Jean-Claude Meynard / Dario Ghibaudo

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO TAGLIAFERRO - CONTEMPORARY CULTURE CENTER
Largo Milano , Andora, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da gio a dom ore 15-19

Vernissage
31/10/2015

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Dario Ghibaudo, Jean-Claude Meynard
Curatori
Matteo Bergamini, GianCarlo Pagliasso
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Due mostre: “L’animal frattal que je suis..” dell’artista Jean Claude Meynard, porta ad Andora opere fotografiche del suo Bestiario Frattale, curata da GianCarlo Pagliasso, critico e scrittore; “Museo di Storia Innaturale”, mostra a cura del critico d’arte contemporanea e giornalista Matteo Bergamini, presenta una sezione del mastodontico progetto che l’artista Dario Ghibaudo porta avanti dal 1990.

Comunicato stampa

La mostra “L’animal frattal que je suis..” dell’artista Jean Claude Meynard, porta ad Andora opere fotografiche del suo Bestiario Frattale, curata da GianCarlo Pagliasso, critico e scrittore.

Jean-Claude Meynard è un artista coraggioso e generoso.
L’utilizzo espressivo della figurazione frattalica, per lui, non è un semplice espediente stilistico. Tra i primi in Francia ad averne compreso le potenzialità geometrico-topologiche per la creazione artistica, ne ha al contempo intuito ed esplorato le implicanze euristiche in relazione ad una chiara interrogazione sulla complessità e caoticità dei fenomeni fisici in vista di una maggior comprensione del mondo nelle sue infinite sfaccettature.
Come dice Giudi Scotto Rosato nel suo articolo per Le Journal of Science Communication del International Scholl for Advanced Studies “ Una forma d’espressione di tipo frattale non circoscrive contorni, non configura sistemi rettilinei, né insiemi ordinati di punti. L’artista elimina le relazioni convenzionali tra sé e la visione, basate sulla prospettiva e sulle nozioni abituali del modello euclideo: costruisce uno spazio irregolare che ogni elemento contribuisce a determinare in quanto fractus, ossia discontinuo e asimmetrico.
Una simile distribuzione dello spazio rimanda alla dimensione dell’astratto, della «linea mutante senza esterno e interno, senza forma né fondo, senza inizio né fine». Si sfalda l’oggetto che ha per fondamento la realtà per se stessa: il mondo esterno - in quanto opposto al soggetto che pensa e conosce - non è più mediato da un contenuto oggettivo, per cui si percepisce e rappresenta lo spazio per mezzo di forme sedimentate”
I frattali propongono. quindi un insolito incontro fra matematica e immaginazione, capace di descrivere gli oggetti della natura.
Il frattale è una figura geometrica in cui un motivo identico si ripete su scala continuamente ridotta.
Ingrandendo una figura frattale si ottengono forme ricorrenti e ad ogni ingrandimento essa rivela nuovi dettagli: il frattale quando è ingrandito non perde dettaglio ma si arricchisce di nuovi particolari.
Il progetto del bestiario frattalico rientra in questa prospettiva, misurandosi simultaneamente con le dimensioni estetica e cognitiva, al fine di articolare un percorso che si interroga circa il ruolo, il posto e la legittimità del porsi dell’uomo nel mondo.
Gli animali di Meynard (dal fantastico Nautilo al Cavallo piuttosto che l’Elefante o il Felino) subordinano nano l’elemento iconografico tradizionale ad un registro iconologico nuovo e problematico, dal momento che risulta difficile percepire nelle immagini, causa la concrescenza (intesa in senso biologico di unione e fusioni di parti nella crescita) continua della figuratività frattalica, la linea di giunzione o di snodo tra il naturale e lo storico, tra il simbolico e il reale.
Allo stesso modo, il riflesso ‘’costruito’ delle immagini, o meglio il loro comporsi virtuale è forse
l’aspetto che più conta nel lavoro di Meynard, profilare con slancio neo-romantico l’insinuarsi dell’infinito nel finito articolando attraverso il rimando del bestiario la potenza delle immagini quali atti iconici, stimoli a pensare e ad agire, insomma un’idea della pratica artistica come poiesis, come inflessione attiva e chiara per la vita.

Il “Museo di Storia Innaturale”, mostra a cura del critico d’arte contemporanea e giornalista Matteo Bergamini, presenta una sezione del mastodontico progetto che l’artista Dario Ghibaudo porta avanti dal 1990. Palazzo Tagliaferro ospita per l’occasione una vera e propria "Camera delle Meraviglie” che trasporterà i visitatori in un universo abitato da animali ibridi che si materializzano attraverso sculture in bronzo e in ceramica, ritratti in inchiostro su carta e installazioni.

Il Museo di Storia Innaturale strutturato come un museo di stampo settecentesco, è idealmente ripartito per argomenti di indagine “scientifica”: antropologia, entomologia, esemplari rari, botanica, etnologia, etnografia e cresce parallelamente all’espandersi stesso del lavoro.
"Un progetto enorme, ambizioso", l'ha definito Gianluca Marziani, "integrato alla qualità coerente di un artista davvero unico. Dario Ghibaudo, anno dopo anno, sta sviluppando le sale che comporranno il suo futuro museo: una gigantesca scultura abitabile tra realtà, eccesso e predizione. Ogni ciclo finora prodotto delinea la ricerca plastica sulla sua visione contaminata del futuro possibile”.
In un mondo in cui ciò che appartiene alla natura e ciò che è costruito dall'uomo tendono fatalmente a mischiarsi, a contaminarsi, a mimetizzarsi in un gioco di specchi e di reciproche e continue imitazioni e ibridazioni incrociate, il Museo creato da Ghibaudo assume l'aspetto di una provocazione intelligente e ironica in grado di ipotizzare un altro possibile.
Nelle Sale di Palazzo Tagliaferro, Ghibaudo ci propone il Piscis Elephas Perlucidus, o il Tapirus Pugnantes cum Rostro o l’Installazione “Cinquecentocinquanta Pesci Fuor D’acqua” esposta durante la 54° biennale di Venezia nella prestigiosa Cà d’Oro.
Un carattere ironico, certo, ma anche di denuncia oltre che di fascinazione per le combinazioni della natura, che muove la propria poetica anche dall'universo letterario, come nel caso del Cervo di San Giuliano. Ispirato alla novella di Gustave Flaubert.
E poi ancora, le materializzazioni di complessi ibridi animali in ceramica e porcellana, trasportabili in ironiche teche da viaggio. Un cervo alato, ma stavolta in bronzo; dai richiami mitologici scatenerà la fantasia del pubblico.