Siam come le lucciole
La mostra, a cura di Simona Gavioli con il supporto della Famiglia Zingarelli – Rocca delle Macie Siena, si propone di indagare la poetica di alcuni artisti che, attraverso la vernice luminescente, utilizzano la luce come espressione artistica.
Comunicato stampa
IN LUCE
Rassegna di arte contemporanea e design
5 dicembre 2015 – 10 gennaio 2016
Un progetto della Città di Biella e di Fondazione Cassa Risparmio
a cura di BI-BOx Art Space
con il supporto della Famiglia Zingarelli – Rocca delle Macie, Siena
Il 2015 è stato proclamato dall'Onu l'anno internazionale della luce. Il periodo natalizio è il periodo della Luce, una nascita che illumina le nostre vite e una luce che proietta nella Storia percorsi nuovi. In questa ottica si è pensato di proporre al pubblico biellese una rassegna sulla luce grazie alla collaborazione fra due istituzioni, la Città di Biella con il Museo del Territorio Biellese e la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella con la sede espositiva di Palazzo Gromo Losa al Piazzo, a cura dell’associazione culturale BI-BOx Art Space.
La rassegna si articola in tre iniziative:
la mostra SIAM COME LE LUCCIOLE
le esposizioni in varie sedi IN CITTA’
gli appuntamenti al Museo del Territorio Biellese e a Palazzo Gromo Losa.
LA MOSTRA
Siam come lucciole
da un’idea di Raimondo Galeano e Daniela Maccaferri
a cura di Simona Gavioli
con il supporto della Famiglia Zingarelli – Rocca delle Macie, Siena
Mostra collettiva di artisti contemporanei. Le opere esposte dialogano con i molteplici effetti generati dall'uso della pittura luminescente.
Inaugurazione
venerdì 4 dicembre 2015 alle ore 18.30 presso Palazzo Gromo Losa e a seguire presso il Museo del Territorio Biellese (fino alle ore 21)
Palazzo Gromo Losa
Corso del Piazzo, 24 – Biella Piazzo
Ingresso gratuito
Orari: sabato e domenica dalle 16 alle 19
Telefono: +39 015 2520432
Museo del Territorio Biellese
Via Quintino Sella, 54B – Biella
Ingresso gratuito per tutta la durata della rassegna
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 - sabato e domenica dalle 15 alle 18.30
Telefono: +39 015 0991868
La mostra SIAM COME LE LUCCIOLE, a cura di Simona Gavioli con il supporto della Famiglia Zingarelli – Rocca delle Macie Siena, si propone di indagare la poetica di alcuni artisti che, attraverso la vernice luminescente, utilizzano la luce come espressione artistica. Questo modo di fare pittura sconvolge i canoni mentali dello spettatore di fronte a un dipinto: normalmente il buio annulla la percezione, ma in questo caso la rende possibile. Questa inversione fa sì che il fondamento della visibilità dell'opera diventi il principio attivo della tecnica artistica.
Nella pittura di luce l'interstizio/spiraglio è la nostra commozione, lo stupore e, se vogliamo, anche la paura del passaggio vedo/non vedo o meglio vedo e poi mi accorgo di presenze oltre la luce. “ Il colore non esiste” esclama Raimondo Galeano, artista che bene conosce e studia questa tecnica, “perché in assenza di luce nessuno di sarebbe in grado di distinguerne alcuno”. In effetti, il colore non è una caratteristica fisica ma è una sensazione elaborata dal cervello quando i nostri occhi percepiscono fotoni di una certa lunghezza d'onda. Secondo la fisica, siamo noi essere umani ad avere un determinato sistema visivo, dando una percezione personale del mondo. Ne deriva che il colore è una creazione umana e la vera natura delle cose è il buio. Ogni oggetto in realtà è oscuro e non emette colore di per sé. La luce è sempre alla base di tutto. Così, imprigionando la realtà con la pittura luminescente, ci si apre un mondo sconosciuto dove le sagome prendono vita e si animano d'emozioni e sentimenti che corrono attraverso l'oscurità e rendono percepibile ciò che prima era nascosto.
