Tapping in the Dark
La mostra “Tapping in the Dark” riunisce tre artisti di diversa generazione, il cui lavoro rivela il piacere dello stare e dello sperimentare, nel proprio studio, la presenza (e il passaggio) del tempo, il potere dell’intuizione e dell’emozione.
Comunicato stampa
Essere annoiato come un bambino è fondamentale, perché aiuta a sviluppare il proprio mondo. In realtà, direi che la noia è essenziale quando si vuole creare qualcosa”. (Edith Dekyndt, 2013)
L'Università delle Arti di Helsinky, in occasione della 56 Biennale di Venezia, ha presentato un padiglione di Ricerca, il primo nella storia della Biennale interamente dedicato alla ricerca artistica. Attraverso il tema dell'Experimentality (esperimentalità), il padiglione ha esplorato le dinamiche fra la ricerca artistica e l'arte contemporanea.
Questa iniziativa potrebbe essere considerata come il tentativo più alto nella svolta sperimentale, verso cui le arti visive si sono rivolte negli ultimo decennio: ma la sperimentazione è veramente un fenomeno così nuovo? Altra cosa è il carattere intenzionale nel fare ricerca artistica, in cui si potrebbero cogliere le imprevedibili dinamiche che accadono quando non è previsto nulla. Il primato della logica e della ragione fallisce quando si tratta di incommensurabilità, incongruenze, incompletezza e contraddizioni. E per alcuni artisti questi effetti fortuiti sono assolutamente cruciali nel proprio lavoro.
In questa ottica, la mostra “Tapping in the Dark” riunisce tre artisti di diversa generazione, il cui lavoro rivela il piacere dello stare e dello sperimentare, nel proprio studio, la presenza (e il passaggio) del tempo, il potere dell'intuizione e dell'emozione.
Artisti in mostra: Mario De Brabandere, Belgio, 1963 / Vive e lavora a Ghent, Belgio. Edith Dekyndt, Belgio, 1960 / Vive e lavora a Tournai, Belgio. Sophie Giraux, Francia, 1984 / Vive e lavora a New York, US. A cura di: Stijn Maes.