The Third Act
NEOCHROME è lieta di presentare The Third Act, una mostra itinerante suddivisa in due “atti” che si propone di esporre e mettere in dialogo le nuove opere di Jean-Baptiste Bernadet, Benoit Platéus, John Roebas.
Comunicato stampa
NEOCHROME è lieta di presentare The Third Act, una mostra itinerante suddivisa in due "atti" che si propone di esporre e mettere in dialogo le nuove opere di Jean-Baptiste Bernadet, Benoit Platéus, John Roebas.
The Third Act, che inaugura a Torino giovedì 29 ottobre nella sale di Palazzo Saluzzo Paesana per poi trasferirsi, dal 19 novembre, nella sede di NEOCHROME, riunisce gli artisti sulla base della comune propensione che questi nutrono per la tematica del tempo, da intendersi nel suo dispiegamento diacronico da sempre interpretato attraverso il linguaggio dell'arte e della letteratura moderna. La premessa espositiva dei due “atti” offre l'opportunità di apprezzare la pratica degli artisti in due contesti diversi: da un lato, l'architettura barocca del palazzo di Gian Giacomo Plantery, dall'altro, l'estetica essenziale di NEOCHROME, un convento in origine. Tale percorso esalterà l'inevitabile progressione della forma, della cultura e delle sedi che ospitano l'arte nel corso della Storia.
Jean-Baptiste Bernadet trova la sua cifra stilistica nelle cromie intense e vivide con cui ha saputo reinterpretare l’astrazione pittorica. Appropriandosi della ridondanza espressiva di alcuni movimenti artistici del XX secolo, dal Simbolismo alla Pittura a Campi di Colore, i dipinti di Bernadet colgono lo scorrere del tempo marcandone la scansione tramite molteplici linee e tonalità, senza tuttavia cedere alla tentazione compositiva. L’artista predilige infatti il sovrapporsi spontaneo ed estremamente dinamico di segni, tracce, livelli di colore.
Nei poster vintage di Benoit Platéus il materiale, in genere estrapolato da manifesti b-movies dal design appariscente, viene incollato frontalmente sulla tela, impedendo al contenuto visivo di palesarsi, decontestualizzando e reinterpretando, così, l'immagine. L'unione delle componenti incontra l'intervento ad olio di Platéus e rivela il momento di finitudine che deriva dal taglio e dalla pittura tradizionale su tela. La serie pittorica è accompagnata dal video Wow (2015), frammenti di vita urbana ripresi in vari locali con scene mettono in luce lo scarto tra l'immagine e ciò che viene narrato.
John Roebas esplora l’ipotesi concettuale del tempo attraverso la sintesi materica delle sostanze chimiche che abitano il suo universo, come la resina epossidica, di uretano o smalto. Tali elementi testimoniano l'invecchiamento dell'opera, accentuato in chiave scultorea nella sua serie degli orologi.