IN CITTA'
La città accoglie la rassegna esponendo opere di design e di arte contemporanea sul tema della luce. La disponibilità di molti negozi che ospitano le opere consente di aprire la rassegna al di fuori dei luoghi istituzionali: una occasione di mettere in evidenza lampade di grandi firme accanto a opere di artisti biellesi e non. Il centro cittadino diviene un museo diffuso e si illumina di bellezza. Un grazie a chi ha voluto aderire con entusiasmo al progetto e in particolare a Incontri in centro-Associazione 015
Minola
Via Italia 7, 9
Città iperfigurative di Francesco Casolari
In collaborazione con Idea srl: Projecteur 365 di Le Corbusier per Nemo; Luccellino di Ingo Maurer
Shop Design
Via Volpi 6B
Diversamente bio di Grazia Amendola; Stchu-Moon 02 di Catellani&Smith; Prop Ligh Round di Bertjan Pot per Moooi
Dimensioni Luci
Via C. Colombo 4
1853 di Max Ingrand per Fontana Arte; Arco di Achille Castiglioni per Flos; Tolomeo di Michele De Lucchi per Artemide
Libreria V. Giovannacci
Via Italia 14
in collaborazione con CreA. Laboratorio d’interni: Lampada Eva di Emiliana Martinelli per Martinelli Luce; Babele di M.I.D
CreA. Laboratorio d’Interni
Via Vescovado 16
Lampada Beamdi Ramael per Martinelli Luce; Lampada Pin Basculante di Boucquillon per Martinelli Luce; Mr. Fantasia di M.I.D.
Vetrina
Via Italia 27
Ego di Artsiom Parchynski
in collaborazione con Dimensione Luci: Fortuni di M. Fortuni
Idea
Via Dal Pozzo 7
Sampei di Davide Groppi; Privat Lampe di Memphis
Andrea Negro Store
Via Italia 39
Love e Dina di Futura Design per Vesta
Ferrua
Via Italia 43
MrBotGotTalent di Daniele Basso
Progetto
Via Italia 54
Senza Titolo di Giovanni Ozino Caligaris; Bourgie-Battery di Laviani per Kartell; Taj di Laviani per Kartell
Gastronomia Mosca 1916
Via San Filippo 16
Hyper – Light di Bonvicini Casolari
Vetrina di La Linea
Via B. Bona ,3
Immersi-One di Alberto Vignazia in collaborazione con l’Associazione “Suoni di Parole”
Si segnala inoltre che presso il Museo del Territorio Biellese sono esposte le opere Itinerari del desiderio di Roberta Toscano, Macchine luminose di Luciano Pivotto e Sguardi Trafitti di Armando Riva.
A Cittadellarte è visibile Lampada a Mercurio (1965) e Tenda di Lampadine (1967) di Michelangelo Pistoletto e nello store le Lampade da tavolo 2D e Lumen Family di Caoscreo.
GLI APPUNTAMENTI
Al Museo del Territorio Biellese
GIOCHI DI LUCE: una serie di laboratori ed esperimenti per adulti e bambini
Laboratorio per adulti e bambini a cura degli Amici del Museo
sabato 12 dicembre, ore 16.00
FIAT LUX. L'illuminazione in età romana: tra reperti degli scavi biellesi e suggestioni letterarie
Focus archeologico a cura di Angela Deodato e Chiara Rossi
domenica 13 dicembre, ore 16.00
A Palazzo Gromo Losa
motivIN_LUCE. Laboratorio e percorso didattico per bambini
domenica 20 dicembre ore 16
Siam come le lucciole
di Simona Gavioli
“…ogni essere vivente emette flussi di fotoni, e da questa considerazione, apparentemente riduzionista, muove una delle analisi più lucide di Didi-Huberman. Tuttavia, ogni intensità è proporzionata alla vita che la sprigiona, e vi sono vite, ospitate da minuscoli corpi, per cui la luce emanata tramite la luciferina è così flebile che devono unirsi, far gruppo, per mostrarsi in una maestosa parata nuziale, in una danza d’amore”.
Nel 1558 Giovan Battista della Porta scrisse il Naturalis Magiae, raccontando di “meravigliosi fenomeni” che si verificavano in natura e interrogandosi su “come si potesse fare a far risplendere una oggetto nelle tenebre”. Studiando assiduamente rispose con una ricetta a base di lucciole distillate e seccate dalla quale si ricavava una “polvere magica” nota nell’ambiente del teatro per la sua peculiarità, incline a produrre effetti sbalorditivi. Della Porta studiò e rispose al quesito ignaro del fatto che, qualche decennio dopo, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, genio inquieto dall’intelligenza fervida e acuta, presterà attenzione proprio a quel passo descritto nel suo testo. Sedotto dalle potenzialità del “composto incantato”, Caravaggio lo applicò nella sua agitata sperimentazione tesa allo studio della luce e all’impiego della camera ottica della quale si avvalse per dipingere dal naturale. Nella magica miscela del pittore si rileva la presenza di argento, arsenico, zolfo, iodio, magnesio, materiali fotosensibili che accrescevano la luminosità del dipinto, migliorandone la profondità spaziale e permettendogli di lavorare anche al buio. Questi, usando distillato di lucciole dall’effetto fluorescente, fissava temporaneamente l’immagine in un tempo compreso tra i cinque minuti e le due ore dando inizio, così, al suo operato che oltrepassava la soglia dell’oscurità. Più recente è, invece, la scoperta fatta sull’acquerello di Van Gogh, Les bretonnes set le pardon de Pont Aven del 1888, in cui l’autore fece brillare le sue opere utilizzando alcuni colori fosforescenti. Sulla superficie del dipinto è stato rivelato un inconsueto splendore verdastro in corrispondenza delle macchie bianche. Pare che, per ottenere questo effetto, Van Gogh si servisse di un pigmento formato da ossido di zinco, tracce di solfuro di zinco e altri elementi metallici. Ne risulta che il colore si comporta come un materiale semiconduttore generando una fluorescenza verde. Le recenti scoperte, fatte da studiosi di varie università tra cui Roberta Lapucci per Caravaggio, hanno reso ancor più compatta e salda la ricerca sull’utilizzo del pigmento di luce in pittura.
