Io sono Il Sarto. Moroni a Bergamo
Uno straordinario ritorno, un’occasione speciale, un coinvolgente percorso espositivo dedicato a Giovan Battista Moroni.
Comunicato stampa
Il Sarto di Giovan Battista Moroni
Il Sarto di Moroni è tra i ritratti più sorprendenti del Cinquecento europeo.
Nel dipinto è raffigurato un giovane uomo, elegantemente vestito, che guarda con fierezza verso l’osservatore. Ha in mano le forbici e sul tavolo davanti a lui si vede un panno di stoffa nera segnata dalla traccia del gesso. Moroni ha colto il momento che immediatamente precede il delicato taglio del tessuto. La fama del dipinto è legata non solo alla sua straordinaria qualità esecutiva, ma anche alla scelta dell’artista di immortalare sulla tela un artigiano, un uomo che esibisce orgogliosamente la dignità del suo lavoro, in anni in cui il ritratto era riservato soprattutto ai grandi protagonisti della storia, a principi e uomini esemplari. Anticamente custodito nelle collezioni di Palazzo Grimani di Santa Maria Formosa a Venezia, il Sarto è giunto in seguito a Bergamo, nella raccolta di Federico Frizzoni, esponente di una famiglia d’imprenditori tessili d’origine svizzera. Ceduta nel 1862 alla National Gallery di Londra, la tela è diventata ben presto una delle icone del museo inglese e l’emblema della vocazione di Moroni per una ritrattistica schietta e sincera, che individua i suoi protagonisti non solo tra le file dell’aristocrazia nobiliare, ma anche e soprattutto nella borghesia dei commerci e delle professioni.
Giovan Battista Moroni, Il sarto (part. del volto), Londra, The National Gallery, 1570 circa Giovan Battista Moroni, Il sarto (part. delle forbici), Londra, The National Gallery, 1570 circa Giovan Battista Moroni, Il sarto (part. dell'abito), Londra, The National Gallery, 1570 circa
Giovan Battista Moroni, una biografia
Giovan Battista Moroni nasce ad Albino, in provincia di Bergamo, tra il 1520 e 1524.
Pochi anni dopo la sua famiglia si trasferisce nel bresciano, dove il padre Francesco, architetto, può seguire i lavori di Palazzo Lodron di Bondeno. Attorno al 1532 Giovan Battista inizia la sua formazione presso Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’apprendistato si conclude intorno al 1543; la collaborazione continua fino al 1549.
Nel 1545 si apre il Concilio di Trento. Alla corte del principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo Madruzzo, il giovane Moroni inizia a dare prova di sé, firmando le sue prime opere autonome.
Nel 1552 approda a Bergamo, diventando in breve tempo il pittore di spicco della città. La sua attività è fiorente, soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e della nobiltà bergamasca. Degli anni Cinquanta è un dipinto come il Cavaliere in rosa, che ritrae Gian Gerolamo Grumelli, esponente di una delle principali famiglie cittadine. Nel decennio successivo l’artista torna a vivere nella natia Albino, dove resterà fino alla morte, avvenuta nel 1579. I soggetti dei suoi ritratti divengono i membri della piccola nobiltà locale, del ceto delle professioni, del clero, ai quali si accosta senza timori, in immagini di grande naturalezza. Anche i santi nelle tante pale d’altare che dipinge in questi anni, hanno i volti della gente comune. Di questo momento sono due capolavori come il Sarto e il Ritratto di Gian Gerolamo Albani: ritratti dove lo sfondo è costituito da un sobrio tono grigio e l’attenzione è concentrata sull’aspetto fisico e psicologico dei personaggi.
Intorno al Sarto, Moroni a Bergamo
A celebrare il ritorno di un capolavoro, intorno al Sarto di Giovan Battista Moroni, il Comune e la Diocesi di Bergamo promuovono l’allestimento di uno speciale progetto espositivo che trova coinvolte tre importanti istituzioni della città: Accademia Carrara, Museo Adriano Bernareggi, Palazzo Moroni.
Illustrando con validissimi esempi il percorso del grande artista di Albino è l’Accademia Carrara ad accogliere ed ospitare il capolavoro proveniente dalla National Gallery di Londra.
Nella Pinacoteca, a partire dal Sarto, l’attenzione si focalizza principalmente sulla ritrattistica, grazie agli splendidi esemplari della collezione, tra cui il Giovane ventinovenne e la Bambina di casa Redetti.
Nel Museo Bernareggi si mette in mostra un altro importante capitolo dell’arte di Moroni, esponendo accanto al Ritratto di Gian Gerolamo Albani splendide pale d’altare, gli incantevoli polittici di Ranica e di Roncola e l’Ultima Cena di Romano di Lombardia, tornati a vivo splendore dopo gli interventi di restauro sostenuti dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Infine, Palazzo Moroni, che apre al visitatore le porte di uno dei più suggestivi edifici bergamaschi. Per poter nuovamente ammirare splendidi capolavori moroniani, quali l’elegante Cavaliere in rosa, il Ritratto di Isotta Brembati e l’austera Dama in nero.