Piazza dell’Immaginario #4

Informazioni Evento

Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi attraverso installazioni permanenti, interventi site-specific e azioni.

Comunicato stampa

Piazza dell'Immaginario
progetto a cura di Alba Braza
organizzazione Dryphoto arte contemporanea

venerdì 19 giugno
convegno
Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora
relatori: Gary W. McDonogh, Massimo Bressan, Valentina Pedone, Hu Lanbo, Marco Wong
orario: 16:00/20:00
sede: Camera di Commercio, via del Romito 71, Prato

venerdì 26 giugno opening ore 18:30
mostra

Piazza dell'Immaginario
artisti: Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs, Bert Theis
opening sede: via Becagli/via Filzi, Via Mameli/via Filzi, via Umberto Giordano, Prato

Partner del progetto
Associna e Prato Didattica

In collaborazione con
Comune di Prato
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci nell'ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”
Camera di Commercio di Prato
ASM Ambiente Servizi Mobilità
Prato Ordine degli Architetti di Prato
Circolo Curiel, Prato

[Contesto Prato è una città multietnica che racchiude in sé tutte le contraddizioni di una metropoli.
Nel 1995 l'incidenza la popolazione residente a Prato era di 167.991 abitanti di cui i cittadini erano 2.655 extracomunitari dei quali 1.525 di origine cinese; nel marzo del 2015 su una popolazione di 191.070 abitanti i cittadini di origine straniera erano 34.468 di cui 16.307 di origine cinese [Dati ufficio statistico del Comune di Prato].
Quasi la totalità dei cittadini di origine cinese risiede nel Macrolotto zero, una parte della città denominata così dall'urbanista Bernardo Secchi che nel 1998 firmò il Piano Regolatore di Prato e che definì quella parte di tessuto urbano caratterizzato da una continua e diffusa promiscuità edilizia, dagli elevati rapporti di copertura e dalle modeste altezze, costruito per addizioni successive e chiuso ai bordi delle strade, con una costante mescolanza tra edifici industriali e residenziali.
All'interno di questo contesto, densamente abitato, fra edifici industriali dismessi, abitazioni ed esercizi commerciali, fra vecchi e nuovi cittadini sono nati negli anni conflitti che si sono talvolta radicalizzati fino a raggiungere toni molto accesi.]

Progetto
Piazza dell’Immaginario nasce nel 2014 dalla volontà di rendere migliore e più accogliente il quartiere dove Dryphoto arte contemporanea ha sede e nel quale sono condensati, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, realtà, ambienti socioeconomici, interessi e necessità.
La contaminazione fra diverse discipline e l'azione al di fuori degli spazi deputati sono alcune delle caratteristiche della nostra epoca e allora può accadere, come in questo caso, che un progetto di arte contemporanea abbia come spazio di lavoro lo spazio pubblico, sia accompagnato da interventi in ordine al decoro e all'arredo urbano e intercetti quei cittadini interessati a compiere azioni che hanno come fine il miglioramento del contesto che li circonda producendo un vantaggio per tutta la città.
Interrogarsi sull’immaginario che abbiamo della cultura orientale, su quello che gli orientali hanno di quella occidentale, sull'immaginario che abbiamo della migrazione, come pensiamo le realtà altrui e come le immagini confermano queste realtà in un momento determinato, sono alcune delle sfide con le quali ci siamo misurati dalla partenza del progetto.
In questo anno, costante è stato l'interesse di offrire altri racconti possibili di quello che è il quartiere, di ciò che quotidianamente vi accade e dell’uso che gli abitanti fanno dello spazio pubblico da quando è nato il progetto: l’azione degli artisti Pantani-Surace che hanno coinvolto il pubblico/abitanti per la creazione della loro opera, la condivisione delle informazioni sulla mostra attraverso diversi video in lingua cinese raggiungibili da codici QR, l’occupazione di spazi dedicati alla pubblicità per annunciare le tappe del progetto, l'utilizzo di Piazza dell'Immaginario per concerti e presentazioni di libri.
Ora, nel 2015, dopo un anno di convivenza con le immagini degli artisti che hanno aderito al progetto nello scorso anno, si dà continuazione al progetto attraverso la partecipazione di nuovi artisti che con le loro opere diventano parte di questa sfida per fare bellezza ma anche creare relazioni, produrre affetti, cultura, tessuto sociale, divertirsi, condividere esperienze.