“I colori sono creature della luce e la luce è la madre di tutti i colori”. Da questa frase di Johannes Itten, artista e docente del Bauhaus, possiamo partire per capire quanto, luce e colore, siano legati tra loro e quanto, luce e oscurità, si abbraccino intensamente da sempre. Ma anche con una frase provocatoria come “i colori non esistono” in quanto, i colori, “non sono altro che manifestazioni energetiche di particelle elettromagnetiche capaci di essere percepite dal nostro occhio e decodificate dal cervello” lanciamo una provocazione a favore di quegli artisti che, sperimentando con la pittura di luce, sono stati capaci di mostrare le loro opere anche di notte. Artisti che si sono trasformati in un grappolo di lucciole, si sono uniti in un’intensa danza d’amore e d’intenti. Artisti, capaci di andare oltre la sola visione diurna di un’opera d’arte sfidando, non solo le tenebre, ma anche i pregiudizi dello spettatore incredulo, accompagnando la notte e lo sguardo con la loro luce.
Siam come le lucciole è una mostra in cui gli artisti diventano le scintille dell’umanità, i fautori della rinascita, che, con sguardo attento osservano le condizioni in cui versa l’umanità e ne fanno opere d’arte. E così “Guardare è osservare attentamente, perché ogni sguardo presagisce un incontro, e ogni incontro è innanzitutto una relazione a due posti, tra un guardato e un guardante: lo sguardo è la ricerca dell’altro.” L’artista – uomo, è colui che guarda il mondo, inteso come casa, e ne ritrova la meraviglia negli animali, nelle cascate, nelle nuvole e in tutto ciò che di incantevole ha la natura. L’artista, in questo caso, diventa una lucciola, oltre Derrida, nel capire che non solo siamo animali, ma nel intendersi come mondo, “dove ogni differenza si sfuma – senza mai cancellarsi.” Ma anche un artista – animale, in cui “l’animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio qui”. Nell’essere lucciole, si diventa detentori di una memoria che ci racconta a suon di pennellate di luce, la storia.
La storia dell’arte contemporanea è piena di artisti straordinari che hanno sperimentato, senza necessariamente proseguire, la pittura notturna. Così già nel 1948-49, Lucio Fontana allestì Ambiente spaziale a luce nera (cartapesta, vernice fosforescente, luce di Wood, dimensioni ambientali), andato poi distrutto, alla galleria del Naviglio a Milano. “L’ambiente era completamente oscurato e apparivano appese al soffitto, forme tridimensionali illuminate dalla luce Wood che fornivano un senso di sospensione degli oggetti. Lo spazio stesso diviene opera, un ambiente spaziale che suscita e accoglie i diversi stati emotivi del visitatore.”
Così come l’artista Gianni Colombo progettò nel 1964-67, Spazio elastico, presentato alla Galleria l’Attico di Roma nel 1967, in cui un contenitore cubico, praticabile all’interno, era ripartito in volumi di spazio da fili di materiale elastico lavorati con colore fluorescente sensibile alla luce di Wood. Nel 1969, Dadamaino durante la manifestazione “Campo Urbano. Interventi Estetici nella dimensione collettiva urbana”, curato da Luciano Caramel, Ugo Mulas e Bruno Munari, presentò Illuminazione fosforescente automotoria sull’acqua, un’opera dal grande impatto visivo “che giocava sul riflesso di innumerevoli tesserine galleggianti appoggiate direttamente nel lago. Il “supporto liquido” esaltava la mobilità dei singoli elementi che, seguendo il ritmo dolce delle onde, costruivano mille figure diverse e catturavano lo sguardo dei presenti, immersi nel buio della notte e cullati dal poetico sciabordio.”
