L’essere in mutazione
Srive Ida Mitrano nella presentazione critica: “ L’essere in mutazione ha di per sé una doppia valenza. Da un lato come condizione, dall’altra come processo.
Comunicato stampa
L’essere in mutazione
Giovambattista Cuocolo, Franco Ferrari, Stefania Lubrani
Inaugurazione mostra: martedì 10 novembre 2015, ore 18,30
Plus Arte Puls - Viale Mazzini, 1 - 00195 Roma
Martedì 10 novembre, alle ore 18,30, presso Plus Arte Puls, si inaugura la mostra L’essere in mutazione, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi, alla quale partecipano gli artisti: Giovambattista Cuocolo, Franco Ferrari e Stefania Lubrani.
Srive Ida Mitrano nella presentazione critica: “ L’essere in mutazione ha di per sé una doppia valenza. Da un lato come condizione, dall’altra come processo. A questo stare e, al contempo, trasformarsi, a questa contraddizione tra essere ed essere altro, guardano Giovambattista Cuocolo, Franco Ferrari e Stefania Lubrani. Le loro opere, nella loro diversità, più che convergere, colludono nell’indicare non solo possibili e molteplici vie esplorative ma anche, e soprattutto, che oggi il territorio da indagare non è più quello dell’interiorità solitamente intesa, così come il piano d’osservazione non è più quello introspettivo quanto invece quello che può definirsi come luogo dell’essere e delle sue trasmutazioni. Non semplicemente uno sguardo rivolto a se stesso, dove tra sé e il proprio mondo interiore c’è, comunque, una distanza dialogante ma un affondare nel proprio sé senza mediazioni, senza condizioni nell’incontro con l’alterità.
L’esperienza dell’essere appare oggi la sua stessa mutazione, non più la vita e la morte. Dall’umano al post-umano, dall’antropocentrismo all’antropo-decentrismo.
L’uomo come realtà esperienziale, coscienziale ma, soprattutto, corporea sembra non avere più ragione d’esistere. Ma il corpo è parte integrante e misteriosa dell’uomo, così come la morte. La perdita del mistero, dell’alterità che è nell’umano, rivela che c’è una mutazione antropologica in atto. Una mutazione che si avverte ma che in rapporto alle tecnologie di ultima generazione e ai suoi prossimi sviluppi , è solo la punta di un iceberg.
(…) Guardare alla mutazione come possibilità di re-incontro con l’umano piuttosto che come sua negazione, è ciò che unisce nella loro diversità e particolarità le ricerche di Cuocolo, Ferrari e Lubrani.
Se le opere di Cuocolo restituiscono la vita in forme mutevoli, inafferrabili, personaggi di un immaginario niente affatto onirico ma reali, compagni talvolta temuti, talvolta amati, con cui condividere il viaggio dell’esistenza, tanti sé, tante alterità autonome e vitali che abitano i luoghi dell’essere; se le opere di Ferrari sono un velario che separa il reale e l’irreale, la vita e la morte, il visibile e l’invisibile, e le ombre vive e sensibilissime creature quanto le figure irriconoscibili nella loro pelle filamentosa, corpi avvolti come bozzoli pronti a svelare la loro vera natura o a rimanere eternamente sospesi nell’attesa del compiersi della mutazione; se le opere di Lubrani guardano al mistero, allo sconosciuto registrando strane e suggestive presenze, vibranti e palpitanti esseri di un universo primigenio o futuribile, un mondo scomparso o ancora in divenire, un luogo non luogo, un tempo non tempo, dove il tutto genera e si rigenera, dove inizio e fine sono la stessa identica realtà, è evidente allora che l’essere in mutazione è in quanto è stato detto, ma anche in quanto non è stato detto perché la forza dell’arte non è nella dichiarazione degli intenti, ma nel suo essere una realtà viva e resiliente di cui l’artista è artefice, partecipe e testimone.”