Motus – Too late! (Antigone) Contest #2
Prosegue la ricerca avviata in X(Ics) sulle relazioni/conflitti fra generazioni in una formula-altra di costruzione in divenire: informali performance intese come contest, ovvero confronti/scontri/dialoghi fra due soli attori, sulle ipotetiche rappresentazioni di una splendente Antigone d’oggi.
Comunicato stampa
8 - 12 giugno| sala Fassbinder, ore 21:30
TOO LATE! (ANTIGONE) CONTEST#2
ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni e Vladimir Aleksic
drammaturgia Daniela Nicolò
ambito sonoro Enrico Casagrande
fonica Andrea Comandini
Motus
Emergono solo “vaghe ombre” dall’Antigone del Living Theatre, vista in video perché troppo giovani allora… eppure il Too late! che echeggiava ipnotico nel coro, è rimasto talmente impresso da essere posto a titolo. Prosegue la ricerca avviata in X(Ics) sulle relazioni/conflitti fra generazioni in una formula-altra di costruzione in divenire: informali performance intese come contest, ovvero confronti/scontri/dialoghi fra due soli attori, sulle ipotetiche rappresentazioni di una splendente Antigone d’oggi.
Nella dilagante “malinconia della sfera pubblica” la sua contestazione a Creonte si fonda sul rifiuto a dissociare l’atto dalla persona. E questo ci piace. È uno dei motivi per cui, in questi anni di opachi conservatorismi e pallide prese di posizione, abbiamo scelto un’(Antigone) fra parentesi, come immagine-guida del nuovo itinerario fra le rivolte del contemporaneo. È possibile un teatro che è anche proposta d’azione, arma di “terrorismo poetico”, che serva fra i pensieri, macina l’accadere, sempre nell’irriducibile desiderio di sommuovere il senso d’impotenza che abita noi e le generazioni che ci seguono? L’Antigone è stata rinominata da Biner “tragedia del troppo tardi” perché tutte le figure paiono agire o ravvedersi solo dopo l’irreparabile: è troppo tardi anche per noi?
Too late! è il secondo contest dove Silvia/Antigone/Emone si confronta con Vladimir/Creonte, secondo un crudo meccanismo di esposizioni e sfide che amplificano, in modo subdolo, i giochi di potere fra padri e figli, ma anche quelli dei “Nuovi Dittatori” d’oggi.
Mentre il contest#1 era focalizzato sulle relazioni di fratellanza, tanto che Polinice/Benno Steinegger, in dissidio fra l’essere pacifista o terrorista, accoglieva le ambivalenze delle varie esegesi, qui sono le relazioni di potere al centro del confronto, dalle micro intolleranze quotidiane alla perversione dei “Padri Mediatici” che agiscono “per il bene” dei figli: si entra nella sfera dell’intimo, per colpire al cuore l’intoccabile famiglia italiana.
I dialoghi sono generati dalla povertà del campo scenico, secondo un percorso drammaturgico quasi situazionista, che induce gli attori a partecipare attivamente al contraddittorio teorico-pratico sulla tentata messa in scena.
E lo spettatore, che inusualmente condivide con gli attori lo spazio scenico, diviene attore/testimone di una rappresentazione che “anarchicamente” deborda dai limiti convenzionali, fugge il teatro per sporcarsi con le incertezze e povertà del quotidiano, in strada con un’Antigone mai stanca, che ci piace immaginare "armata di gioia".
La poetica dei Motus si è trasformata come quella di nessun altro. Dalla fissità sugli aspetti glamour della società alle sperimentazioni tecnologiche (penso a uno spettacolo come Twin rooms), a Fassbinder, ai Racconti crudeli della giovinezza di ieri, uno spettacolo che cresce nella memoria. Che oggi i Motus ci propongano una variazione sull'Antigone non è sorprendente, si tratta con chiarezza di un'evoluzione "politica".
Franco Cordelli, Corriere della Sera