Pistoia – Dialoghi sull’uomo 2015
In programma tre giornate con 23 appuntamenti nel centro storico di Pistoia: incontri, dialoghi, letture, spettacoli, proiezioni e passeggiate proposti con un linguaggio accessibile a tutti e rivolti a un pubblico ampio e intergenerazionale, interessato all’approfondimento culturale e sempre alla ricerca di nuovi strumenti e stimoli per comprendere la realtà di oggi.
Comunicato stampa
Dopo il successo ottenuto nella scorsa edizione con oltre 18.000 presenze, si terrà da venerdì 22 a domenica 24 maggio Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli (www.dialoghisulluomo.it).
In programma tre giornate con 23 appuntamenti nel centro storico di Pistoia: incontri, dialoghi, letture, spettacoli, proiezioni e passeggiate proposti con un linguaggio accessibile a tutti e rivolti a un pubblico ampio e intergenerazionale, interessato all’approfondimento culturale e sempre alla ricerca di nuovi strumenti e stimoli per comprendere la realtà di oggi.
“Le case dell’uomo. Abitare il mondo” è il tema della sesta edizione dei Dialoghi, che come sempre trattano un argomento di grande attualità e forte valenza socio-antropologica.
«Affrontare il tema dell’abitare significa riflettere con architetti, designer, filosofi, scienziati e naturalmente antropologi italiani e stranieri su cosa sia, cosa rappresenti, come stia cambiando la casa, in ogni sua accezione, e il nostro modo di “fare” casa» spiega Giulia Cogoli, direttrice dei Dialoghi «Abitare significa mettere assieme due forze contrastanti: una centripeta che porta all’intimità, ma anche alla chiusura delle porte e all’esclusione; e una opposta forza centrifuga che fa aprire porte e finestre in nome dell’accoglienza, del co-abitare, del convivere, ma che spinge lontano, incita a spostamenti, talvolta a migrazioni e nuovi nomadismi».
Gli incontri
Apre l’edizione 2015 la lezione inaugurale dell’antropologo Francesco Remotti, “Abitare, sostare, andare: ricerche e fughe dall’intimità”, che riflette sulle case degli esseri umani e sulla loro collocazione entro due poli: la socialità e l’intimità. Nell’alternarsi continuo tra l’uno e l’altro possiamo intravedere uno dei significati dell’abitare umano, oscillante tra il sostare “qui” e l’andare “altrove”.
Lo scrittore Giuseppe Scaraffia racconta delle case degli scrittori dopo la Rivoluzione francese. Con l’avvento della società di massa la vita degli intellettuali non si svolge più nei caffè ma torna all’intimità, con la riscoperta degli oggetti della casa, che diventano prismi attraverso i quali guardare se stessi e il mondo: come diceva Montesquieu, l’arredamento è uno stato d’animo.
L’ex calciatore e campione del mondo Lilian Thuram - che, emigrato in Francia dalla Guadalupa all’età di otto anni, ha scoperto solo lì cosa significa essere “nero” - ha maturato una profonda riflessione sulle diverse forme del razzismo e sulla possibilità di vivere insieme al di là delle differenze. Ne parla nell’incontro “Co-abitare: contro tutti i razzismi”.
Abiteremo presto su Marte e su nuovi mondi? Risponde all’interrogativo l’astrofisico Giovanni Bignami: la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) - gestita dalle agenzie americana, russa, canadese, europea e giapponese - ci ha insegnato a vivere e lavorare insieme nello spazio. Vi soggiornano dal 2000 astronauti di tutto il mondo, tra cui l’italiana Samantha Cristoforetti: abitiamo già nello spazio e presto abiteremo altri pianeti.
“Abitanti, abitazioni, abiti” è il titolo della conversazione tra il fotografo Ferdinando Scianna e il saggista e scrittore Marco Belpoliti. Fin dall’inizio della sua storia l’uomo ha scelto dove e come abitare: da nomadi cacciatori soprattutto ripari, caverne; da coltivatori stanziali case-tana, case-capanna. Tante capanne, un villaggio, e poi le città, le megalopoli. E ormai spesso accade che le nostre abitazioni non ci assomiglino più, le sentiamo estranee e persino nemiche, perché non sono più un luogo sicuro, ma un prodotto architettonico da fotografare. Anche le nostre abitazioni, anche noi abitanti, stiamo rischiando di trasformarci in immagini?
