Giorgio Maddoli / Antonio Ranocchia
Inaugurati i percorsi espositivi dedicati ai due artisti umbri a cura del professor Francesco Federico Mancini organizzati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e dalla Fondazione Cariperugia Arte.
Comunicato stampa
PERUGIA – Il progetto nasce in seguito a due donazioni, grazie alle quali le opere di due artisti umbri in vita legati da una forte amicizia ora si ritrovano in un unico spazio espositivo. Diversi nella loro espressione artistica ma uniti nell’affrontare tematiche comuni, come quella del sacro, lo scultore Antonio Ranocchia (1915-1989) e il pittore Giorgio Maddoli (1916-1978) sono i protagonisti delle esposizioni “L’arte non può avere vie obbligate” e “L’intima discrezione della pittura” che verranno inaugurate in uno spazio di grande pregio, il piano nobile di Palazzo Baldeschi, a Perugia, il prossimo 20 novembre.
Il percorso espositivo, curato dal professor Francesco Federico Mancini ed organizzato dalla Fondazione Cariperugia Arte, ha come zoccolo duro i lasciti delle opere degli artisti fatti a distanza di anni l’uno dall’altro alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, erede di un ricco patrimonio che ha deciso di raccogliere in un unico contenitore da aprire a cittadini e turisti.
Sono 70 le sculture di Antonio Ranocchia donate dopo la sua morte dalla moglie Irma che troveranno spazio nelle stanze monumentali del piano nobile di Palazzo Baldeschi. Per quanto riguarda Maddoli, sono circa 15 i dipinti di proprietà della Fondazione ottenuti in lascito, e questo nucleo centrale si arricchisce con numerose opere fornite dalle figlie Chiara e Cristina Maddoli e da altri prestatori, non solo umbri, che sono stati coinvolti ed hanno deciso di partecipare alla realizzazione del percorso espositivo.
Artista figurativo che non ha mai avuto con l’astrazione dei rapporti tali da modificare la sua visione essenzialmente legata allo studio e riproposizione della figura in senso stretto, nonostante abbia conosciuto artisti che dell’informale hanno fatto il loro linguaggio prevalente, come Leoncillo e come Burri, Ranocchia si caratterizza per una vena espressiva che carica di sentimento e di drammaticità le sue composizioni, incentrate sui temi della quotidianità. “A guardar bene – spiega il professor Mancini - la produzione di Ranocchia è una sorta di neorinascimento che istituisce un costruttivo dialogo tanto con la plasticità di Giotto e di Ma¬saccio, quanto col non-finito di Michelangelo e con la forte drammaticità dell’ultimo Donatello”.
Ad un certo punto della sua carriera l’artista ottiene una risonanza internazionale grazie ad un contatto prolungato con il “Salon des Indépendants” di Parigi, dove espone per otto anni consecutivi. Dagli anni ‘40 ha un contatto stretto e prolungato con Giorgio Maddoli, anch’esso impegnato ad affrontare i temi del quotidiano, come la rappresentazione di oggetti che appartengono all’intimità domestica. Ma ciò che li accomuna ancor di più, è che entrambi hanno lavorato sulla rappresentazione del sacro ed in questo si sono trovati in grande sintonia, seppur con forme espressive totalmente diverse.
Inoltre Maddoli, proprio perché pittore, ha lavorato di più intorno alla rappresentazione del paesaggio, diventando l’artista più apprezzato a livello regionale: “Non ci sono altri pittori che come lui - commenta il professor Mancini - hanno interpretato il paesaggio affrontando la rappresentazione en plein air con questa capacità di analizzare i contesti, che fossero assolati o nebbiosi oppure all’alba o al tramonto. Il lirismo della rappresentazione della natura che è sua prerogativa, forse Gustavo Benucci ha fatto qualcosa di simile, e anche a Benucci la Fondazione ha dedicato una mostra in passato”.
Le donazioni Maddoli e Ranocchia fanno sì che la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia diventi un punto di riferimento per tutti coloro che in futuro vorranno occuparsi di questi maestri: “Qui c’è un’antologia dei pezzi più belli di questi artisti – afferma il presidente Carlo Colaiacovo - e da qui è nata l’idea di costituire spazi permanenti da dedicare a questi personaggi che rappresentano una espressione molto importante dell’arte umbra della seconda metà del 900”.
In esposizione anche materiali di documentazione come manoscritti, foto d’epoca, cataloghi di mostre, ritagli di giornale e recensioni che sono utili a ripercorrere i successi di questi artisti dalla fine degli anni ‘30 fino agli anni ’70. Infine, oltre alle opere il professor Mancini ha scelto di presentare una selezione di disegni per documentare come i due artisti si comportavano nella fase progettuale e di studio.
“Con questa mostra – afferma il presidente della Fondazione Cariperugia Arte, Giuseppe Depretis – la nostra struttura prosegue nel ricco programma di iniziative che ci vede impegnati insieme ad altri importanti attori sociali nella valorizzazione del patrimonio storico ed artistico della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, con l’obiettivo di renderlo sempre più fruibile al pubblico e di offrire all’Umbria, nell’immediato futuro, la possibilità di proporsi a livello nazionale e internazionale come un centro culturale di primaria importanza. Con le ricadute in termini d’immagine ed economiche facilmente immaginabili”.
Particolare commozione da parte dei familiari dei due artisti: “Mi tocca profondamente l’anima – afferma Irma Rengo, moglie dello scultore Ranocchia - che le opere di mio marito vengano esposte a Palazzo Baldeschi. Da sempre ho cercato di tenere viva la sua memoria e da sempre in questo intento sono stata appoggiata dalla Fondazione”. Chiara, figlia di Giorgio Maddoli parla di “un bell’appuntamento per ricordare mio padre nella sua Umbria che ha dipinto ed amato con tutto se stesso. Grande è il significato di questo avvenimento per tramandare la sua memoria”.