Andrea Francolino / Elisabeth Scherffig
Artisti di generazioni e nazionalità diverse Elisabeth Scherffig (Düsseldorf 1949) e Andrea Francolino (Bari 1979) hanno alcuni denominatori comuni alla base delle loro ricerche: l’intreccio tra l’attività antropica e il divenire dei fenomeni naturali, una volontà tassonomica e un’indagine sull’idea di “paesaggio”, sia storico sia contemporaneo.
Comunicato stampa
Artisti di generazioni e nazionalità diverse Elisabeth Scherffig (Düsseldorf 1949) e Andrea Francolino (Bari 1979) hanno alcuni denominatori comuni alla base delle loro ricerche: l’intreccio tra l’attività antropica e il divenire dei fenomeni naturali, una volontà tassonomica e un’indagine sull’idea di “paesaggio”, sia storico sia contemporaneo. Entrambi dediti a un’acuta flânerie, non disdegnano l’ausilio della tecnologia – dall’apparecchio fotografico al localizzatore satellitare – per fermare visioni, sensazioni, percorsi, tracce.
Nata nel periodo d’esordio della “Trümmerliteratur” da alcuni decenni Elisabeth Scherffig guarda gli elementi dei panorami urbani e naturali come organismi viventi in perpetuo divenire concentrandosi sulla trasfigurazione, principalmente tramite il disegno, degli “oggetti” analizzati anatomicamente. Ferraglie, vetri, filiere di vigne, edifici, mattoni sono i frammenti della natura e della storia che l’artista trasporta su carta, su organza, su porcellana grazie al suo “segno”, inteso nel senso più ampio e assoluto del termine. Nei lavori del ciclo Geologia siciliana (2014-2015) l’artista è partita dall’osservazione e dallo studio delle cave e delle frane “conosciute” in Sicilia. Ogni singola opera è data dalla sovrapposizione di tre disegni che “ritraggono” i panorami presi in esame; i tre fogli di carta svedese, semitrasparente, confondono i segni della grafite, più marcati i tratti del foglio in primo piano sempre più sfuggenti quelli dei fogli successivi, riuscendo a produrre un’atmosfera polverosa e precaria, dinamica e viva, tutta interna all’opera e che coinvolge l’osservatore. Frane e cave sono trasposte e stratificate in un’unica opera instaurando una dialettica tra le rovine prodotte dall’uomo e le distruzioni generate dalla natura. Per Andrea Francolino frammenti e macerie sono correlativi dell’idea di vulnerabilità e fragilità esistenziale dell’essere umano e delle sue opere. Negli ultimi anni l’artista predilige l’uso del calcestruzzo e del cemento, materiali emblematici dell’evo contemporaneo, simboli di “progresso”, nonché considerati duraturi e resistenti. Francolino riflettendo sugli abusi del consumismo e del materialismo – con le relative conseguenze sul piano ecologico – ha riprodotto, distrutto e poi ricostruito le planimetrie di grandi centri commerciali; con la polvere di cemento invece “raccoglie” le crepe dei manti stradali incontrate durante le sue peregrinazioni.
Il lavoro Performance di una pianta (2013-2015) è un cumulo di macerie dato dai frammenti di opere distrutte e accantonate. Da questi residui, depositati fuori dallo studio dell’artista in attesa del loro smaltimento, è nata spontaneamente una pianta che l’artista ha deciso di custodire e utilizzare per una nuova composizione. La natura, tra caso, poesia e forza vitale, ha riaffermato sé stessa e ha letteralmente vivificato un lavoro abbandonato e inerte.
Elisabeth Scherffig, Geologia siciliana, 2015, grafite su tre strati di carta svedese, ciascuna 45x45 cm.
Andrea Francolino, Performance di una pianta, 2013-2015, scarti di opere in cemento e calcestruzzo, pianta spontanea, misure variabili.
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THE OPEN BOX
ELISABETH SCHERFFIG / ANDREA FRANCOLINO
curated by
Gaspare Luigi Marcone
FRIDAY 16 ¬– SATURDAY 17 – SUNDAY 18
OCTOBER
2015
6 - 9 PM
at other times by appointment
VIA FRATELLI FERRONI 4
37126
VERONA
OPENING
FRIDAY 16 OCTOBER 2015
6 - 9 PM
Artists of different generations and nationalities. Elisabeth Scherffig (Düsseldorf 1949) and Andrea Francolino (Bari 1979) share certain common denominators underlying their work: the interweaving of human activity and the flux of natural phenomena, a taxonomic interest and an investigation of the idea of historical and contemporary “landscape”. Both are devoted to an intensive flânerie, neither is adverse to using technology, from a digital camera to a GPS system, to capture visions, sensations, routes and traces.
Born in the period in which Trümmerliteratur was making its debut, for some decades Elisabeth Scherffig has been looking at elements of the urban and natural panoramas as living organisms in perpetual development, focussing on the transfiguration of objects analysed anatomically, principally through drawing. Ironwork, glass, vineyards, buildings and bricks are the fragments of nature and history the artist transposes to paper, organza and porcelain thanks to her “mark”, understood in the broadest and most absolute sense of the term. In the works from the cycle Sicilian Geology (2014-2015), the artist started out from the observation and study of “known” quarries and landslips in Sicily. Each individual work is composed of three superimposed drawings that “portray” the panoramas examined; the three sheets of semi-transparent tracing paper blur the marks of the graphite, those on the top sheet being more defined, increasingly faint those on the successive sheets, creating a dusty and precarious yet dynamic and living atmosphere within the work that envelops the observer. Landslips and quarries are transposed and stratified in a single work, establishing a dialectic between the ruins produced by man and the destruction generated by nature. For Andrea Francolino, fragments and rubble are correlatives of the idea of the vulnerability and existential fragility of man and his works. In recent years, the artist has privileged the use of plaster and concrete, emblematic materials of the contemporary age, symbols of “progress” and considered to be durable and robust. Reflecting on the abuses of consumerism and materialism – with the relative consequences in ecological terms – Francolino has reproduced, destroyed and then reconstructed the plans of major shopping centres; using concrete dust he has instead “collected” the cracks in road surfaces encountered during his wanderings.
The work Performance of a plant (2013-2015) is a heap of rubble composed of fragments of works destroyed and set aside. Out of these residues, deposited outside the artist’s studio while awaiting disposal, grew a spontaneous plant which the artist decided to safeguard and utilise for a new composition. Nature, in the midst of chance, poetry and life-force, has reaffirmed itself and has literally brought to life an abandoned, inert work.
Elisabeth Scherffig, Sicilian Geology, 2015, on three layers of tracing paper, each 45x45 cm.
Andrea Francolino, Performance of a plant, 2013-2015, remains of works in cement and concrete, spontaneous plant, varying dimensions.