Expo dopo Expo
Lo sguardo di otto fotografi sulle eredità urbane e ambientali di sette Expo.
Comunicato stampa
Che cosa lascerà a Milano l’Expo nel 2016?
Nel 2009 - all’indomani dell’assegnazione dell’EXPO 2015 a Milano - l’Ordine degli Architetti di Milano realizzò in Triennale una rassegna fotografica d’autore e un catalogo per documentare lo stato dei luoghi di 5 EXPO europee dopo la fine della esposizione.
L’iniziativa ebbe allora un grande successo, e partiva da una considerazione ovvia: imparare dalle esperienze altrui attraverso le immagini e un ciclo di incontri pubblici che raccontavano le 5 expo trascorse nella testimonianza di chi le aveva organizzate. Un utile anticipo della vera questione di fondo: la necessità fin dall’inizio di un progetto metropolitano che permettesse un transito governato dalla festosa congestione della fiera planetaria a un’utile infrastruttura per l’intera comunità locale quando non nazionale.
Oggi, 6 anni dopo, mostra e catalogo vengono riproposti, attualizzati e arricchiti da nuove testimonianze e valutazioni: agli scatti di Claudio Sabatino (Siviglia), Marco Introini (Lisbona), Claudio Gobbi (Hannover), Maurizio Montagna (Svizzera) e Gabriele Basilico (Saragozza), si aggiungono infatti i reportage di Pierfrancesco Celada (Shanghai), Matteo Cirenei e Marco Menghi (Milano).
Domande: quale sarà la realtà nelle aree espositive al termine dello smontaggio dei padiglioni stranieri? Quale il livello di integrazione urbana? Quale l’impatto visivo e i problemi relativi al riuso delle strutture? Quale l’eredità fisica sul territorio?
Il tema del ‘dopo Expo’ assume quindi un peso e un significato ancor più profondi e stringenti. Oggi, a pochi giorni dalla chiusura dell’Esposizione 2015, l’Ordine degli Architetti vuole sollecitare il dibattito pubblico sui alcuni temi quali la destinazione funzionale dell’area, il rapporto con la città metropolitana, il governo delle decisioni, la trasparenza delle procedure di incarico, il rapporto tra interesse pubblico e imprenditorialità privata, solo per citare le più importanti.
Da 6 anni sosteniamo che in un Paese normale il destino di un’area gigantesca e di rilevanza pubblica sarebbe dovuto essere incardinato immediatamente su binari certi.
Abbiamo segnalato in più occasioni – è nelle cronache – l’irrespirabilità di un ‘pre-Expo’ in regime di costosissima e non giustificata emergenza e vorremmo vederne un ‘post’ trasparente, condiviso, partecipato, attento alle regole.
Partendo da procedure concorsuali aperte, inclusive e trasparenti, che individuino le soluzioni progettuali migliori: abbiamo gli strumenti per far sì che ciò accada. Facciamo sì che accada, allora. Partendo, ancora, da una considerazione ovvia: imparare dall’esperienza pregressa del ‘pre’ perché il ‘post’ diventi motivo di orgoglio. Per tutti.