Letizia Battaglia – Qualcosa di mio

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO CIVICO DI CASTELBUONO
Piazza Castello , Castelbuono , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì alla domenica 9.30-13.00/15.30-19.30

Vernissage
06/12/2015

ore 12

Biglietti

intero € 4,00; ridotto € 2,00 (adulti oltre i 65 anni e ragazzi dagli 8 ai 18 anni, scolaresche e gruppi superiori a 12 persone); omaggio per bambini di età non superiore a 7 anni.

Artisti
Letizia Battaglia
Curatori
Laura Barreca, Alberto Stabile
Generi
fotografia, personale

L’esposizione, a cura di Alberto Stabile e Laura Barreca, raccoglie immagini di donne, bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile.

Comunicato stampa

Il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare la mostra Qualcosa di mio, pensata e realizzata attraverso le suggestioni di Letizia Battaglia, fotografa palermitana di fama internazionale. L’esposizione, a cura di Alberto Stabile e Laura Barreca, raccoglie immagini di donne, bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile. Presentata al pubblico per la prima volta lo scorso agosto presso l’Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, la personale è co-prodotta dal Museo Civico di Castelbuono.

Come scrive Alberto Stabile, “In quella Palermo che Letizia Battaglia ha fotografato nell'arco di tempo che va dalla metà dei ‘70 alla fine degli ‘80, di quella catena che ha immobilizzato la città alla logica della violenza e del malaffare, salvo rare eccezioni, le donne rappresentavano l'anello più debole. Donne inchiodate ad un ruolo primordiale, come le “spose bambine”, di cui parlava in quegli anni Mario Farinella in una sua memorabile inchiesta sui quartieri poveri. Donne tuttofare. Donne cui è negato il sorriso, il gioco, la felicità”. Soprattutto l’attenzione per l’infanzia, quello stato di purezza fragilissimo, e per questo temporaneo, nella carriera di Letizia Battaglia funziona come contraltare, o redenzione, al tanto, troppo dolore impresso negli scatti che l’hanno accompagnata negli anni di piombo a Palermo. Quella Palermo che lei stessa sente malata, e con cui ha intessuto un lunghissimo rapporto di “rabbia e di dolcissima disperazione”.

La fotografia di Letizia Battaglia è ricerca analitica verso di sé, strumento di “salvezza e verità”, come dice lei. Ha ritratto luoghi e decine di vittime di omicidi di mafia, ma in questa selezione di immagini l’obiettivo oltrepassa il dato di cronaca per diventare qualcos’altro, qualcosa di personale, di profondamente individuale, quello che lei stessa definisce qualcosa di mio. La spia di un dolore con cui convivere. La partecipazione struggente ad una condizione umana inaccettabile. L'indignazione che trascende nell'atto della denuncia. Perché, come scrive Stabile, “chiunque potrà vedere sullo sfondo di certe immagini, il sintomo visibile di un degrado generale cui non sono rimaste estranee le mani e le logiche della criminalità organizzata”.

Un’opera di Letizia Battaglia entrerà a fare parte della collezione permanente del Museo Civico di Castelbuono, per gentile donazione dell’artista.

BIOGRAFIA

Riconosciuta tra le personalità di riferimento per la fotografia di reportage, insignita di prestigiosi premi internazionali - prima donna europea a ricevere il premio "W. Eugene Smith" per la fotografia sociale nel 1985 - Letizia Battaglia (Palermo, 1935) ha alle spalle un lungo apprendistato: passando dalle foto di Pasolini ed Ezra Pound, al lavoro quotidiano per il giornale L’Ora di Palermo dove le sue foto dei cadaveri eccellenti della guerra di mafia hanno il peso e l'impatto di veri e propri editoriali. A questo sofferto percorso, intimo e professionale, non può rimanere estraneo l'impegno politico per tentare di cambiare una realtà incastrata in una logica solo apparentemente immutabile. E qui s’iscrive il suo incarico come Assessore alla Vivibilità nella prima giunta di Leoluca Orlando. Quest’anno Letizia Battaglia ha compiuto ottanta anni e moltissimi attestati sono giunti da tutto il mondo, confermandola come la più importante fotografa siciliana contemporanea. Con la sua direzione artistica è nato di recente il Centro Internazionale di Fotografia, che vivrà di foto della città donate dai fotografi palermitani, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.

