Archivio Zeta – Una bestemmia alta dolce e ragionata
In occasione della grande maratona di Bologna, in cui Archivio Zeta ricompone in un’unica giornata i quattro episodi di Pilade/Pasolini messi in scena nel corso di un anno in diversi luoghi d’Italia, questo ciclo di incontri su testo, musica, e scenografia, che è dunque un vero e proprio viaggio nell’atelier della produzione, intende scoprire il nervo dell’artisticità della compagnia.
Comunicato stampa
Restate qui, fin che volete, allora… a farvi interrogare dal mio sguardo.
Perché la vostra presenza qui non significa nulla, essa sfugge a ogni disegno, sembra una debole trovata, gioca ogni senso, e contraddice – con umana delicatezza – a ogni regola di una storia.
PILADE
L’opera d’arte rovescia la folla, disperde la calca, strappa le persone al carnaio quotidiano, le individua, e vi costruisce intorno un respiro che le rivela plastiche, chiaroscurate, interessanti e interrogabili; poiché essa instilla, in chi osserva, il sospetto di un’altra piega, e poi di un’altra ancora. Questa relazione tra l’opera e chi l’osserva, che è un continuo sforzo del vedersi in virtù di una torsione impossibile, sfugge evidentemente alla significanza. Non vi è alcun senso nello stare di un essere umano, da solo, di fronte a un’opera che interroghi la sua ambiguità immedicabile. E tuttavia proprio in quel silenzio, in quella relazione inconcludente, in quell’angolo tagliato fuori dal mondo, dove non si ha più bisogno di essere consolati – dice Pilade ad Atena – , si compie invece una protesta. Lo stare fuori, anche dall’obiettivo di una conclusione, di una consolazione comunque temporanea e fasulla, è la protesta contro quello che ci è dato di essere. Una rivolta che ci riaccomuna nella disperazione di non poter sapere, poiché immediatamente riconsegna alle persone una qualità dell’evanescenza, della indecidibilità, un’ansia di futuro, che è specifica dell’essere umano, originaria, senza storia.
In quindici anni di teatro, nella solitudine e nel tempo lungo di un confino inventato in montagna, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, fondatori, registi e attori della compagnia Archivio Zeta, hanno costruito una propria lingua poetica attraverso cui disattivare la storia e confrontarsi con il sacrosanto diritto all’inconsolabilità. Una lingua che ha privilegiato immediatamente la parola, il logos origininario degli antichi e dei moderni, come sorgente di archetipi, di eterno, che – sconfinato come l’abisso – si dà solo nel rigore assoluto del dettaglio rivelato: nella precisione del dire, senza concludere, appunto.
Inventare una lingua come questa non è cosa che si faccia con disinvoltura: nel teatro di Archivio Zeta l’interrogazione allo sguardo dello spettatore trascorre nell’interrogazione esatta che la voce rivolge alla frase scritta, stravolgendone la prosodia, l’intonazione, la melodia ordinaria, e in quella che il corpo rivolge all’azione, traducendola in gesto ideale, in idea. Le parole e le azioni, così come i luoghi, ci diventano allora estranei, e ci ritroviamo a rivolgere loro nuova e più intensa, ragionevole attenzione; proprio mentre il suono, e l’armonia complessiva dell’immagine, a contatto con quelle parole, stupiscono il nostro orecchio e ci commuovono, aprendo dentro di noi la ferita di una domanda enorme e imperfetta.
Vale la pena, allora, in questo tempo votato al culto della semplicità, rivolgere una attenzione particolare a chi si muove in una direzione contraria: inattuale al punto da stupirci nel profondo e farci, finalmente, un po’ “traballare”. In occasione della grande maratona di Bologna, in cui Archivio Zeta ricompone in un’unica giornata i quattro episodi di Pilade/Pasolini messi in scena nel corso di un anno in diversi luoghi d’Italia, questo ciclo di incontri su testo, musica, e scenografia, che è dunque un vero e proprio viaggio nell’atelier della produzione, intende scoprire il nervo dell’artisticità della compagnia, entrando così in una officina particolare dove si vede bene quel complesso e appassionante corpo a corpo tra l’uomo e se stesso in cui consiste la protesta mite dell’arte.
a tutti gli incontri saranno presenti Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
ingresso libero fino a esaurimento posti
PROGRAMMA
mercoledì 28 ottobre ore 18
PERCHÉ SCRIVERE PILADE
Liceo Galvani, Aula Zambeccari – Via Castiglione 38
Accolti da versi recitati dal vivo tra i libri e gli scaffali della meravigliosa biblioteca settecentesca del liceo di Bologna in cui Pasolini, da studente, ha costruito il nervo della sua formazione intellettuale, Federico Condello e Claudio Longhi dialogano con Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni per interrogarsi con appassionato rigore sul testo di Pilade, sulle origini di tale figura, sulle ragioni che spinsero il poeta a scrivere questa tragedia, sulla qualità della tessitura drammaturgica, e sulle caratteristiche dell’adattamento di Archivio Zeta.
