Atrii_Sezione Piani
Progetto di Alice Pedroletti / Incontri a cura di Claudio Zecchi nell’ambito di Progetto Città Ideale.
Comunicato stampa
Atrii_Sezione Piani è il modulo conclusivo di Progetto Città Ideale, un progetto complesso e articolato che da circa tre mesi occupa gli spazi di Sala delle Colonne presso la Fabbrica del Vapore a Milano.
Una residenza-laboratorio in progress, un processo aperto e inclusivo che intende coinvolgere il pubblico, specializzato e non, con l'obbiettivo di sviluppare nuovi contenitori culturali.
Atrii_Sezione Piani indaga attraverso l'arte contemporanea e la creazione di un archivio, il concetto di atrio o androne da un punto di vista processuale e teorico. Il progetto, dell’artista milanese Alice Pedroletti, in collaborazione con Città Ideale, chiede agli artisti coinvolti di pensare per lo spazio di un atrio, o per la sua estensione concettuale, un progetto formale declinato con linguaggi diversi, come risultato di una ricerca capace di mettere in relazione l'artista, il luogo e il territorio.
Ogni artista coinvolto potrà successivamente coinvolgerne un altro, dando così vita ad una geografia di Opere disponibili e attivabili dalle Istituzioni o dagli abitanti stessi.
Artisti partecipanti: Gruppo A12, Rebecca Agnes, Davide Allieri, Alex Bellan, John Cascone,
Umberto Chiodi, Nina Fiocco, Gianni Moretti, Stefania Migliorati, Serena Porrati.
All’interno di questo percorso Claudio Zecchi, curatore indipendente e visiting curator di Atrii_Sezione Piani (http://performativepractices.blogspot.it/p/about.html), curerà un incontro e due talk che intendono riflettere sul rapporto tra arte e spazio pubblico e su come le pratiche artistiche, curatoriali e istituzionali si relazionano con il territorio e le comunità locali.
Primo incontro
15 Settembre 2015
Sala delle Colonne, Fabbrica del Vapore
Ore 18.00
Pratiche performative #1: il complesso rapporto tra territorio, comunità locali e istituzioni.
Una riflessione ad ampio raggio avrà lo scopo di rintracciare, seppur parzialmente, i termini di una relazione tra istituzioni e territorio, spazio e comunità locali e come, in alcuni casi specifici, le comunità stesse diventano istituzioni determinando il rapporto con i territori.
La tensione dialettica tra territorio e comunità locali è infatti capace di generare potenzialmente coesione e reciproca identificazione con uno spazio istituzionale.
Partendo da alcuni casi studio specifici verrà tracciato un percorso inteso ad indagare quello spazio fragile e precario proprio del rapporto tra arte e spazio pubblico.
L’interdisciplinarietà ha prodotto conseguenze di ampio raggio che hanno investito non solo le pratiche artistiche e curatoriali in senso stretto ma anche quelle istituzionali. Seguendo il terreno tracciato dagli artisti, le istituzioni, possono infatti aprire una piattaforma pubblica di virtuoso scambio intellettuale lavorando al fianco di Accademie e Università dando vita ad un rapporto proficuo di produzione del sapere piuttosto che di riproduzione come spesso accade all’interno di meccanismi logori e conservatori. In questo modo anche gli spazi fisici in cui le istituzioni di varia natura sono solite trincerarsi e confinarsi si dissolvono in favore di spazi più ampi e collaborativi in cui s’intessono rapporti di tipo orizzontale anziché verticale. Questo percorso ha come conseguenza, anche nel caso delle istituzioni, l’immaginazione, il riconoscimento e la formazione di un pubblico più ampio. Immaginare un pubblico significa infatti intessere con il territorio in cui si agisce un rapporto fecondo e bilaterale, un rapporto che è spesso la ragione, a parti inverse, del riconoscimento dell’istituzione da parte del pubblico stesso, soprattutto nei casi in cui non si tratta di istituzioni riconosciute da un protocollo politico ufficiale ma di istituzioni che si muovono nell’ambito del non-profit.