Convegno
Venerdì 19 giugno 2015, ore 16:00/20:00 presso Camera di Commercio di Prato
Il convegno Immaginare le Chinatown – letteratura della diaspora rappresenterà un'occasione per guardare alla diaspora cinese ampliando il campo di osservazione e provando a contestualizzare la situazione locale attraverso una riflessione di più ampio respiro che prenda in considerazione il fenomeno su scala globale. Nella convinzione che una visione multidisciplinare sia fondamentale per la comprensione della nostra epoca, il nostro lavoro non si è limitato ad un unico campo di studio ma ne ha compresi diversi e svariate sono state le nostri fonti. Il convegno stesso è per noi una fonte alla quale attingere per realizzare i nostri obiettivi, una condivisione di conoscenza attraverso l'arte contemporanea.
Il convegno non intende dare risposte definitive ma piuttosto aprire questioni, alternando la prospettiva locale a quella globale in un fertile dialogo che correrà sul doppio binario delle questioni socioculturali da un lato e letterarie e giornalistiche dall'altro. Tra gli intellettuali e le personalità nazionali e internazionali invitati ci sono gli antropologi Gary W. McDonogh, professore al Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA) e Massimo Bressan, presidente dell'Istituto di Ricerca IRIS (Prato); Valentina Pedone, docente di Lingue e Letterature della Cina all'Università di Firenze, Hu Lanbo, scrittrice e fondatrice della rivista “Cina in Italia”, Marco Wong, presidente onorario di Associna e direttore editoriale del mensile bilingue “It's China”.
Il convegno, dopo i saluti istituzionali, partirà dalla presentazione della nuova edizione di Piazza dell'Immaginario.

Mostra
Venerdì 26 giugno 2015 alle18:30 inaugura il percorso espositivo del secondo intervento di Piazza dell'Immaginario
sede: via Becagli, via Mameli/via Filzi, via Giordano, via Pistoiese, Prato