INTERVENGONO
Federico Condello, docente di filologia classica dell’Università di Bologna
Claudio Longhi, docente di Istituzioni di regia dell’Università di Bologna
giovedì 29 ottobre ore 18
UNA MUSICA CHE DÀ SCANDALO E VERGOGNA
SCORRE STUPENDAMENTE NELLA MIA CARNE
Museo internazionale e biblioteca della musica – Strada Maggiore 34
Una insolita esplorazione – attraverso parole, contributi multimediali, interventi musicali dal vivo, e piccoli esperimenti sulla percezione – della particolare struttura delle partiture sonore degli spettacoli di Archivio Zeta, guidata da Patrizio Barontini, e commentata dal critico Massimo Marino cui spetta il compito di scoprire le intersezioni tra teatro e musica per raccontare al pubblico come il suono scriva la scena. Intrecciando musica classica, sonorità concrete della vita reale, suoni artificiali, e silenzio, Barontini costruisce infatti dimensioni spazio-temporali originali nelle quali l’abitudine ricettiva viene incrinata provocando uno stupore che commuove.
INTERVENGONO
Patrizio Barontini, compositore e docente del Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria
Massimo Marino, critico teatrale e docente del Conservatorio Arrigo Boito di Parma
con la partecipazione di Francesco Canfailla e Matilde Michelozzi
venerdì 30 ottobre ore 18
SCENOGRAFIE DI SENSO
Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Parri Emilia-Romagna – Via Sant’Isaia 18
All’interno dell’Istituto Parri Emilia Romagna, dove sono raccolte memorie e documentazione sull’opposizione alla dittatura e alla guerra fascista, il pubblico viene guidato attraverso immagini e parole in una esplorazione dettagliata e commentata dei luoghi in cui è già andato in scena Pilade e di quelli in cui andrà in scena durante la maratona, alla scoperta della storia di quegli spazi e del particolare significato drammaturgico che essi sprigionano a contatto con le parole di Pasolini. Ad accompagnare gli spettatori nei camminamenti sulla via di Pilade, delle guide speciali esperte di storia, architettura, arte e paesaggio, che puntano dritto al cuore del progetto Pilade/Pasolini discutendo della relazione tra i luoghi, la loro storia e il teatro che li abita conquistando ad essi e dentro di essi un senso preciso, trasformando quei luoghi in scenografie di senso.
INTERVENGONO
Luca Alessandrini, coordinatore della Direzione Istituto Storico Parri
Sofia Nannini, studentessa di Ingegneria Edile-Architettura
Elena Pirazzoli, ricercatrice indipendente
sabato 31 ottobre ore 21
ANGOLI TAGLIATI FUORI DAL MONDO
Sala Prof. Marco Biagi – Via Santo Stefano 119
La sera prima della maratona gli oltre cento attori dello spettacolo arrivati da tutta Italia si confondono tra gli spettatori in un convito, per vivere una speciale serata della vigilia in cui sfogliare in pubblico l’album della produzione e ripercorrere le tappe di Pilade, la genesi degli episodi, la faticosa conquista delle scenografie di senso a Monte Sole, Monte Battaglia, Volterra, Carrara, al Passo della Futa, a Bologna; i debutti, le difficoltà, i successi; subito dopo la proiezione di una raccolta di immagini, brevi frammenti video dei vari spettacoli e del backstage, alcuni dei protagonisti di questo viaggio, rappresentanti delle istituzioni e dei festival che hanno sostenuto il progetto, interverranno per raccontare i retroscena di un progetto lungo un anno che ha coinvolto centinaia e centinaia di persone.
INTERVENGONO
Loris Lepri, settore cultura del Comune di Bologna e curatore dell’archivio Pasolini per la Cineteca
Elena Monicelli, coordinatrice Scuola di Pace di Monte Sole
Armando Punzo, direttore artistico Festival VolterraTeatro