Mario Cresci
28 fotografie dal museo della fotografia del Politecnico di Bari dedicate a Campi Salentina.
Comunicato stampa
Sono passati quasi dieci anni dai giorni trascorsi a Campi Salentina, su invito di Pio Meledandri nell'ambito di un seminario in collaborazione con il Dipartimento di Architettura ed Urbanistica del Politecnico di Bari diretto da Dino Borri. Durante la mia permanenza, venni a sapere che Campi Salentina è il paese natale di Carmelo Bene, uno dei più grandi attori teatrali del Novecento. La notizia mi sorprese perché pochi erano i segni e le iniziative legate al suo nome. Solo ora, rivedendo le mie immagini, capisco che sapere che questo luogo era legato all'attore, ha inconsciamente influenzato la "parte attiva" della mia visione, "quella costantemente mobile" e percettiva.Sono immagini non particolarmente fotogeniche, quanto piuttosto segnate da un desiderio di naturale teatralità: case viste frontalmente come semplici quinte teatrali, dipinte come grandi teleri; sezioni di colori corrispondenti alle varie proprietà abitative.
E gli attori: una giovane donna che osserva dall'angolo di una casa; un uomo vestito a festa con in mano palloncini bianchi, in attesa degli sposi davanti alla Chiesa; su una parete bianca il disegno di un graffitaro e da un piccolo spazio un ciclista entra improvvisamente in scena dal labirinto delle strade. E ancora altre immagini di un paese vivo con le sue strade, le luminarie della festa del patrono, i lavori in corso, la periferia, il campo dello sport e in tutto questo i suoi attori: gli abitanti, la gente comune.Perché in fondo un paese è come un grande teatro all'aperto, un luogo in cui è sempre possibile esercitare lo sguardo che nasce dal pensiero e dalla memoria. (Mario Cresci, agosto 2015)
In concomitanza con il finissage, sarà presentato il catalogo della mostra, con testi dei curatori, dell’artista e di Dino Borri, urbanista e docente al Politecnico di Bari.
Si ringrazia per la collaborazionel’associazione Obiettivi fotografici.
Orari d’apertura: martedì e giovedì 15-18.30 | sabato e domenica 16-20 | o su appuntamento
Info: 338.63.38.627.
///
Mario Cresci nasce a Chiavari (Genova) nel 1942. Dalla fine degli anni Sessanta ha sviluppato un complesso corpo di lavoro che varia dal disegno, alla fotografia, all’installazione. Il suo lavoro si è sempre rivolto a una continua investigazione sulla natura del linguaggio visivo usando il mezzo fotografico come pretesto opposto al concetto di veridicità del reale. Autore, tra i primi in Italia della sua generazione, di un’opera eclettica all’interno della ricerca fotografica in cui le analisi della percezione visiva e della forma del pensiero artistico e fenomenico acquisite al Corso Superiore di Industrial Design di Venezia, si confrontano negli anni Settanta con l’esperienza diretta del lavoro sul campo in ambito etnico e antropologico delle regioni del Mezzogiorno. Dalla fine degli anni Settanta si dedica anche all’insegnamento come attività di esperienza creativa condivisa con gli altri e intesa come parte integrante del suo lavoro d’autore, nella convinzione che l’opera d’arte può consistere in un dispositivo formale che genera relazioni tra le persone o nascere daun processo sociale.
Nel 1969 realizza la prima installazione fotografica in Europa alla Galleria Il Diaframma di Milano esponendo, nel rapporto tra produzione e consumo, un migliaio di cilindri trasparenti contenenti altrettante fotografie anch’esse trasparenti intese come frammenti del consumismo di allora nel dualismo tra immagini della ricchezza e della povertà. Nel 1968 e nel 1969 tra Roma e Parigi collabora con la Galleria l’Attico ed entra in contatto con Pascali, Mattiacci, Patella e Kounellis, realizzando una serie di performance urbane con due nastri fotografici di contenuto sociale e aderenti all’idea del teatro di strada.
Nel 1974 alcune sue fotografie sono acquisite dal Moma di New York. Nel 1975 ha pubblicato la ricerca “Matera, immagini e documenti” e nel 1979 il libro: “Misurazioni”, a conclusione di due anni di lavoro in un laboratorio-scuola da lui ideato per la Regione Basilicata. Dagli anni Novanta a oggi, dopo aver diretto dal 1991 al 2000 l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo e aver organizzato numerosi eventi culturali dedicati ai giovani artisti, come Arte e Impresa, Clorofilla e Accademie in Europa, in collaborazione tra gli altri, con Vittorio Fagone e la Gamec di Bergamo, riprende il suo lavoro d’autore.
Varie le tematiche e le sperimentazioni: slittamenti di senso, variazioni, coincidenze e luoghi dell’arte intesi come site specific interni alle città. Dal 1999 al 2001 partecipa al progetto “A regola d’arte”, monumenti futuri a cura di Enzo Biffi Gentili, in mostra a Venezia, prima al Salone dei Beni Culturali e successivamente nel 2000 alla Triennale di Milano, ancora a Venezia alla Biennale di Architettura nel 2000 e infine nel 2001 a Barcellona.
Nel 2004 si tiene alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Torino la sua prima mostra antologica, Le case della Fotografia, 1966-2003 a cura di Piergiovanni Castagnoli. Ha esposto in alcune edizioni della Biennale di Venezia, tra cui, nel 1993, nella mostra Muri di carta, fotografia e paesaggio dopo le avanguardie, a cura di Arturo Carlo Quintavalle.
È docente di Fotografia all’Accademia di Brera di Milano. Nel 2009 ha curato per il Sole 24 Ore Cultura, il volume “Future Images” un’ampia ricerca sui giovani artisti che a livello internazionale operano con la fotografia