Emanuela Ascari – Ciò che è vivo project
Nell’ambito del programma “Artisti in residenza 2015” Emanuela Ascari inaugura la mostra Ciò che è vivo project, nella quale l’artista presenta opere realizzate nel corso della sua residenza presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Comunicato stampa
Nell’ambito del programma “Artisti in residenza 2015” sabato 31 ottobre Emanuela Ascari inaugura la mostra Ciò che è vivo project (1 - 22 novembre 2015), nella quale l’artista presenta opere realizzate nel corso della sua residenza presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, costituisce una tappa significativa all’interno del percorso di ricerca della Ascari.
Nello studio del MACRO Emanuela Ascari ha lavorato agli sviluppi di un viaggio che ha avuto luogo tra aprile e maggio 2015, Ciò che è vivo – culture tour, attraversando l'Italia per incontrare persone, agricoltori organici e biodinamici, e condividere con loro conoscenze e pratiche legate al fare agricoltura quale forma di cultura in stretta relazione con il vivente. L'artista si è rivolta all'agricoltura organica quale ambito nel quale rintracciare forme di equilibrio tra l'uomo e l'ambiente, e i principi di una eco-logia del pensiero.
In una prima fase l'artista ha allestito un laboratorio di analisi per realizzare delle cromatografie di campioni di terreno raccolti durante il viaggio da ognuno dei suoi ospiti, realizzando così delle immagini che sono espressione della qualità di quei terreni e che sono la manifestazione delle forze viventi in essi contenute. Sempre al MACRO questa parte del lavoro si svilupperà in una serie di workshop per il pubblico che vorrà partecipare alla realizzazione di tali immagini di terreni da loro portati.
Nello stesso periodo l'artista ha prodotto anche un libro d'artista con fotografie delle tappe del viaggio e testi scritti da alcuni dei suoi ospiti, che riguardano visioni e pratiche di un'agricoltura organica e consapevole, biodiversità, rapporto dell'uomo con la terra tra storia e sentimento, e una chiacchierata con Gianfranco Baruchello e Carla Subrizi, dando così forma ad una pratica relazionale che si è sviluppata in più direzioni.
Il libro è stampato in carta di canapa quale pretesto per mettere sul tavolo del dialogo l'ambiguità di una questione legata ad una pianta che caratterizzava i nostri paesaggi - l'Italia ne è stata il secondo produttore mondiale fino al Dopoguerra, che è utilizzabile per realizzare numerosi prodotti, dall'olio ai tessuti, alla carta appunto, e che oggi agricoltori e industriali faticano a far rientrare nel mercato. Questo è stato il presupposto anche per una performance, che ha avuto luogo l'8 di ottobre, in cui un contadino di Bologna che quest'anno l'ha coltivata, è arrivato al MACRO con una pianta portata a spalla e si è aggirato per le mostre di quella serata diffondendo un piacevole aroma, fino allo studio dell'artista, dove foglie e cime sono state utilizzate per fare una tisana distribuita a chi volesse provarla.
All'interno di un discorso così ampio come quello portato in campo in questo lavoro, per la mostra del 31 ottobre Ascari ha individuato un oggetto utilizzato in agricoltura quale segno che metta in relazione cultura e agricoltura. Esili sostegni utilizzati negli orti e in alcune coltivazioni, tutori per piante quali pomodori o fagioli, diventano simbolicamente sostegni per la crescita dell'uomo e si riferiscono al ruolo di sostegno culturale che l'istituzione dovrebbe avere per la collettività. Ma questi appaiono invece fragili e instabili, delle misure dell'uomo ma non adatti a sorreggerlo.