Spazio Analitico. Trasparenza Geometria Profondità
Il minimo comune denominatore dei tre artisti selezionati è quello di tentare un revival del movimento dell’arte ottico-cinetica proiettandola in uno spazio tridimensionale e arricchendola con crossover e contaminazioni che attingono da altre prassi creative ed altri linguaggi figurativi.
Comunicato stampa
Spazio Analitico - Geometria, profondità, trasparenza
a cura di Paolo Feroce | note critiche Emiliano D'Angelo
Sabato 12 settembre alle ore 19:00, presso la galleria “Onda Art Gallery” di Sorrento, in via S. Francesco, si terrà il vernissage della mostra “Spazio Analitico – Trasparenza, Geometria, Profondità”, collettiva a tre che ospita le opere di Domenico Fatigati, Max Coppeta e Vincenzo Mascia.
Il minimo comune denominatore dei tre artisti selezionati è quello di tentare un revival del movimento dell’arte ottico-cinetica proiettandola in uno spazio tridimensionale e arricchendola con crossover e contaminazioni che attingono da altre prassi creative ed altri linguaggi figurativi.
Come specifica il critico Emiliano D’Angelo nella sua nota introduttiva, “ciascuno fra i tre artisti proposti pratica, a suo modo, un crossover fra tecniche e stili che, pur nella dichiarata continuità con la tradizione ottico-cinetica e neo-concretista, lo differenzia e lo esalta nella sua individualità: Mascia attinge costantemente alla sua formazione di architetto mostrando una grande attenzione per il colore ed un più accentuato piglio progettuale; Fatigati coniuga le sue geometrie, in prevalenza lineari, con una certa libertà new-dada, che si esplica soprattutto nell’assemblaggio di materiali di riciclo “poveri” e occasionali come chiodi, rondelle e stuzzicadenti; Coppeta, invece, il più giovane dei tre e (sintomaticamente) il più proiettato verso il formato tridimensionale, rinuncia quasi al colore per inseguire monocromie ed effetti di trasparenza acquatica, spingendosi sulle soglie di un minimalismo più di matrice orientale, zen, che non di ( prevedibile) ascendenza americana”.
Ci attestiamo, pertanto, alle soglie della teorizzazione di un nuovo movimento, di un revival che il comparto ottico-cinetico ha storicamente mancato, a differenza delle altre grandi ondate propulsive dell’arte del XX secolo, impantanandosi quasi nelle sabbie mobili di un eccessivo rigorismo identitario.
La mostra è curata da Paolo Feroce, con la direzione amministrativa di Leone Cappiello, l’assistenza tecnica di Gaia Gargiulo e la consulenza critica di Emiliano D’Angelo.