Ventinovegiorni – Guendalina Urbani
Chiamata ad interrogarsi sull’essenza dell’arte, Guendalina Urbani espone quattro opere che non lasciano spazio ad alcun dubbio sulla loro interpretazione.
Comunicato stampa
Chiamata ad interrogarsi sull’essenza dell’arte, Guendalina Urbani espone quattro opere che non lasciano spazio ad alcun dubbio sulla loro interpretazione. Oltre alle varie tematiche storicosociali che si possono individuare nell’osservazione critica del suo lavoro, dall’idea di precarietà esistenziale fino ad arrivare ad un più o meno esplicito giudizio nei confronti della società contemporanea, ciò che dobbiamo sopratutto analizzare e mettere in luce approfonditamente di queste opere, è la loro forte espressività. Il titolo “Percezione” infatti sottolinea la capacità del lavoro di Urbani di essere percepito dall’osservatore. E non soltanto in quei termini strettamente tematici che ho suggerito prima, ma sopratutto in termini visivo-tattili. Se il compito di un artista è quello di creare una realtà distinta e parallela alla nostra per veicolare una sua personale manifestazione di pensiero, questa realtà dovrà essere il più possibile riconoscibile come autentica e plausibile, e l’arte antica ci insegna come uno dei mezzi più utili che si offrono all’artista per ottenere questo risultato sono i valori tattili.
Similmente le opere di Guendalina Urbani, grazie ad una espressività molto intensa, sono in grado di trasmetterci determinate sensazioni quali quella del dolore nel caso dell’opera “spazzolino”, o del rumoresuono nel caso di “crepa”.
Così la realtà personale creata dall’artista di cui parlavamo sopra, diventa più che mai percepita come autentica e vera, perché autentiche e vere, oserei dire reali, sono le sensazioni che proviamo.
Ora che l’opera è accettata nella sua concretezza reale, il fruitore comincia a interrogarsi sulle possibili sfumature interpretativotematiche. Il lavoro di Guendalina Urbani in definitiva sottolinea come una delle caratteristiche fondamentali che deve possedere l’opera d’arte sia la capacità percettiva, intesa come sopra spiegata.
Bio
Nasce a Roma il 25 gennaio 1992, dove ad oggi vive e lavora. Dopo aver conseguito il diploma si iscrive nel 2012/13 alla Rufa (Rome university of fine arts), dove attualmente frequenta il secondo anno del triennio di scultura.
Ventinovegiorni
Ventinovegiorni è un progetto per l’arte contemporanea organizzato da Kou, nello spazio Menexa di Palazzo Montoro a Roma. Questo progetto è legato alla temporalità del ciclo lunare, infatti da sempre la luna piena si è rivelata un segno attrattivo, facendo confluire lo sguardo dell’osservatore verso un riferimento certo.
La nostra rassegna vuole essere uno strumento per mettere in evidenza un artista in concomitanza del plenilunio.
In questo modo, ogni ventinove giorni, viene presentato un nuovo artista, facendolo illuminare da una luna feconda, nell'ospitalità di uno spazio non convenzionale, un luogo di lavoro creativo.
Menexa non è una galleria, ma lo è stata nel passato e ne conserva l’aspetto, e vuole creare dei trait d’union che contribuiscano a costruire un futuro all’arte contemporanea.
Come una fionda vuole lanciare nuove idee, usando la luna a guisa di acceleratore, come accade per le sonde spaziali, che la usano per proiettarsi nelle profondità dell’inesplorato.
Sorgono così, dopo il ciclo iniziato nel duemiladodici, una serie di nuove lune piene, che si illuminano senza necessità di cura, nella consapevolezza che l’arte non sia malattia, quindi non abbia bisogno di curatori. Questi cicli si reiterano attraverso gli artisti, che, mettendosi in gioco, accettano l’obbligo di esser loro stessi ad indicare l’artista successivo, creando così un percorso originale e privo di protagonismi.