In questa edizione opere di
Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014.
Attraverso l'installazione di opere site specific e fotografie di grande formato stampate su PVC, il tessuto urbano continua a trasformarsi e con esso le aspettative, i ricordi e i desideri legati agli spazi coinvolti.
Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi in zone limitrofe al primo intervento, sviluppando i concetti proposti e indagati nella scorsa edizione.
Il racconto curatoriale è iniziato con la scelta di opere fotografiche che raccontano di spazi pubblici nei quali è l'azione diretta degli abitanti a trasformare quegli spazi in luoghi di relazione e di condivisione: un ballo in piazza (Gabriele Basilico), giocare a calcio in una struttura quasi improvvisata (Bleda y Rosa), ricavare un piccolo giardino in uno luogo devastato da un terremoto (Andrea Abati). La narrazione si conclude ora con Mantova, 1980, di Olivo Barbieri: di nuovo, uno spazio che viene trasformato dall’uso che nel quotidiano ne fanno le persone che lo frequentano, la neve nasconde un campo di calcio di un oratorio a ridosso dell'argine del fiume, sullo sfondo automobiline dismesse di un autoscontro.
Si occupano poi i nuovi spazi di via Mameli, dove Bianco-Valente realizzeranno un'opera site-specific. Un lavoro che ha richiesto un sopralluogo in città degli artisti per conoscere e visitare la realtà del quartiere Macrolotto zero e di Piazza dell’Immaginario.
Si dà inizio inoltre a una serie d’interventi che individuano una nuova piazza in via Umberto Giordano, dove saranno installate fotografie di grande formato stampate su PVC che documentano azioni e interventi che fanno parte di progetti sviluppati da artisti la cui riflessione nasce da interessi e intenti simili a quelli che hanno dato vita a Piazza dell’Immaginario.
Da una parte Growing House, 2004, di Bert Theis, che ci riporta a un suo lavoro realizzato a Shenzhen in Cina nel 2004. Theis, curatore anche del progetto Isola Art Center, realizza architetture/strutture dedicati a promuovere una esperienza rispettosa dello spazio nel quale si trova a lavorare, tenendo sempre in considerazione il fine, mai commerciale, dello spazio stesso.
Mostrare la bellezza della città senza trucchi è anche una parte della proposta dell’opera Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) di Francis Alÿs, una fotografia che documenta l’azione svolta dall'artista nel 1997 a Città del Messico. Alÿs spinge un grande blocco di ghiaccio da un punto all’altro della città creando una situazione paradossale dovuta all'impossibilità di compiere con successo la sua azione, osservata e condivisa dalle persone che si trovano via via con lui.
Infine, Pantani-Surace propongono un'immagine di documentazione dell’azione La responsabilità dei cieli e delle altezze svoltasi in Piazza dell’Immaginario nel 2014. Un lavoro che parte dall'idea che la piazza non appartiene al luogo, ma a coloro che la vivono: l'azione, infatti, è accaduta lì, nella nostra piazza, insieme ai residenti/partecipanti che hanno prodotto il messaggio collettivo “ti amo” in lingua cinese, 我愛你, usando la tecnica della xilografia. Una struttura appositamente realizzata ha permesso loro di imprimere i caratteri saltellando e ballando sulla matrice. Questi tre ideogrammi stampati su carta sono appartenuti alla piazza (via Fabio Filzi) finché il passare del tempo e la meteorologia lo hanno permesso. L’immagine che presentiamo è una traccia dell’azione e ci permette di creare legami con il progetto e con il territorio dove è avvenuta, a riprova di come lo status e il valore di opera d’arte siano il momento di relazione e partecipazione creato durante l’azione.

Didattica
Il progetto prevede l’attuazione di un programma di attività didattica destinato alla sensibilizzazione di un’utenza eterogenea riguardo i due principali fenomeni socio-culturali che hanno caratterizzato la città di Prato negli ultimi decenni: l’affermarsi di una comunità multietnica e l’interesse per le pratiche artistiche legate al contemporaneo, dalla diffusione delle arti performative ai progetti espositivi dedicati alle arti visive.

Bio relatori
Gary McDonogh è antropologo e professore presso il Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA). Si è occupato a lungo delle Chinatown del mondo. Su questo tema ha pubblicato diversi articoli in riviste e volumi, tra i quali ricordiamo Chinatowns: Social Movements, Urban Conflict, and Global Scale in "Quaderns-E” (Institut Català d’Antropologia, Barcellona, 2014) e Negotiating Global Chinatowns: Difference, Diversity and Connection in “Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali” (Università di Firenze, 2013) con Cindy Wong.
Massimo Bressan, antropologo, è presidente di IRIS e tra i fondatori della SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata). Lavora da oltre vent'anni nel campo della ricerca sociale e nella valutazione dei programmi regionali di sviluppo. Le sue specializzazioni settoriali sono l’antropologia economica e urbana applicata ai quartieri e ai sistemi economici locali.
Hu Lanbo, è originaria della Manciuria, ma vive in Europa alla metà degli anni Ottanta. Imprenditrice, attrice, giornalista e scrittrice, è figura di riferimento all'interno della comunità cinese di Roma. Da dieci anni dirige la rivista "Cina in Italia". Nel suo primo romanzo pubblicato in italiano, Petali di orchidea (Barbera editore, 2012), racconta la sua storia di vita a cavallo tra due mondi.
Valentina Pedone è ricercatore presso l’Università di Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura Cinese. Da anni si occupa di bilinguismo, seconde generazioni e migrazione cinese. Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e volumi in Italia e all’estero, tra i quali ricordiamo Filosofare randagio (Hoepli, 2010) con Wang Shou, A Journey to the West. Observations on the Chinese Migration to Italy (Firenze University Press, 2013) e Letteratura cinese contemporanea (Hoepli, 2015) con Serena Zuccheri.
Marco Wong è direttore editoriale del mensile bilingue “It's China” dal 2010 e da diversi anni è Presidente Onorario di Associna (Associazione seconde generazioni cinesi). Come scrittore ha pubblicato nel 2010 il suo libro di esordio Nettare rosso (Compagnia delle lettere) e nel 2012 il racconto Appuntamento olimpico (Lite Editions).