Nella contemporaneità, ci sono artisti che sono riusciti a oltrepassare il confine della notte con la loro pittura, sono stati capaci di scardinare i canoni convenzionali della semplice visione diurna di un’opera d’arte consentendoci di trovare il visibile in ciò che prima si mostrava invisibile. La luce si è amalgamata con l’oscurità, il giorno con la notte, il percettibile con l’impercettibile, tutti a braccetto mettendo da parte i preconcetti della visione consueta a favore di un nuovo credo in cui le tenebre hanno svelato realtà inaspettate. La pittura di luce ci svela una nuova dimensione percettiva. Sono gli artisti di Siam come le lucciole: Karin Andersen, Matteo Basilé, Blueand Joy, Fabrizio Campanella, Francesco Casolari, Massimo Catalani, Marc Egger, Raimondo Galeano, Michael Gambino, Piotr Hanzelewicz, Alessandro Lupi, Giorgio Lupattelli, Vincenzo Marsiglia, Luigi Mastrangelo, Luca Moscariello, Massimiliano Pelletti, Omar Ronda, Nicola Rotiroti, Veronica Santandrea, Franco Savignano, Cristiano Tassinari.
Guardando il lavoro di alcuni artisti che hanno dipinto con questa tecnica, si sviluppa la capacità di percepire l’ignoto (percettività) e ci si aggancia immediatamente all’illusione immaginaria dell’immagine e alla formazione stessa della visione, attraverso quello che Deleuze chiama l’interstizio o spazio vuoto che riconosciamo come spazio di emozione che separa il momento di passaggio dalla luce all’oscurità. Nel cinema di Godard, secondo Deleuze, l’interstizio tra le immagini è “l’assunzione ontologica di un non visto, di un invisibile che passa ‘tra’ un’immagine e l’altra e che riscatta l’immagine dalla sua illusione inscrivendola in un processo di svelamento”. Nella pittura di luce l’interstizio/spiraglio è la nostra commozione, l’attesa, lo stupore e, se vogliamo, anche la paura del passaggio vedo/non vedo o meglio vedo e poi mi accorgo di presenze oltre la luce. “Il colore non esiste” esclama l’artista Raimondo Galeano (tra i primi e massimi artisti studiosi di questa tecnica) “perché in assenza di luce nessuno di noi sarebbe in grado di distinguerne alcuno”. In effetti, il colore non è una caratteristica fisica ma è una sensazione elaborata dal cervello quando i nostri occhi percepiscono fotoni di una certa lunghezza d’onda. Secondo la fisica, siamo noi esseri umani ad avere un determinato sistema visivo dando una percezione personale del mondo. Ne deriva che il colore è una creazione umana e la vera natura delle cose è il buio. Ogni oggetto in realtà è oscuro e non emette un colore di per sé. La luce è sempre alla base di tutto. Così, imprigionando la realtà con la pittura luminescente, ci si apre un mondo sconosciuto dove le sagome prendono vita e si animano d’emozioni e sentimenti che corrono attraverso l’oscurità e rendono percepibile ciò che prima era nascosto. Un dialogo con l’universo al quale l’artista invia immagini che viaggiando a trecentomila chilometri al secondo vivranno nello spazio all’infinito. A tale proposito mi viene spontaneo ricordare un’affermazione del noto scrittore britannico Terry Pratchett per cui “La luce crede di viaggiare più veloce di tutto, ma si sbaglia. Per quanto sia veloce, la luce scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, e l'aspetta”.
Ma le opere prodotte con questa vernice non si limitano ad essere solo pittoriche e rimanere appese alle pareti, al contrario assoggettano anche l’oggetto. Sono innumerevoli gli oggetti decontestualizzati e fatti divenire opere d’arte tridimensionali tra cui vasi, anfore, poltrone, orci, bauli, rami ed elementi della natura che attraverso la vernice si guadagnano l’immortalità.
I soggetti di alcune opere della mostra fuoriescono dal limite della bidimensionalità e addirittura paiono mutare man mano che ci si appresta a starvi di fronte, l’opera che vedremo sarà diversa da quella dell’attimo prima. Di fronte ai nostri occhi si manifesta un fenomeno a dir poco incredibile: mutano con il passare del tempo. Come ne Il ritratto di Dorian Gray in cui il protagonista chiede che il quadro regalatogli da un artista “possa invecchiare al posto suo” in quanto “il pensiero del tempo che passa lo distrugge”, così nella desolazione del buio di una stanza, immersi nell’oscurità più totale, ci si riproporrà esattamente ciò che Wilde sembrava aver predetto scrivendo uno dei romanzi più importanti per l’estetismo letterario decadente: “Aveva espresso un pazzo desiderio: che potesse lui rimanere giovane, e il ritratto invecchiare; la sua bellezza restare intatta, e il viso dipinto sulla tela portare il peso delle sue passioni e dei suoi peccati. [...] Pareva mostruoso persino pensarci…”.
Le lucciole a modo loro, salveranno il mondo.
Siam come le lucciole, al buio. Finalmente. Ora.