Jonathan VanDyke – L blue N black I green M orange K violet
VanDyke manifesta una giocosità nell’uso dei materiali e delle fonti; allo stesso tempo, il lavoro emerge dalle sfumature dei rapporti con performer e collaboratori.
Comunicato stampa
Il nuovo corpo di opere di Jonathan VanDyke risulta da un insieme complesso di riferimenti e processi. Ogni lavoro potrebbe essere definito un "dipinto", ma l'artista indaga sulla nozione stessa di “dipinto” fino a estenderla. VanDyke manifesta una giocosità nell’uso dei materiali e delle fonti; allo stesso tempo, il lavoro emerge dalle sfumature dei rapporti con performer e collaboratori.
Dal 2011, VanDyke ha dato vita ad oggetti generati attraverso una pratica di movimento sviluppata in collaborazione con una coppia di danzatori, David Rafael Botana e Bradley Teal Ellis. Per questa mostra, VanDyke inizia raccogliendo ritagli di tappezzeria e tessuti usati nell’industria della moda. L'artista poi li assembla in fasci che sembrano ricordare una maquette per una poco nota scultura di Jackson Pollock, nonché l’insieme compatto delle vene dei testicoli visti in sezione, un’illustrazione che l'artista ricorda aver studiato da bambino.
Questi fagotti, immersi e imbevuti di vernice, vengono gettati e poi posizionati su delle tele stese sul pavimento dello studio, dove i danzatori li spingono l’uno contro l’altro e ci si rotolano sopra. Durante questo processo, i danzatori indossano magliette e camicie, sul cui tessuto la vernice crea impronte straordinariamente dettagliate. Sono proprio queste camicie ad aver generato la maggior parte delle opere in mostra. L'artista si è fatto fotografare in posa e indossando queste camicie (sempre di spalle, come se salutasse o dirigesse qualcuno fuori dal nostro campo visivo). Questi scatti nello studio vanno a comporre un’unica, monumentale fotografia a colori. Dopo questo servizio fotografico, le camicie sono state tagliate in pezzi la cui forma fa riferimento a un pavimento in marmo nel rione Parione di Roma. Il retro di ogni pezzo viene ricoperto di lino che è stato ritagliato da vecchi vestiti da lavoro di sua madre, biancheria da letto e tovaglie di famiglia, aggiungendo "dietro" il lavoro un ulteriore livello di informazione letteralmente fuori dalla nostra vista. Infine, i pezzi vengono disposti e cuciti insieme in una composizione come una serie di quadri.
Questi shirt paintings sono montati su una struttura in legno, modellato con un motivo derivante da un dettaglio architettonico modernista che l'artista ha fotografato a Roma. La staccionata è costruita in modo che lo spettatore possa entrare in un corridoio dietro le opere per visualizzarne il retro. In questo corridoio lo spettatore trova anche una serie di piccole fotografie su gelatina d’argento. Queste foto sono sviluppate a mano, in camera oscura, attraverso un processo che l'artista recupera per la sua fisicità e per il modo in cui, come spiega lui stesso, "il processo analogico di stampa e la sua dipendenza al tempo e al tatto si accomunano al processo di creazione dei dipinti". Queste immagini ritraggono un uomo anonimo sul cui busto ci sono pezzi tagliati dalla sua maglietta. Le foto sono state sparse per lo studio durante il processo pittorico, in modo da essere macchiate con gocce di colore e impronte digitali lasciate con la vernice, ricordando le fotografie in bianco e nero con colore incrostato trovate sul pavimento dello studio di Francis Bacon.
Un grande dipinto rivela ulteriori indizi sul processo creativo dell'artista. Utilizzando un procedimento di stampa sviluppato per trasferire immagini su magliette, VanDyke ha stampato fotografie sulla tela. Le fotografie mostrano i danzatori e l'artista che lavorano insieme nello studio. A loro volta, i danzatori ripropongono sopra questa tela lo stesso movimento che si vede nelle fotografie, come se tutto questo insieme di movimenti, ricordi, pittura, fotografia e relazioni fosse ricominciato dall’inizio.
Jonathan VanDyke vive e lavora a New York. Nel 2005 si è laureato in Scultura presso il Bard College, ha poi frequentato la Skowhegan School nel 2008 e l’Atlantic Center for the Arts nel 2007, dove ha seguito le lezioni dell’artista Paul Pfeiffer. Tra le mostre personali più recenti si possono ricordare: Traunitz, Loock Gallery, Berlino, 2014; Four Boxes Gallery, Krabbesholm Hojskole, Skive, Danimarca, 2014; Oltre l’oblio, 1/9unosunove, Roma, 2013; The Painter of the Hole, Scaramouche, NY, 2013; The Long Glance, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, 2011; e With One Hand Between Us, tenutasi in occasione Performa 2011, New York City. Tra le sue numerose performance ricordiamo: Stranger Suite, una performance in tre parti presentata al New York Performance Artists Collective Fire Island nel 2014; Cordoned Area presentata presso la National Academy Museum, New York (2013), la Vox Populi, Philadephia (2012) e il Socrates Sculpture Park, New York (2011); nel 2011 ha creato una performance e un’installazione su commissione del The Power Plant di Toronto nel contesto della mostra Coming After. VanDyke ha partecipato a numerose mostre collettive, presso gallerie e diverse istituzioni come: Islip Art Museum, Y Gallery, On Stellar Rays, Columbia University, PS122 (New York); Museum of Fine Arts, Tallahassee; Luis de Jesus, Los Angeles; Rutgers University, University of Nevada, Texas State University, University of Wolverhampton, UK; Exile Gallery, Berlino.