In questo senso tra arte, architettura e istituzione si genera un dialogo fecondo in cui spesso accade che non sia solo il pubblico a riconoscere un luogo, uno spazio, conferendogli una dimensione pubblica, istituente (le istituzioni sono un insieme di norme, regole, comportamenti, valori ecc.), ma che molto spesso siano le istituzioni stesse ad auto-riconoscersi come tali attraverso un processo di auto-istituzionalizzazione. Un atto con il quale si sancisce a priori l’intenzione di lavorare in una dimensione più ampia e non autoreferenziale.
Secondo incontro
17 Settembre 2015
Sala delle Colonne, Fabbrica del Vapore
Ore 18.00
Pratiche performative #2: il complesso rapporto tra territorio, comunità locali e artisti. Presentazione del progetto di ricerca sull'area delle ex Officine Meccaniche Reggiane a Reggio Emilia. Genesi, processo e struttura attraverso i materiali di ricerca e le immagini di scena.
Conversazione con Alberto Gemmi e Mirco Marmiroli.
Le ex Officine Reggiane sono uno spazio in costruzione, un palinsesto di tempi e narrazioni diverse: prima centro di produzione per lo sviluppo del trasporto nazionale e per la flotta aerea dell’esercito italiano, poi spazio abbandonato e recuperato in tempi diversi, oggi è al centro di una politica di trasformazione produttiva. In parte già riutilizzato per il progetto del Tecnopolo, le ex Officine Reggiane sono un’area immensa e per lo più ancora in attesa di una destinazione e definizione ben precisa.
Il percorso di ricerca di Alberto Gemmi e Mirco Marmiroli, un duo di registi originari del territorio reggiano, si pone l'obiettivo di esplorare le relazioni in atto tra gli individui, le forme del paesaggio e i suoi suoni attraverso un lavoro che si presenta in una forma ibrida tra il cinema di osservazione e quello performativo, che si attacca alla gestualità dei personaggi attraverso un processo di sublimazione del loro quotidiano.
Nel corso della serata verranno esplorate quelle forme che hanno scandito, da un punto di vista concettuale e formale, il procedimento di analisi e di costruzione affrontati dai due registi. Alla conversazione iniziale con la quale si tenterà di mettere a fuoco alcuni punti fondamentali del progetto – il processo, la pratica e come questa si relaziona nel suo evolversi con il territorio e le comunità locali – seguirà la presentazione dei materiali di ricerca e la proiezione di quei film essenziali per la realizzazione della stessa opera.
Terzo incontro
19 Settembre 2015
Sala delle Colonne, Fabbrica del Vapore
Ore 18.00
Dispositivi narrativi nello spazio architettonico: opera, spettatore e ambiente.
Conversazione con Andrea Nacciarriti
All’interno di un dialogo con con Andrea Nacciarriti, si tenterà di ragionare sul rapporto tra arte, spazio e architettura.
Il lavoro di Andrea Nacciarriti riguarda, infatti, la relazione linguistica tra lo spazio e la sua percezione, la realtà sociale e il contesto antropologico così come l’interpretazione storica e corrente degli eventi. Punto di partenza della sua ricerca è infatti l’architettura – in particolare l’architettura radicale – che si fonda sul principio dell’occupazione dello spazio con traiettorie che definiscono e delimitano gli spostamenti umani.
Le opere di Nacciarriti sono dispositivi atti a creare modifiche nello spazio definendone i limiti attraverso un atto di abbattimento e ricostruzione che rimette continuamente in gioco il rapporto tra opera, spettatore e ambiente. Gli spazi, ci insegna l’architettura, si modificano sempre e con essi il modo di interagire ed abitarli sviluppando un’attitudine ad un rapporto non dato una volta per tutte, bensì dinamico, da costruire e ricostruire nuovamente ogni volta.