, il Museu Serralves di Oporto, lo Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst di Gent, il Bonnefanten Museum di Maastricht, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, Radical Tools, Koo Jeong-A, Christian Jankowski, che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Martin Creed, Rossella Biscotti, Saadane Afif, Jirí Kovanda, Clemens von Wedemeyer, Daniel Buren, Thomas Saraceno, Patrick Tuttofuoco, Roman Ondak, John Armleder, ...
L’attività è promossa e sostenuta dagli artisti fondatori / con il contributo dell’associazione BASExBASE / OAC Osservatorio per le Arti Contemporanee / Cassa di Risparmio di Firenze.