La mostra proseguirà fino a Sabato 14 novembre 2015.
English version
Wednesday, 30 September 2015 – 7 pm
1/9unosunove
is pleased to announce the opening of
L blue N black I green M orange K violet
Jonathan VanDyke
Jonathan VanDyke's new works emerge from a complex set of references and processes. Each piece might be called a "painting," but the artist interrogates and extends the very notion of what a painting might be. VanDyke evinces a playfulness with materials and sources; at the same time, the work results from nuanced relationships with performers and collaborators.
Since 2011, VanDyke has generated objects through a movement practice developed in conjunction with a dancer-couple, David Rafael Botana and Bradley Teal Ellis. For this exhibit, VanDyke began with threads and trimmings made for the fashion and upholstery industries. The artist forms them into bundles in a manner that references a little-known Jackson Pollock macquette for a sculpture, as well as the densely packed veins seen in a cross-section view of the testicles, a diagram which the artist recalled studying as a child.
These bundles are dipped and soaked in paint and tossed and arranged upon canvases on the studio floor, where the dancers push against and roll over them. The dancers wear t-shirts and business shirts while engaged in this process. The fabric of this clothing receives paint in extraordinarily-detailed marks, and it is these shirts that generated the majority of the works in the show. The artist had himself photographed (always from behind, as if he is greeting or directing someone beyond our reach) posing and wearing these shirts. These studio shots are composited into a single, monumental color photograph. Following this photo shoot, the shirts were cut into pieces in a shape that references a marble floor in the Parione district of Rome. Each piece is backed with linen fabric that was cut from his mother's old business suits, bedding, and from family tablecloths, adding another layer of information that literally sits out of view "behind" the work. Finally, the resulting pieces are arranged into one composition and sewn back together as a series of paintings.
The shirt paintings are mounted on a wooden fence structure, patterned after a modernist architectural detail the artist photographed in Rome. The fence is arranged so that the viewer can enter a corridor behind the works and view the backsides of the paintings. In this corridor the viewer also finds a series of small gelatin silver
photographs. These pictures are printed by hand, in the darkroom, a process that the artist returned to because of its physicality and the way in which, in his words, "the analog process of picture making and its dependence upon timing and touch lines up with the process of making the paintings". These photos depict the torso of an anonymous man with pieces cut out of his t-shirt. The photos were left around the studio during the painting process, so that they have accrued bits of color and paint-dabbed fingerprints, recalling the color-encrusted black and white photographs found upon the studio floor of Francis Bacon.
One large painting reveals an additional set of clues about the artist's process. Using a printing process that was developed to transfer images onto t-shirts, VanDyke printed photographs onto the canvas. The photographs show the dancers and the artist working together in the studio. In turn, the dancers moved on top of this canvas in the same manner as seen in the photographs, as if this process of moving, recalling, painting, imaging, and relating has started back over again.
Jonathan VanDyke is a visual artist based in New York City. VanDyke received an MFA in Sculpture from Bard College in 2005, attended the Skowhegan School in 2008, and in 2007 attended the Atlantic Center for the Arts, where he was mentored by the artist Paul Pfeiffer. Recent solo projects include Traunitz, Loock Gallery, Berlin, 2014; Four Boxes Gallery, Krabbesholm Hojskole, Skive, Denmark, 2014; Oltre l’oblio, 1/9unosunove, Rome, 2013; The Painter of the Hole, Scaramouche, NY, 2013; The Long Glance, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, 2011; and With One Hand Between Us, part of Performa 2011, New York City. In December 2011 he mounted a new performance and installation, commissioned by The Power Plant in Toronto as part of their exhibition Coming After. His durational performance work Cordoned Area has appared at The National Academy Museum, New York (2013), Vox Populi, Philadelphia (2012), and Socrates Sculpture Park, New York (2011). His work has appeared in group exhibitions at the Islip Art Museum, Y Gallery, On Stellar Rays, Columbia University, and PS122, all in New York; the Museum of Fine Arts, Tallahassee; Luis de Jesus, Los Angeles; Rutgers University, University of Nevada, Texas State University, and University of Wolverhampton, England; and Exile Gallery, Berlin, among others.
The exhibition will be open until Saturday, November 14, 2015