Chi vive ai margini delle città, vive anche ai margini della ricchezza e della cultura dominante, in uno stato di sospensione della propria identità sociale e culturale. Il missionario comboniano Renato Kizito Sesana ha spesso osservato, nel corso della sua lunga esperienza in Africa, come le persone che abitano i campi profughi e le periferie hanno perso la loro cultura tradizionale, ma non si riconoscono neppure nella cultura dominante d’importazione. Eppure, in queste situazioni “ai margini” talvolta nascono nuove leadership e si creano nuove forme di vita associativa. Qui c’è un anticipo del mondo futuro.
A cinquant’anni dalla scomparsa di Le Corbusier, l’architetto e storica dell’architettura Marida Talamona ricorda come proprio in Italia partì la riflessione dell’architettura moderna, lo studio della cellula d’abitazione, la machine à habiter, parte integrante di un discorso più ampio sulla necessità che il riparo dell’uomo moderno fosse in sintonia con la natura.
Con l’antropologo Ugo Fabietti si parla di “Mondi in movimento. Dal nomadismo delle origini a quello globale”. Dal neolitico ai giorni nostri il nomadismo ha attraversato profonde trasformazioni. Oggi è in declino e spesso visto con sospetto e disprezzo dalle popolazioni stabili e dalle loro istituzioni, ma sopravvive nella scelta degli “spiriti nomadi” come desiderio di libertà e di fuga, o in scelte che nella maggioranza dei casi sono dovute alle persecuzioni, alla povertà, alla violenza e alla guerra.
“Parva sed apta mihi”: l’architetto e designer Aldo Cibic sostiene che una casa piccola è la nuova aspirazione se fornita di servizi efficienti e inserita in un sistema di facilities. Una casa di dimensioni ridotte ma ben progettata rappresenta un’estetica del non-spreco e, poiché viviamo in un periodo in cui il mercato offre modelli abitativi ripetitivi e obsoleti, sempre più forte è il bisogno di progettare alternative per una vita di qualità, più intensa, più vivace e meno costosa in tutti i sensi.
Il tema dei migranti è più che mai attuale: come accogliere coloro che hanno lasciato la loro casa per sopravvivere? L’antropologo Marco Aime propone di smettere di parlare di emergenza: l’arrivo di barconi carichi di “dannati della terra” sulle nostre coste non è più un’eccezione, ma una regola. Questa è la grande sfida della nostra epoca, la sfida dell’accoglienza, a cui non possiamo e neppure dovremmo tentare di sfuggire e di cui l’antropologo racconta anche nel pamphlet Senza sponda in uscita nei giorni del festival nella collana dei Dialoghi (Utet).
Vent’anni fa l’antropologo Marc Augé ha codificato il concetto di nonluoghi, quegli spazi dell’anonimato sempre più numerosi e frequentati in tutto il mondo (supermercati, stazioni, aeroporti…). Quali sono e come si presentano oggi i nonluoghi, che compongono i paesaggi del nostro nuovo mondo, dominati dalla globalizzazione?
In questi ultimi anni abbiamo assistito a una forte migrazione verso la vita on-line; la tesi dell’antropologo del consumo Daniel Miller è che la tecnologia, i social media, non si limitano a collegare persone o luoghi, ma sono diventate essi stessi dei luoghi dove vivere. Come trasformiamo la nostra casa con un progetto di arredamento e di decorazione, così trasformiamo quei luoghi on-line nelle nostre nuove case, attraverso un analogo processo di decorazione e arredamento in rete.
Le definizioni dell’arredo oscillano fra due limiti estremi: a un estremo c’è la casa intesa esclusivamente nella sua funzione, come freddo strumento d’uso; all’altro la casa come espressione poetica, come sentimento, come spazio psichico. Tecnologia contro emozione? Risponde alla domanda l’architetto Alessandro Mendini: “La casa emozionale” si avvicina ai linguaggi, ai materiali, ai colori, ai simboli, ai territori dell’arte, della psiche e dell’antropologia.
