Versioni del reale e dell’immaginario
Quattro mostre personali degli artisti Mauro Capitani, Ferruccio Gard, Luciano Navacchia e Vincenzo Vanin, messe a confronto in una rassegna intitolata “Versioni del reale e dell’immaginario” ideata e curata da Fabio Tedeschi e Lia Briganti.
Comunicato stampa
Si inaugurano sabato 6 giugno, alle ore 17,00, a Sabbioneta, negli spazi del Forum Artis Mvsevm, ex Convento dei Servi di Maria (Piazza Libreria Grande, 1) quattro mostre personali degli artisti Mauro Capitani, Ferruccio Gard, Luciano Navacchia e Vincenzo Vanin, messe a confronto in una rassegna intitolata “Versioni del reale e dell’immaginario” ideata e curata da Fabio Tedeschi e Lia Briganti. Il percorso espositivo si snoda attraverso le singolari visioni del paesaggio interpretato con forte evidenza cromatica dal pittore toscano Mauro Capitani (nato nel 1949 a San Giovanni Valdarno e residente a Terranuova Bracciolini Valdarno), le elaborazioni cromoplastiche dell’Optical Art di Ferruccio Gard (Vestigné, Torino, 1940; dal 1973 vive e lavora a Venezia), le suggestive sculture ancestrali di Luciano Navacchia (Cesena, 1946) e il linguaggio geometrico-costruttivista delle pitture e dei mosaici di Vincenzo Vanin, nato nel 1941 a Quinto e residente a Paese in provincia di Treviso.
Nelle composizioni di Capitani, il colore assume una dimensione preminente, dove colore è istante emozionale e allusivo che svela un universo esistenziale, aprendo – come ama dire lui stesso, “le finestre dell’anima”. Del colore, in particolare, egli ha saputo cogliere gli “aspetti esplosivi e dinamici” rivolgendosi ai soggetti naturali preferiti come le colline e i paesaggi marini della sua Toscana, traducendoli nella sua visione di acceso cromatismo. Le sue, infatti, - come suggeriscono i curatori della rassegna, “sono costruzioni cromatiche eleganti, fatte con segni forti, quasi violenti, istintuali, con in’intensità poetica e carica evocativa davvero straordinarie. Sono architetture di colori, realizzate con il gusto informale della pasta-materia-colore, che costituiscono un mondo suggestivo e imprevedibile per il racconto dei viaggi della memoria, per l’ancestralità della terra toscana e per il sentimento del tempo, inteso nei suoi significati esistenziali”.
Su un versante decisamente remoto da quello di Capitani si svolge la ricerca di Ferruccio Gard (storico telecronista sportivo del “90° Minuto” condotto da Paolo Valenti), tutta immersa nel “nuovo astrattismo”, del quale è stato ed è un importante esponente a livello mondiale, dopo essere stato, dagli anni ‘70, fra i maestri della optical art, ricerca che egli prosegue tuttora con successo; determinante per la sua attività artistica fu l’incontro con il critico Giuseppe Marchiori, fondatore a Venezia nel 1946 dello storico “Fronte Nuovo delle Arti”, che lo incoraggiò a proseguire verso il “neocostruttivismo” e la “pittura cinetica”. L’astrazione optical di Gard, come scrive sulla rivista “Forum Artis” (marzo 2015) Fabio Tedeschi, “è caratterizzata dalla grande rotazione dei quadrati e rettangoli concentrici e simmetrici, in modo da produrre, in chi guarda, un impressione di movimento. Gard, come gli artisti Op, pone all’origine dei suoi lavori l’operazione dell’apparato visivo umano per creare sorprendenti illusioni ottiche, tramite gli effetti prospettici e i contorni cromatici”. Nei suoi dipinti di Gard, che esprimono un’arte decisamente “colta”, con ascendenze che spaziano dal costruttivismo russo al cubismo, dalle suggestioni futuriste al neoplasticismo di Mondrian, le cromie agiscono l’una sull’altra nel modo più intenso e dinamico e mettendo in luce “movimenti percettivi” e “emozioni geometriche”.
Luciano Navacchia, inizialmente influenzato dalla dominante realista della cultura figurativa cesenate, ha affrontato tematiche d’impegno sociale e riguardanti la condizione esistenziale dell’uomo nella realtà del suo tempo, con un linguaggio pittorico di marca espressionista, dai tratti cupi ed esasperati. Più di recente la sua pittura si è caricata di emotività e di eccitazione inventiva con l’immagine sempre meno imbrigliata nella forma e carica di essenzialità rappresentativa. Recente è il transito di Navacchia alla scultura con opere anche di grande dimensione, realizzate in lamine di ferro, sapientemente aggregate e finemente lavorate e decorate, ispirandosi alle sculture medievali e realizza forme arcaiche e figure stilizzate rudimentali. La sua sensibilità e la sua naturale disponibilità a proiettarsi in toto nella spiritualità dell’immagine, fa sì che questa “affiori” dalle varie lamiere amorfe, come “scattante presenza di vita che – suggerisce Lia Briganti – nelle connotazioni delle irregolari anatomie figurative, rende la forma ieratica ed espressiva”.
Infine, nelle opere dell’artista trevigiano Vincenzo Vanin (allievo di Emilio Vedova), la convivenza tra passato e futuro è più che palpabile, essendo il mosaico il linguaggio da lui privilegiato, che riesce a condensare una gestualità carica di immediata energia con la lentezza del tempo necessario all’apposizione delle tessere in un fluire denso di luce e colore che palpitano all’unisono. La sua fantasia e le pulsioni del suo mondo interiore si riflettono nella creazione di strutture geometriche articolate con inventiva e con ritmi di rara eleganza; nelle sue creazioni prevalgono i motivi geometrici tracciati con colori vivaci su fondi di colla grigia: luce, colore e spazio sono le caratteristiche si queste fantasiose costruzioni caratterizzate da dinamismo e armonia. Sempre fedele all’iconografia astratta, Vanin è animato da un ardore espressivo che traduce in un linguaggio asciutto che sa trasmettere momenti di immediata e forte emotività visiva.