Arianna Vanini – Potenziale Immanifesto
Presso gli spazi espositivi della galleria, ritroveremo l’artista Arianna Vanini, alle prese con la sua seconda mostra personale dal titolo “Potenziale Immanifesto”, in cui prosegue la sua assoluta personale ricerca e mappatura del Mondo e della energia che muove nella relazione col sé.
Comunicato stampa
prima che il seme di loto diventi un fiore
deve passare attraverso il fango
quel fango è il mondo
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arianna vanini
POTENZIALE IMMANIFESTO
Dal 7 Luglio al 2 Ottobre 1015
Martedì 7 luglio presso gli spazi espositivi della galleria, ritroveremo l’artista Arianna Vanini, alle prese con la sua seconda mostra personale dal titolo “Potenziale Immanifesto", in cui prosegue la sua assoluta personale ricerca e mappatura del Mondo e della energia che muove nella relazione col sé.
Accoglierà lo spettatore, LA VERITA’ IN TASCA un’installazione che si compone di centinaia di disegni eseguiti con la tecnica del frottage. Ogni disegno raffigura la chiave di casa di una persona che ha deciso di entrare in relazione con l’artista. Il titolo dell’opera La verità in tasca, fa riferimento ad un aneddoto che riguarda Albert Einstein e la sua visione della verità:
«Se non esistesse la verità», disse Einstein «queste chiavi mi servirebbero a ben poco: tutt’al più ci potrei giocherellare. Ma grazie a Dio la verità esiste ed è tale che, una volta che l’abbiamo conosciuta, non si può essere ciechi rispetto al fatto di conoscerla. Dunque noi possiamo sapere quando raggiungiamo la verità, perché la verità, come amo dire, è ciò che sopporta la verifica dell’esperienza. E la verità di queste chiavi, da me verificata attraverso numerose esperienze, è che aprono la porta di casa mia, sulla qual cosa sonopronto e disposto a scommetterci la testa... Sperando che mia moglie, nel frattempo, non abbia fatto cambiare la serratura.»
In questo caso, però, l’arte è ciò che serve a mettere in dubbio la verità: nessuna delle chiavi potrà più aprire alcuna porta, poiché la relazione tra disegno e oggetto si perde nella vaghezza della tecnica utilizzata e diviene puramente metaforica. L’opera fa leva sulla valenza simbolica ed intima che le chiavi di casa hanno per ognuno e sulla predisposizione, o meno, di mettere in discussione le proprie certezze e di andare incontro all’altro, al diverso, allo sconosciuto.
La mostra prosegue con la serie AS WITHIN SO WITHOUT, che si compone di scatti fotografici che catturano l’aura di determinati luoghi, persone, oggetti e situazioni. L’aura viene definita come un’emanazione luminosa di energia, normalmente invisibile ad occhio nudo. La sua esistenza, seppur non dimostrata scientificamente, è riconosciuta fin dai tempi antichi ed è stata spesso raffigurata nell’arte come una corona dorata intorno a personaggi di particolare carisma o santità. Con questo lavoro l’artista intende indagare quell’aspetto non manifesto della realtà che ci circonda, legato alle emozioni e agli stati d’animo.
Il titolo della serie, As within so without, mutuato dalla "seconda legge ermetica dell’analogia o della corrispondenza" (Come sopra, cosi sotto - come sotto, cosi sopra. Come dentro, cosi fuori - come fuori, cosi dentro. Come nel grande, cosi nel piccolo.), richiama il fatto che per ogni cosa che esiste, c’è una corrispondenza ad ogni livello di coscienza. Questo significa che è possibile riconoscere il grande nel piccolo ed il piccolo nel grande e che la nostra esteriorità si presenta a noi, come rispecchiamento del nostro mondo interiore.
L’Indagine prosegue con il dittico PIENO DI SE O PIENO DI SE’/PIENO DI SE' O PIENO DI SE. Lo specchio, per la sua caratteristica di restituire l’immagine riflessa, è da sempre oggetto di fascinazione e di meditazione. Tutto ciò che è atto a mostrare noi stessi a noi stessi ci induce a due differenti comportamenti: ritrarci o restare. Lo specchio ci ‘fa riflettere’, è un ‘luogo’, più interiore che fisico, che si può attraversare ed esplorare, spaziando dalle simmetrie alle favole, dai miti alle metafore.
Pieno di sé o pieno di se / Pieno di se o pieno di sé ci invita a riflettere sulla scelta di approccio che ognuno di noi compie ogni volta che guarda il mondo, quella cioè tra realtà o finzione o tra verità o vanità.
Chiude la mostra IL SOGNO PUO’ BASTARE dove Una piccola zolla di prato di trifoglio bianco scappa dall’osservatore che si avvicina troppo. Si allontana quel tanto che basta per essere ancora lì, colto nella sua apparenza, nella sua idea, ma non completamente disponibile. Il sogno può bastare vuole offrire uno spunto di riflessione sul rapporto oggetto/immagine e sulla potenza dell’immaginazione quando essa non è mediata dalla mente. L’oggetto è necessario per creare la realtà, ma non è sufficiente. E’il sogno, inteso come intuizione, ad essere indispensabile: esso è infatti lo strumento che ci offre la possibilità di gettare uno spiraglio di luce su quella misteriosa zona d’ombra al confine tra ciò che esiste dentro e fuori di noi.
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ARIANNA VANINI (1977) si interessa da sempre alle manifestazioni dell'invisibile nella realtà sensibile, che indaga, interpreta e condivide attraverso personali topografie. Attualmente vive e lavora a Milano. www.ariannavanini.it