In questa occasione, la mostra è accompagnata da una catalogo che raccoglie le riproduzioni di tutte le fotografie in mostra, i testi di Alberto Stabile, Laura Barreca, un’intervista alla fotografa di Valentina Bruschi e una biografia di Simona Mafai.

The Museo Civico di Castelbuono is pleased to present the exhibition Qualcosa di mio, planned and designed thanks to the suggestions of Letizia Battaglia, the internationally famous photographer from Palermo. The exhibition, curated by Alberto Stabile and Laura Barreca, collects images of women, young girls, their glances and everyday actions, captured in the crudeness of black and white, in a Sicily now “out of time”, yet unmistakable. The exhibition, presented to the public for the first time last August in the former Florio Tuna Factory of Favignana and Formica, within the frame of the festival "FavignanaIncontri 2015" (curated by Alberto Stabile), is co-produced by the Museo Civico di Castelbuono.

When talking about Mario Farinella’s memorable réportage into poor neighborhoods of the city, Alberto Stabile states: "Palermo photographed by Letizia Battaglia from the mid 70’s to the late 80’s, was a place where women represented the weakest link, within that chain that immobilized the city to the logic of violence and dishonesty, except for rare exceptions. Women nailed to a primordial role, as the "child brides". Women expected to do everything and to whom smiling, playing and happiness, are denied. " In Letizia Battaglia’s work, the focus on childhood as a fragile state of temporary purity, functions as a counterpoint, or redemption, for the pain imprinted in the images that accompanied the Palermo’s anni di piombo (years of lead, trad.)period. That Palermo that she feels as sick, and with which she has interwoven a long relationship of "rage and sweet despair."

The photographs of Letizia Battaglia offer an analytical research towards her own self, a tool for "salvation and truth", as she puts it. She portrayed places and dozens of victims of Mafia murders, but in this particular selection of images the objective goes beyond the report to become something else, something personal, deeply personal, what she calls “something of mine” (qualcosa di mio, trad.). The indicator of a pain, one she has to live with. Participation in a poignant, unacceptable, human condition.

The outrage that transcends the act of complaint. As Stabile says, "in the background of certain images, anyone can see the visible symptom of a general degradation, which hasn’t remained unrelated to the hands and the logic of organized crime".

At the end of the exhibition, a work by Letizia Battaglia will become part of the permanent collection of the Museum.

BIOGRAPHY

Letizia Battaglia (Palermo, 1935), among the reference personalities of reportage photography and winner of prestigious international awards - the first European woman to receive the "W. Eugene Smith" prize for social photography in 1985 - looks back on a long apprenticeship. From the photos of Pier Paolo Pasolini and Ezra Pound to the daily work for the newspaper L'Ora in Palermo, where her photos of the “illustrious corpses” (cadaveri eccellenti from the French, cadavre exquis) of mafia war have the weight and impact of editorials. The political commitment aimed at changing a reality seemingly embedded in an immutable logic, cannot be excluded from this intimate, and professional, painful path. This is when she was appointed City Councillor to Liveability in the first mandate (1985-1990) of the Mayor Leoluca Orlando. This year Letizia Battaglia has turned eighty and many acknowledgements have come from all over the world, confirming her as the most important contemporary Sicilian photographer. The City of Palermo has recently decided to create an International Center of Photography, with her artistic direction, inside the area of the Cantieri Culturali alla Zisa, which will build up its collection with pictures of the city donated by Palermo’s photographers.

This exhibition catalogue contains the reproductions of all the photographs on show, essays by the curators, a text by Simona Mafai, and an interview with the photographer by Valentina Bruschi.