Bio artisti 2015
Francis Alÿs (Anversa, Belgio, 1959) vive e lavora a Città del Messico dal 1986. Nella sua pratica artistica, che vede l'utilizzo di diversi media, è fondamentale il suo essere wanderer, viaggiatore che indaga la società mettendone in risalto valori e contraddizioni, sempre con una prospettiva altra rispetto a quella ufficiale e canonica, e sempre con coerenza tra i suoi progetti artistici e la sua condizione di vita. Tra le più importanti istituzioni internazionali che hanno esposto le sue opere ricordiamo: Wiels, Bruxelles; Tate Modern, Londra; The Renaissance Society, Chicago; Hammer Museum, Los Angeles; Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires; Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignone; Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Roma (poi alla Kunsthaus di Zurigo e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid); MoMA, New York e Or Gallery, Vancouver, Canada. Nel 2012, in occasione di dOCUMENTA 13, Alÿs ha esposto a Kabul, tra le rovine del Cinema Behzad riaperto appositamente, il film REEL-UNREEL, fulcro anche della personale che il MADRE di Napoli ha dedicato all'artista nel 2014. Alÿs ha inoltre partecipato a numerose biennali, fra cui la Biennale di San Paolo (2010, 2004 e 1998), la Biennale di Venezia (2007, 2001 e 1999), la Biennale di Shanghai (2002), la Biennale di Istanbul (2001 e 1999) e la Biennale dell’Avana (2000 e 1994).

Olivo Barbieri (Carpi, MO, 1954) studia pedagogia all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse sul linguaggio della fotografia. Realizza Flippers 1977-1978 una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano Pinball Machines. Le immagini dei Flippers agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca. Partecipa a Viaggio in Italia, Bari 1984. All'inizio degli anni Ottanta inizia il progetto sull’illuminazione artificiale nella città europea e orientale. Dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando un progetto ancora in corso sui temi del grande cambiamento in atto e sul tema della loro rappresentazione. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Nel 2003 inizia il progetto site specific_ che coinvolge 40 città nel mondo. Le serie site specific_ 2003-2013, Parks 2003-2014, Real Words 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 e Artificial Illuminations, 1980-2014 raccolgono le sue riflessioni più significative sul rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione. Il suo lavoro è stato esposto presso musei e istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero; ha al suo attivo numerose pubblicazioni.

Bianco-Valente, Giovanna Bianco (Latronico, PZ, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967), vivono e lavorano a Napoli. Bianco-Valente iniziano il loro sodalizio artistico nel 1994. La loro eterogenea ricerca si concentra sull’analisi dei processi di percezione e definizione della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive, video, installazioni ambientali gli artisti vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale. I loro interventi si inseriscono negli spazi evidenziandone le imperfezioni e le peculiarità architettoniche e contemporaneamente traducono la pluralità di relazioni e storie ad essi connesse. Sin dai loro esordi hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, come MAXXI (Roma), Museo Madre (Napoli), Triennale di Milano, Museo Reina Sofia (Madrid), Kunsthaus di Amburgo, NCCA – National Centre for Contemporary Arts (Mosca). Hanno realizzato progetti site specific in Libano (Becharre), in Marocco (Marrakech), New York (The Kitchen-ISP 2014 Whitney Museum).

Pantani-Surace, Lia Pantani (Firenze, 1966) e Giovanni Surace (Vibo Valentia, 1964), collaborano dal 1996 e insegnano all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: N°1, Museo Laboratorio, Città Sant'Angelo, Pescara, Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze; Inventing the memorable, Le Murate, Firenze; La responsabilità dei cieli e delle altezze, Piazza dell’immaginario, Prato. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Eco e Narciso, Villar Pellice, Torino; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine, Galleria Nicola Fornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder, Londra.

