Con la luce di Roma
La mostra autunnale presentata dal Museo Vincenzo Vela verte sulla fotografia delle origini, prendendo spunto dal ricco nucleo di immagini fotografiche antiche presenti nella collezione di Marco Antonetto, che a sua volta ben si inserisce nel contesto delle collezioni Vela.
Comunicato stampa
La mostra autunnale presentata dal Museo Vincenzo Vela verte sulla fotografia delle origini, prendendo spunto dal ricco nucleo di immagini fotografiche antiche presenti nella collezione di Marco Antonetto, che a sua volta ben si inserisce nel contesto delle collezioni Vela. Queste ultime infatti comprendono oltre un migliaio tra lastre in vetro e stampe fotografiche, frutto dell’interesse di Vincenzo e Spartaco Vela per questa nuova tecnica.
L’esposizione, intitolata “Con la luce di Roma. Fotografie dal 1842 al 1860 nella Collezione Marco Antonetto”, si propone il compito di esemplificare, tra le tante altre della sua ingente e preziosa raccolta, lo sguardo che sulla città posero all’epoca quanti si interessarono ad essa e alla sua immagine per ragioni scientifiche e di studio, per passioni ed esigenze artistiche, per piacere e semplici curiosità mondane o per motivi professionali e commerciali.
Pur non esaurendo tutta la storia della fotografia romana delle origini, la selezione – che rispecchia del resto le scelte e gli interessi del collezionista – offre la possibilità di indagare e approfondire ulteriormente il carattere e le specificità della più antica attività fotografica a Roma, dalle prime prove al dagherrotipo, alla sperimentazione dei primi negativi su carta, fino alla nascita degli studi fotografici professionali e alla creazione dei repertori di immagini più diffusi e affermati nell’ambito del mercato internazionale delle immagini.
Come è stato già rilevato per altre importanti collezioni di fotografie romane, anche nella Collezione Antonetto è soprattutto la produzione «vedutistica» che viene messa a fuoco come quella che ha caratterizzato la più precoce attività fotografica nella città e che, a differenza degli sviluppi che la fotografia ebbe in altre regioni italiane (in particolare nelle capitali degli stati preunitari più avanzati come Torino e Milano) costituirà l’aspetto più tipico della fotografia romana anche nei decenni successivi. Questa produzione – erede diretta della precedente attività grafica e pittorica che, a Roma come a Venezia con l’opera di Gaspar van Wittel, Gian Battista Piranesi, Giuseppe Vasi e vari altri aveva trovato uno dei principali centri di affermazione e diffusione del genere della veduta – deve il suo sviluppo e il suo successo al ruolo primario che ebbe Roma quale città d’arte e di antichità e, fino alla fine dell’Ottocento, polo essenziale di riferimento culturale per l’aristocrazia e la nascente borghesia europea, nonché per intellettuali, eruditi, letterati e artisti di tutto il mondo occidentale.