Affinità elettive da De Chirico a Burri
La mostra nasce dalla volontà di accostare, sulla base di pure consonanze e suggestioni formali, di temi ed ambiti figurativi, alcuni capolavori della collezione parmense della Fondazione Magnani Rocca a quelli della collezione capitolina della Galleria d’Arte Moderna.
Comunicato stampa
L’identità degli autori nonché il periodo – dagli anni Venti agli anni Sessanta – su cui si focalizza la mostra Affinità elettive hanno offerto notevole spunto per nuovi dialoghi tra artisti del Novecento presenti nelle due raccolte consentendo un approfondimento diverso, stimolante, sul panorama culturale che dalla prima metà del Novecento arriva fino alle ricerche informali di Alberto Burri.
L’esposizione fa seguito alla collaborazione felicemente avviata nel 2015 con la Fondazione Magnani Rocca che ha visto - da marzo a luglio 2015 – ospitate, negli spazi della Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo (Parma), oltre cento opere della Galleria Capitolina con l’iniziativa Roma 900. De Chirico, Guttuso, Capogrossi, Balla, Casorati, Sironi, Carrà, Mafai, Scipione e gli altri nelle Collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.
A cura della Galleria d’Arte Moderna e della Fondazione Magnani Rocca, questa volta nella sede museale di via Francesco Crispi, viene esposta una selezione di circa quaranta opere della prestigiosa collezione parmense in dialogo con un numero analogo di opere della Galleria d’Arte Moderna, nello spirito di reciprocità tra le due istituzioni, entrambe impegnate nella valorizzazione del patrimonio artistico del Novecento italiano. Obiettivo comune è promuovere la conoscenza di questo importante patrimonio attraverso dialoghi, spesso non scontati, in cui protagonisti, ma anche artisti meno noti del Novecento, denotano affinità elettive.
L’occasione nasce dalla volontà di presentare al pubblico romano alcuni dei capolavori della raccolta di Luigi Magnani, fondatore del museo parmense, sottolineando il valore e il prestigio culturale che lungo il corso del Novecento ha connotato la sua figura di mecenate illuminato, tra l’altro residente per lunghi anni nella capitale, aspetto illustrato con una sezione documentaria a lui dedicata all’interno della mostra.
Le opere della collezione Magnani trovano straordinaria affinità con quelle della collezione capitolina che, grazie alla felice stagione di acquisizioni condotta nella prima metà del Novecento presso le più importanti manifestazioni nazionali, a partire dalle Quadriennali, documenta con continuità gli sviluppi e tendenze dell’arte italiana post-risorgimentale e della prima metà del secolo scorso, con particolare riferimento al periodo tra le due guerre.
Al capolavoro di Giorgio de Chirico, L’enigma della partenza, una delle gemme della collezione Magnani, vengono accostate, ad esempio, alcune opere della collezione capitolina che della speculazione metafisica presentano spunti e rimandi formali; al nucleo parmense delle nature morte di Giorgio Morandi e di Filippo De Pisis, dei quali Luigi Magnani fu grande collezionista, viene giustapposto un vario panorama di opere della raccolta romana che negli stessi anni testimonia la ricerca formale svolta sul tema dell’oggetto sul piano, da parte di molti artisti italiani. I rimandi sono molteplici e interessano artisti di primo piano, da Marino Marini a Giacomo Manzù, da Ettore Colla a Leoncillo, da Mafai a Scialoja, da Gino Severini ad Alberto Savinio, solo per citare alcuni autori delle circa cento opere che figurano in mostra.
L’esposizione è arricchita da opere provenienti dal Macro-Roma e dalla Casa Museo Alberto Moravia, e si conclude con una sezione di opere grafiche dedicata alle acqueforti di Giorgio Morandi. E' interamente accompagnata, nelle sale della Galleria, da suggestioni musicali.