Bert Theis
Bert Theis (Lussemburgo, 1952) fa parte di quella generazione di artisti, emersi nel corso degli anni Novanta, che attraverso i loro lavori hanno creato nuove possibilità per le pratiche nello spazio pubblico. I suoi lavori hanno una dimensione filosofica, sociale e politica; la maggior parte di essi sono stati creati a partire da spazi specifici della città. Nel corso degli ultimi dieci anni, è stato tra gli organizzatori di due progetti a lungo termine, Isola Art Center e out-Office for Urban Transformation, entrambi riconducibili all'ambito del conflitto urbano tra gli abitanti del quartiere di Isola, il governo della città di Milano e una compagnia multinazionale statunitense.

Bio artisti 2014
Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) inizia interessandosi alla fotografia sociale ma i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e post industriale, le trasformazioni e l’urbanizzazione del territorio. In tal senso il suo primo progetto è Milano. Ritratti di fabbriche, un lavoro condotto nella periferia ex-industriale di Milano, tra il 1978 e il 1980. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., la più vasta campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nello stesso periodo realizza Porti di mare (1982-88) e nel 1991 la campagna fotografica su Beirut, completamente distrutta dalla guerra. Continua anche la sua ricerca su Milano insieme a indagini su altre città in tutto il mondo, convinto “che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere”. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei e istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero.

Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro è l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; I Luoghi della Natura (1997), una serie di visioni notturne, oniriche, dove il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Melampo/Mandela Garden 1, Prato, 2013. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.

Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, 1969) e José María Rosa (Albacete, 1970), lavorano in coppia dal 1992. Vivono e lavorano a Valencia, Spagna. Secondo il critico Alberto Martin, il nucleo fondamentale del loro lavoro è la rappresentazione del territorio, con la quale cercano di sottolineare la complessa unione di culture e tempi che la conformano. Così trasformano il genere di paesaggio in immagini con un alto potere evocativo nelle quali si manifesta la loro esperienza dei luoghi fotografati. Il passare del tempo, la traccia e la memoria sono gli elementi che fondano il loro lavoro. Fra le loro mostre individuali più recenti: Galería Fúcares, Madrid; Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica e PHE’10 a Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Porto. Fra le collettive: Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto MART, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo CAAC, Sevilla; ForoSur '14, Cáceres; Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA e Fundación Joan Miró, Barcellona; AA Architectural Association, Londra; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago de Cile; Musée d’art moderne di Ceret, Francia; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stoccolma. Hanno inoltre partecipato a MANIFESTA 4 e alla 12th International Cairo Biennale.

R.E.P. Revolutionary Experimental Space
Gruppo fondato nel 2004, è attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, 1984), Nikita Kadan (Kiev, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ukraine, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ukraine, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ukraine, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, 1980). Al momento della costituzione del gruppo tutti i suoi componenti avevano già sviluppato un loro percorso individuale che continuano a portare avanti. Allo stesso tempo in tutti questi anni si sono impegnati in pratiche artistiche collettive, mantenendo viva la loro piccola comunità artistica. Gli eventi politici legati alla Rivoluzione Arancione sono stati gli elementi determinanti per la costituzione del gruppo. Le prime azioni collettive del gruppo si sono svolte in mezzo alla folla di manifestanti in piazza Miadan a Kiev: è stato il vedere le grandi masse che lottavano all’unanimità per una causa comune che li ha portati a lavorare insieme. Un’altra ragione per mantenere vivo il gruppo ancora oggi è la debolezza della scena artistica di Kiev, dove in mancanza di un supporto istituzionale che sostenga l’arte sperimentale, gli artisti formano associazioni che suppliscono a questa assenza. Dal 2007 coinvolgono altri gruppi in progetti comuni proponendo varie forme di collaborazione in unico spazio.