Lo psicoanalista Giuseppe Civitarese dialoga con la psicologa Sara Boffito sul tema “Intime stanze. La casa della psicoanalisi”. Esplorano attraverso la lente della psicoanalisi contemporanea le stanze più segrete della casa della mente, immagine centrale nei sogni e nelle rappresentazioni delle nostre esistenze, ma nella quale si annidano l’arcano e l’ignoto.
Il filosofo ed etologo Felice Cimatti spiega le differenze fra le diverse forme di vita animale in rapporto alla necessità di una casa, di un rifugio o di una tana: c’è qualcosa che una talpa può insegnarci?
Nell’epoca pre-coloniale le rotte oceaniche erano costellate di punti d’approdo, isole in cui si aveva diritto a essere accolti come ospiti. Oggi le nuove città in Oceania sono punti di approdo di comunità isolane disperse: la casa è un itinerario più che un luogo. L’antropologo Adriano Favole esplora gli insegnamenti
che queste forme dell’abitare molteplice offrono ai nomadismi che contraddistinguono lo stile di vita dell’Occidente contemporaneo.
Gli spettacoli
Sul tema della migrazione – intesa sia come viaggio di compositori e interpreti da un paese a un altro, che come movimento mentale ed estetico verso culture “altre” – è il concerto per duo pianistico “Migrazioni sonore”, realizzato appositamente per i Dialoghi dai due grandi musicisti Bruno Canino ed Enrico Pieranunzi (venerdì 22 maggio al Teatro Manzoni).
Il cantante e attore Peppe Servillo legge Il barone rampante, capolavoro di Italo Calvino, esempio di come si può abitare in una dimensione “altra” ed essere comunque partecipi della vita del mondo (sabato 23 maggio al Teatro Manzoni).
Proseguono le conversazioni di Marco Aime con famosi cantautori italiani: quest’anno dialoga con Vinicio Capossela nell'inedita veste di antropologo, sul tema del ritorno tra mito e racconto e del riappropriarsi delle proprie origini (domenica 24 maggio in Piazza Duomo).
Due le proiezioni in programma, a cura della critica cinematografica Paola Jacobbi, al Teatro Bolognini: “La fonte meravigliosa” del 1949, regia di King Vidor con Gary Cooper nei panni di un architetto (Howard Roark) con idee innovatrici e con un’etica incorruttibile in una società senza valori etici ed estetici (venerdì 22) e “L’inquilino del terzo piano” di e con Roman Polanski, un dramma psicologico sull’identificazione con la casa, ma anche un thriller sulla convivenza e sulla figura dello straniero, vittima di un vicinato che complotta contro di lui (sabato 23).
La mostra
Per il festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo è stata appositamente ideata una mostra fotografica a cura di Ferdinando Scianna sul tema di questa edizione, che raccoglie gli scatti dei più importanti fotografi dell’Agenzia Magnum: Abitanti. Nelle fotografie dell'Agenzia Magnum scelte da Ferdinando Scianna dal 22 maggio al 28 giugno nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia, ingresso gratuito.
Le passeggiate alla scoperta di Pistoia
Sabato 23 e domenica 24 maggio sono in programma tre itinerari a piedi per scoprire una città segreta con un programma di visite guidate da archeologi, storici e storici dell’arte, studiato appositamente per i Dialoghi sul tema dell’abitare a Pistoia. Il pubblico potrà così scoprire case e palazzi privati, tra i quali Palazzo Panciatichi, Palazzo Buontalenti-Sozzifanti, Palazzo Cancellieri o Palazzo Gatteschi (Durata: da 1 h a 1h 30 – max. 25 persone per gruppo ̶ a cura di Artemisia Associazione Culturale).
I volontari dei Dialoghi
Molto importante, come ogni anno, sarà il contributo degli studenti dell’ultimo biennio delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia, la cui partecipazione negli anni è stata sempre crescente.
Sabato 23 maggio al termine della conferenza di Marco Aime sarà dichiarato il vincitore della sfida dell’accoglienza, una sfida di scrittura per tutti gli studenti, volontari e non, delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e provincia, delle classi di III, IV e V superiore. Il vincitore leggerà sul palco il suo testo e riceverà un buono per acquistare libri e tutti i volumi della serie Dialoghi sull'uomo - Utet.